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Riforma della Rappresentanza Militare:è necessario evitare che il Senato approvi un -sindacato giallo- PDF Stampa E-mail

Riforma della Rappresentanza Militare:

E’ necessario evitare che il Senato approvi un “sindacato giallo”!

Il testo unificato del D.D.L. per la riforma della Rappresentanza Militare approvato dal comitato ristretto della Commissione Difesa è stato il frutto di un accordo bi-partisan tra alcune forze politiche di maggioranza e opposizione.

Dalla sua valutazione emergeono due considerazioni negative fondamentali.

La prima che la R.M. resta all'interno dell'ordinamento militare, la seconda che non si introduce nessuna concessione del diritto associativo.

In buona sostanza, "cambiando l'ordine dei fattori, il prodotto non cambia", poche le modifiche di sostanza, tante parole che rinviano ad un successivo Regolamento di Attuazione che, presumibilmente, ridurrà ancora di più gli spazi interpretativi.

Più che di una riforma della Rappresentanza Militare si ha l'impressione che si tratti di una riforma per i “Rappresentanti Militari", del Cocer ovviamente.

Il Presidente continua a rimane il più alto in grado cambia mentre la figura del Segretario diventa elettiva anche se non si capisce per fare che/cosa.

La rieleggibilità è riproposta all'infinito, l’incarico a tempo pieno è previsto solo per i delegati del COCER che potranno anche partecipare alle riunioni dei consigli di amministrazione degli enti di assistenza/previdenza del personale militare.

Nel testo non c’è una sola parola sulla "TUTELA INDIVIDUALE", mentre i verbali delle riunioni continuano a rimanere non pubblicabili.

Le norme transitorie prevedono che, all'approvazione del ddl, i delegati in carica non decadono dal mandato ma proseguono nel nuovo.

Le prime sensazioni tra i militari sono, senza alcuna ombra di dubbio, di grande delusione. Come tanti altri settori della società italiana, anche il personale militare si è reso conto che, sul piano delle riforme, questo Parlamento non è in grado di soddisfare le aspettative dei cittadini.

L’attuale classe politica, pur di sopravvivere, è disposta a realizzare mediazioni inadeguate rispetto alle pur legittime richieste dei militari di affermare diritti, tutela e giustizia sociale.

Anche il Governo non è esente da gravi responsabilità politiche per non essere riuscito a rispettare gli impegni elettorali assunti.

Per ritornare alla pessima proposta di riforma della R.M. avviata dalla Commissione Difesa del Senato, invitiamo vivamente i parlamentari a riflettere sull’opportunità di non approvare niente, almeno non si renderanno responsabili della costituzione di un "sindacato giallo" capace solo di peggiorare ulteriormente la condizione sociale e professionale del personale militare.

Chi oggi ha la responsabilità di legiferare farebbe bene a riflettere sull'opportunità di evitare un ulteriore e umiliante peggioramento della condizione militare, se non si vuol rischiare di provocare una esasperante reazione che potrebbe sfociare in clamorose forme di protesta stile anni settanta.

Perché il Parlamento italiano, pur ribadendo la propria convinta fede europeista, continua a negare al personale militare l’esercizio dei diritti fondamentali e delle tutele indispensabili che la gran parte dei loro colleghi europei hanno ormai consolidato da anni?

La riforma dei vertici, la contrazione e riorganizzazione del nuovo modello di difesa, l’ingresso delle donne, il passaggio dall’arruolamento misto con i coscritti alla completa professionalizzazione, la trasformazione dell’Arma dei Carabinieri in quarta Forza Armata, sono tutte riforme che hanno modificato radicalmente la struttura e l’ordinamento del Comparto Difesa italiano.

Riconoscere il diritto di associazione ai militari, oltre che soddisfare le loro legittime esigenze di tutela professionale, deve essere considerato anche un’indispensabile completamento alle riforme istituzionali realizzate, oltremodo necessario, per riequilibrare gli scompensi introdotti alla democraticità delle Forze Armate.

E’ per questo motivo che AMID si adopererà promuovendo e partecipando attivamente al dibattito politico e sociale affinché anche il personale militare possa esercitare il diritto di associazione e di autotutela!

Vincenzo Frallicciardi

Presidente dell’Associazione per i Militari Democratici

www.amid.it

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