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La necessità di realizzare le riforme con il consenso sociale. L'esempio della Spagna. PDF Stampa E-mail

"E' possibile creare benessere, per tutti"

José Luis Rodriguez Zapatero,  31 maggio 2007

  

Pubblichiamo il discorso integrale del premier spagnolo al Congresso della Confederazione Europea dei Sindacati, svoltasi a siviglia lo scorso 22 maggio 2007: "E' possibile crescere ed è possibile essere più giusti; è possibile andare avanti senza che nessuno resti indietro; è possibile innovare con flessibilità e proteggere i diritti dei lavoratori, ed è vantaggioso riformare ed è obbligatorio farlo con l'accordo delle parti sociali e, specialmente, dei lavoratori e dei sindacati".

Signore e signori, amici ed amiche,

desidero iniziate il mio intervento con un sentito ringraziamento alla Confederazione Europea dei Sindacati. Non lo faccio solamente perché mi ha invitato a presenziare alla celebrazione del vostro undicesimo Congresso - cosa che in ogni caso considero un onore
particolare; la ringrazio, sopratutto, come europeo e come europeista, per il suo prolungato apporto alla configurazione di un modello sociale che costituisce il più peculiare segno di identità del nostro progetto politico per il continente europeo.
E' uno sforzo che si è sviluppato durante un lungo percorso, cinquanta anni. Ma io oggi desidero dirvi che non posso immaginare il futuro di questa dimensione sociale e che non posso considerare il suo rafforzamento senza una partecipazione dei sindacati, tanto intensa ed impegnata come quella che si è venuta sviluppando dalle origini ad oggi nell'Unione Europea.

Il nostro modello ha sempre aspirato a garantire i valori della giustizia e della solidarietà, ha promosso la rappresentanza ed ha assicurato la protezione attraverso la modalità del dialogo sociale; ha saputo sempre sviluppare i suoi valori ed adattarli alle esigenze delle nuove realtà produttive; è riuscito a mantenerli compatibili con la crescita e la modernizzazione delle strutture economiche, ed ha dimostrato, alla fine, che questa combinazione di crescita e di diritti sociali risulta essere la più efficace per fornire progresso individuale e benessere collettivo.
Il successo attuale, la promessa di futuro contenuta nel nostro modello sociale ha radici profonde nella storia di ognuna delle organizzazioni che formano la Confederazione Europea dei Sindacati e che voi qui rappresentate. E' questo, in particolare, il caso della
Spagna.

La Spagna neppure assomiglierebbe a quello che è oggi senza la tradizione di riforme sociali, norme di protezione e lotta per i diritti del lavoro sviluppati nella seconda metà del XIX secolo dalle organizzazioni operaie.
La Spagna non vivrebbe nella pienezza delle sue istituzioni democratiche, che si sono definitivamente stabilizzate da oltre trent'anni, senza la lotta per la libertà che hanno sviluppato quei sindacati che oggi svolgono un ruolo importante nella vostra Confederazione europea.
La Spagna non attraverserebbe la prolungata fase di benessere economico, progresso materiale ed equità sociale che oggi gode senza la maturità, la capacità di dialogo e disposizione all'accordo mostrata dalle parti sociali, e in modo particolare, dalla Unión
General de Trabajadores e dalla Confederazione sindacale della Comisiones Obreras.
A partire dagli stessi albori della nostra recuperata democrazia, i successivi governi hanno disegnato, promosso ed applicato con loro, con UGT e Comisiones Obreras, la legislazione spagnola sul contratto di lavoro e sulle condizioni di lavoro, le libertà sindacali e la negoziazione collettiva, la prevenzione dei rischi da lavoro e la protezione della salute dei lavoratori; le politiche di stimolo all'occupazione e la formazione professionale, la protezione della maternità, la sicurezza sociale, il sistema pensionistico, la protezione dei disoccupati, il regime giuridico dei dipendenti pubblici e tante altre cose.
Nelle loro relazioni con le organizzazioni imprenditoriali i sindacati hanno saputo trovare la via della negoziazione e del dialogo, via che ci sta permettendo, al momento, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, ed il contributo di entrambi alla modernizzazione e al progresso stabile del paese.
Questo è stato uno dei fondamenti più stabili e persistenti del modello globale di convivenza che abbiamo messo in opera oramai da oltre trent'anni. E' un modello che ha dato continui frutti, molto più intensi e molto meglio ripartiti quanto più fluido è stato il dialogo sociale. E' un modello che, all'inverso, ha sempre dato segni di
debolezza in quei determinati momenti in cui il dialogo si è rotto ed è stato sostituito dal conflitto. Da questa realtà abbiamo appreso, gli uni e gli altri, i migliori insegnamenti, e a partire da questi abbiamo rafforzato la certezza che dobbiamo avanzare sempre partendo da principi condivisi.

Ed è per questo, a nome di tutti gli spagnoli, che voglio dimostrare la mia riconoscenza per il loro decisivo contributo al nostro successo collettivo a Cándido Méndez (Segretario generale di UGT, ndr) ed a José María Fidalgo (Segretario generale di Comisiones Obreras, ndr). L'uno e l'altro, proseguono nel tempo, in una dimensione crescente, le azioni di nomi mitici, nella storia del nostro sindacalismo. Grazie. Entrambi simboleggiamo tutti coloro, che nelle proprie organizzazioni o assieme ad esse, hanno portato il loro contributo all'avanzamento sociale. Entrambi, Candido e José Marìa, si possono considerare, legittimamente, diretti protagonisti di molte delle trasformazioni
modernizzatici sperimentate dalla società spagnola.

Compagne e compagni,
la Spagna oggi è un paese di successo, la Spagna oggi è un paese con un futuro. La Spagna oggi è all'avanguardia delle conquiste sociali e la Spagna è oggi un esempio di cosa si possa ottenere quando si integrano l'ambizione collettiva, la cooperazione istituzionale e il dialogo sociale.
La Spagna cresce economicamente in una modalità intensa e ogni volta più equilibrata, crea maggiore occupazione e trasforma i lavori precari in stabili, aumenta il salario minimo e incrementa le pensioni più basse, legifera sulla parità tra uomini e donne, approva misure per conciliare la vita familiare e lavorativa, impianta un nuovo pilastro del Welfare State portando nuove prestazioni che garantiscono la autonomia delle persone dipendenti, riduce il debito e libera dai pesi finanziari le future generazioni, integra i migranti e riconosce diritti e protezioni a tutti i lavoratori.

Questo è l'attuale frutto del nostro modello nazionale, un modello in consonanza con il modello sociale europeo, che noi difendiamo e che è difeso dalla Confederazione Europea dei Sindacati. La Spagna ha terminato il 2006 crescendo del 4% del sui PIL ed ha iniziato il 2007 crescendo con forza, con maggiore forza. Si prolunga così un periodo di espansione che dura già da oltre un decennio, e lo stiamo facendo con una intensità crescente e maggiore che la media del periodo. Negli ultimi anni siamo cresciuti più di qualsiasi paese del G-7 ed oggi siamo l'ottavo paese del mondo per la dimensione del nostro PIL. Noi siamo praticamente al livello mediano del reddito pro capite dell'Unione Europea, una conquista storica.
La Spagna ha creato negli ultimi tre anni circa il 40% dei nuovi posti di lavoro della Unione Europea, quasi due milioni e mezzo di nuovi posti di lavoro. Abbiamo superato i venti milioni di occupati, quasi raddoppiando il numero che avevamo venti anni fa.
Questo ci ha permesso di fare in modo che solo in tre anni il tasso di occupazione femminile sia incrementato di oltre sei punti, raggiungendo il 54,8%. E questo è un dato rilevante per il nostro futuro come paese e significativo della evoluzione dei nostri diritti. In tre anni abbiamo portato la disoccupazione praticamente nella media europea, portandola al livello più basso da quasi trent'anni. Anche qui, al momento, stiamo dirigendo il nostro sforzo prioritario verso quei settori con più difficoltà nel mercato del lavoro: disoccupazione di lunga durata, donne e giovani. Se già siamo riusciti in questi
tre anni a ridurre di dieci punti il tasso di disoccupazione dei primi, adesso dobbiamo ridurre nel 2007 del 10% il tasso di disoccupazione femminile e raggiungere, nel tasso di disoccupazione giovanile, cifre inferiori alla media europea. In appena dieci mesi, dal momento in cui abbiamo firmato con le parti sociali l'Accordo di riforma del mercato del lavoro, si sono concretizzati due milioni di contratti a tempo indeterminato e si sono trasformati in stabili un milioni di contratti, fino ad allora, a termine.

Abbiamo aumentato il salario minimo dei lavoratori e le pensioni minime di circa il 25%, attraverso un accordo sociale. Abbiamo realizzato apporti crescenti al Fondo di riserva per la sicurezza sociale previsto per garantire il nostro sistema di pensioni, in modo che oggi può contare su 40mila milioni di euro, il 4,1% del PIL, che arriverà al 5% alla fine della legislatura, nel 2008. Con l'approvazione della nostra Legge di parità tra uomini e donne, che garantisce parità nel lavoro, parità nel salario, parità nella direzione delle imprese e parità nella conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, abbiamo aperto
una via per la quale, lo dico con orgoglio, potranno transitare anche paesi a noi vicini.
Con la approvazione della "Legge della promozione della autonomia personale e della attenzione alle persone in situazione di dipendenza" abbiamo aperto una nuova pagina del Welfare State diretta, fondamentalmente, agli anziani e alle persone diversamente
abili e a chi si occupa di loro, le loro famiglie e abbiamo stabilito una priorità che sarà sempre più rilevante nel futuro data l'evoluzione delle nostre società.

Compagne e compagni,
l'orizzonte spagnolo è oggi sereno. La Commissione europea ha salutato il Programma nazionale di riforme per la applicazione della Agenda di Lisbona in Spagna. Le previsioni sulla nostra economia si
stanno modificando continuamente verso l'alto, sia che vengano dalla Commissione europea, dal Fondo Monetario Internazionale o dagli analisti nazionali. Avremo, nel 2007, una crescita chiaramente superiore al 3,5% del PIL e questa crescita, inoltre, mostrerà un maggiore equilibrio tra le sue componenti.
Continueremo a creare molti posti di lavoro, la legislatura terminerà con tre milioni di nuovi posti di lavoro, continueremo a ridurre il tasso di disoccupazione, incrementeremo ancor più la dotazione prevista per le politiche di spesa sociale: nella educazione, dove spenderemo il 20% ogni anni, negli alloggi, con il 17% e nelle pensioni, in particolare in quelle più basse.

Questa storia di successo ha un soggetto forte: il dialogo sociale. Ha molti protagonisti, però ora è il momento di riconoscere il ruolo importante delle parti sociali e, nel concreto, dei sindacati. Ci sono varie scene chiave: quelle in cui abbiamo raggiunto degli
accordi e firmate riforme che garantiscono la flessibilità con la icurezza. Governo e parti sociali hanno raggiunto negli ultimi tre anni più di venti accordi. Con essi abbiamo aiutato la stabilità dell'impiego e ridotto la precarietà; abbiamo rafforzato la sicurezza sociale, abbiamo riconosciuto nuovi diritti ai lavoratori autonomi, abbiamo rafforzato la sicurezza sul luogo di lavoro e protetto maglio la salute dei lavoratori, abbiamo promosso la formazione continua dei lavoratori durante la sua vita lavorativa, abbiamo dotato di diritti e protezione i lavoratori migranti, perché in questo paese dire lavoro è
dire diritti e in questo paese non può darsi che essi siano sottoposti alla frode e alla clandestinità; abbiamo promosso la soluzione extragiudiziaria dei conflitti; abbiamo dato impulso al sistema di attenzione alla dipendenza; abbiamo trovato l'accordo sulla riforma del lavoro e della sicurezza sociale, il principio di parità tra uomini e donne, il principio più in grado di trasformare. Il principio più avanzato ed il principio che genera più ricchezza e consegue più benessere nelle società avanzate; abbiamo stabilito la base del regime giuridico dei dipendenti pubblici; abbiamo ridotto la precarietà e la temporalità nell'Amministrazione pubblica ed abbiamo raggiunto l'accordo su un piano pioniere per la riconciliazione della vita personale e professionale.

Con le parti sociali affronteremo, ora, nuove iniziative. Nel caso della imminente Legge per la regolazione del regime delle imprese sociali, con la quale vogliamo favorire il processo di inclusione delle persone in situazione di esclusione sociale, facilitando il loro accesso progressivo all'impiego ordinario. Ed è questo ugualmente il caso della Strategia spagnola per la sicurezza e la salute sul lavoro che, impostata con un carattere trasversale, coinvolgerà tutti e cercherà di ridurre in tre anni, almeno di un 25%, l'alto tasso di incidenti sul lavoro che soffriamo ora.

Questa storia di successo si conclude con una chiara certezza, una certezza che smentisce molti dei pregiudizi ideologici conservatori: è possibile crescere ed è possibile essere più giusti, è possibile creare benessere e che il benessere arrivi a tutti, anche ai più deboli; è possibile andare avanti senza che nessuno resti indietro; è possibile
innovare con flessibilità e proteggere i diritti dei lavoratori, ed è possibile riformare e farlo con l'accordo delle parti. Piuttosto, è vantaggioso riformare ed è obbligatorio farlo con l'accordo delle parti sociali e, specialmente, dei lavoratori e dei sindacati.

Abbiamo un modello che funziona (crescita, riforme, allargamento dei diritti dei lavoratori, legge per la parità ed il benessere sociale) ed esso ha un comune denominatore; accordo, dialogo e impegno di tutte le parti sociali.
Desidero sottolineare che questo modello spagnolo si inserisce, pienamente, e anzi per essere più precisi, io considero che sia la migliore espressione del modello sociale che noi desideriamo in Europa, un modello che i sindacati europei identificano con la piena
occupazione, con la crescita, con lo sviluppo sostenibile, con i diritti transnazionali per i lavoratori e con una interlocuzione transnazionale per le organizzazioni sindacali, dialogo sociale in tutti i paesi degli stati membri dell'Unione, servizi pubblici dignitosi e Welfare State di qualità; e finalmente modalità costituzionali relative all'Europa Sociale.
Si tratta di mezzi che furono espressamente adottati dalla Commissione europea nell'Atto Unico Europeo, che si rafforzarono nel protocollo di Maastricht sulla politica sociale e che furono incorporati inoltre nel Trattato di Amsterdam; si tratta di mezzi che
hanno avuto un ampio riconoscimento nel Trattato Costituzionale, alla cui preparazione ha contribuito attivamente la Confederazione europea dei sindacati nei lavori preparatori di consultazione.
Il governo spagnolo, come la CES, considera che con il Trattato costituzionale, l'Europa ha fatto un passo importante, tanto nella identificazione e difesa dei suoi valori sociali fondamentali, come nella protezione di questi valori per il futuro. Nel Trattato si
rafforzano i principi della solidarietà, della uguaglianza, della non discriminazione e parità tra uomini e donne, che hanno un particolare rilievo per le relazioni di lavoro.
E nel Trattato Costituzionale si riconosce inoltre il ruolo delle parti sociali e si istituzionalizza il Vertice sociale tripartito. Così pure, l'economia sociale di mercato e la piena occupazione si presentano come obiettivi dell'Unione.

Siamo ora in un momento decisivo per superare il blocco che incontriamo in Europa. Nel dibattito sul suo futuro, si è arrivati a discutere sulla validità del modello sociale europeo e, in questo contesto, non sono mancate proposte per una migliore integrazione dell'Europa nella nuova struttura globalizzata. Il Governo spagnolo ripete la sua chiara scommessa per la validità dei valori del modello sociale europeo, che costituisce un segno di identità della nostra politica comune; ma non si tratta solamente di preservare una identità con la quale noi ci identifichiamo con orgoglio. Si tratta, prima di tutto, di rivendicare l'efficacia di un modello che, al di là dei suoi risultati economici, prefigura una concezione progressista della società, una concezione che si sta rivelando come la migliore per governare democraticamente la globalizzazione e per consolidare la
modernità con giustizia ed equilibrio; la concezione più inclusiva, quella che integra meglio le aspirazioni collettive con il mondo che cambia nel ventunesimo secolo.

Signore e signori, amiche ed amici, compagne e compagni,
durante gli ultimi anni questa concezione è stata difesa da tutti voi e dalle organizzazioni che rappresentate e che si integrano in questa Confederazione Europea dei Sindacati, attraverso un portavoce eccezionale, Cándido Méndez. Un lottatore instancabile, che mette tanta tenacia e tanta passione al servizio delle idee nelle quali
crede e al servizio della difesa dei lavoratori, come nell'esercizio dello strumento nel quale più confida, la parola, il dialogo, l'accordo. La fa, inoltre, con la semplicità che gli arriva dalla sua migliore caratteristica, di essere una persona sincera. Lo sappiamo
bene qui, specialmente chi all'interno del Partido Socialista Obrero Español, ha diviso una storia più che centenaria con la sua organizzazione sorella, la UGT. Sono sicuro che in questi anni i lavoratori europei e le organizzazioni che qui li rappresentano hanno beneficiato del suo lavoro, della sua presenza e della abnegazione. Noi spagnoli così abbiamo già fatto!

Ma non posso terminare senza dare il benvenuto ed augurare buon lavoro a colei che, a partire da ora, lo sostituirà alla guida della Confederazione Europea dei Sindacati.
Sappia che è un impegno fermo del governo che presiedo quello di collaborare e di sostenere la Confederazione Europea dei Sindacati, la sua rappresentatività, il valore sociale dei lavoratori affiliati, dei lavoratori che esercitano i loro diritti attraverso la loro rappresentazione organizzata.
Una società democratica, avanzata e moderna deve essere una società che da voce, che da spazio e che da possibilità di impegno a coloro che rappresentano i lavoratori per ampliare i loro diritti e per contribuire al progresso generale di un paese, come fanno i sindacati spagnoli.

Vi ringrazio di cuore per il vostro contributo attivo, impegnato, per il vostro contributo passionale per arrivare ad un mondo più giusto e solidale, per lottare contro tutte le ingiustizie e le discriminazioni, laddove si producano, nel nostro paese, nella nostra Europa e in qualunque luogo del mondo. Questa è la autentica vocazione di un buon sindacalista, come sono coloro che sono qui rappresentati.
Il futuro deve essere il futuro dei lavoratori, il futuro deve essere il futuro delle donne e degli uomini liberi, padroni della loro vita, con ampi diritti, che vivono la loro condizione di cittadino ogni volta con maggiore intensità. A questo futuro devono
contribuire decisamente tutti i sindacati e la Confederazione europea dei sindacati, e in questo futuro incontrerete, certamente, il Governo di Spagna!

Traduzione a cura dell'Ufficio internazionale della FP CGIL nazionale

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