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Un frammento di storia delle missione di un sommergibile della Marina Italiana nel Golfo Persico PDF Stampa E-mail

International Defence EXhibition 2007

Un frammento di storia di una missione della Marina Italiana

I giorni che precedevano la partenza sembravano non passare mai, da un lato speravo che arrivasse presto il giorno del distacco dall'altro volevo che ci fosse più tempo, da poter dedicare a me a mia moglie Simona alla mia famiglia.

Infine giunse, tra una moltitudine di pensieri, il giorno 22 Gennaio. L'equipaggio tutto era pronto ad affrontare quella che sarebbe stata un indimenticabile avventura. Non senza timori ci imbarcammo nel Sommergibile che sarebbe stata la nostra casa per i successivi settantaquattro giorni. I primi passarono cercando di ritrovare i propri spazi, le abitudini ormai perse, chiusi così com'eravamo nella pancia d'acciaio di Salvatore Pelosi. Le prime avvisaglie che ci allontanavamo dall'Italia venivano da quegli orizzonti così diversi, un sole che sorgeva sempre prima e moriva al di là dell'orizzonte marino come a spegnersi nell'acqua ormai non più di casa nostra. La vita a bordo aveva preso il suo ritmo, pranzo, cena, pizza a mezzanotte, tutto scorreva tranquillo, di tanto in tanto vi erano gli appuntamenti extra quali le conferenze organizzate dal Direttore di Macchine, le riunioni Ufficiali indette dal Comandante le esercitazioni di sicurezza.

Ognuno di noi, perfino i più scettici, in cuor suo sapeva che questa attività in un modo o nell'altro sarebbe rimasta nella storia, magari non quella scritta ma di sicuro quella raccontata e tramandata da persona in persona. L'ultimo Sommergibile ad attraversare il canale di Suez è stato durante la seconda guerra mondiale, questo di fatto non tornò più perché catturato dai nemici.

Il giorno così atteso arrivò, non senza problematiche, ci accingemmo ad attraversare il canale di Suez che si fece attendere per ben 12 ore, così come si aspetta con ansia l'arrivo di una nuova vita. Parafrasando le parole di un uomo dell'equipaggio "è dura entrare nella storia", è così fu!

Il passaggio fu tranquillo, non senza l'ansia della prima volta, ma fu surreale; la scorta militare era presente a terra ed in aria a riprova che eravamo in acque pericolose e che il Sommergibile con il suo equipaggio era "merce pregiata". Ci fu l'occasione per telefonare ed esternare ai nostri cari l'eccitazione di quanto stava accadendo, dall'altra parte del Mondo sentivamo la presenza costante della famiglia che ci incoraggiava a perseguire questo nobile gesto.

Il canale di Suez fu espugnato, le prime righe delle riviste di Storia si stavano scrivendo e le successive dipendevano da quanto onore ci saremmo fatti nei giorni di mare che si presentavano davanti a noi. Orgogliosi di quanto appena accaduto eravamo già pronti ad una nuova sfida, quella dell'arrivo a Djibouti.

L'atterraggio nello stato di Djibouti sapeva di vittoria, erano passati "solo"quindici giorni di mare ma a bordo si respirava aria nuova. Scendemmo fieri di portare un vessillo dell'Italia, incominciammo le operazioni logistiche interfacciandoci con gli autoctoni del luogo. Dopo i primi sguardi indagatori abbiamo cessato le ostilità ed abbiamo compiuto il primo passo verso il dialogo.

La sosta seppur breve ci lasciò un segno ben visibile, quello della scottatura!

Lasciammo frettolosamente quel posto dimenticato da Dio e volgemmo lo sguardo verso la nostra meta primaria gli Emirati Arabi Uniti. I giorni seguenti passarono con innumerevoli disquisizioni sul porto appena toccato, sui disagi, sul perché andare lì ecc. ma ben presto, come accade quando si manda giù un boccone amaro, cambiammo registro e la nostra mente fu subito impegnata nel fantasticare fra i palazzi plurilluminati di Abu Dhabi.

Le aspettative erano alte, per lo più tutti conoscevano la maestosità di quella Nazione seppur nel cuore del Medio Oriente essa presentava due realtà coesistenti infatti quasi tutto ciò che riguardava il vestire, il mangiare, i divertimenti, l'elettronica ecc. erano di stampo Occidentale. Il giorno dell'atterraggio non tardò ad arrivare, chiamato il posto di manovra generale tutti incominciarono a manifestare curiosità per quel profilo di orizzonte che si svelava ad occhi increduli.

Palazzi maestosi che si estendevano a perdita d'occhio, un formicolio di macchine e persone già delle prime luci dell'alba che facevano ben pensare che quella Nazione incominciava a vivere presto. Al cessato posto di manovra mettemmo piede a terra!

Il clima, le persone, era tutto uguale a come si vedeva in televisione un mix di sensazioni passò nelle nostre menti, così lontani eppure così simili a noi. La manifestazione per la quale eravamo stati comandati era al via, il Presidente His Highness Sheikh Khalifa bin Zayed Al Nahyan il giorno 18 Febbraio ha dichiarato aperta l'ottava International Defence Exhibition & Conference svolta nella città di Abu Dhabi, la prima si tenne nel 1993. Vi era molta attesa per l'apertura della IDEX 2007, infatti alla cerimonia d'apertura erano presenti le maggiori cariche politiche e militari della nazione dal Presidente ed il suo Vice (nonché primo Ministro) Sheikh Mohammed bin Rashid Al Maktoum ed il Deputato Comandante Supremo della UAE Armed Forces con alcuni suoi alti Ufficiali.

Sheikh Khalifa, nel suo discorso iniziale, riafferma il desiderio degli UAE di forgiare una partnerships con l'industria internazionale, continua il suo discorso sottolineando come in queste ultime tre decadi gli UAE abbiamo acquisito un vasta esperienza nell'organizzazione della Difesa, nella gestione delle risorse umane e sull'ottenimento del Know How necessario per le nuove tecnologie e materiali per l'industria della Difesa. Ha anche enfatizzato che gli UAE è uno Stato di pace, conoscenza ed armonia e che per questo motivo va protetto. Sheikh Khalifa che è anche Supremo Comandante della Forza Armata degli UAE ritiene essenziale questa ottimizzazione della strategia militare con l'integrazione del sistema Difesa al solo fine di arricchire il fattore deterrenza. Anche la stampa nazionale, attraverso il "Khaleej Times", ritiene che il rinforzare le capacità difensive attraverso l'acquisizione delle più sofisticate tecnologie che l'industria militare possa offrire è l'unico modo per proteggere e preservare la pace e la tranquillità della Nazione.

La manifestazione, seppur non completamente compresa da tutti, ha destato interesse per i numeri che vi giravano intorno, 48000 visitatori, 100 Industrie private che vi partecipavano, 862 espositori di 50 differenti nazioni, un numero imprecisato di alti Ufficiali appartenenti a Marine del Medio-Oriente del bacino del Mediterraneo e d'Europa, 54 Delegazioni con altrettante cariche politiche, 12 Navi ormeggiate in banchina fra Fregate, Corvette e Pattugliatori, appartenenti a 10 differenti nazioni, 2 Sottomarini uno classe Sauro ed uno classe Romeo, molteplici carri armati, svariati velivoli ed un numero incommensurabile di armi leggere.

Il compito della nostra Unità assieme al suo equipaggio era quello di rappresentare l'Italia in una manifestazione dove le qualità richieste erano l'efficienza e l' efficacia di "macchine da guerra" utilizzate per il mantenimento della pace. I nostri interlocutori erano di ogni estrazione e razza l'unica cosa che ci poneva sullo stesso piano era il comune interesse per la difesa del proprio territorio. Non interessava la religione di appartenenza, l'uniforme o il turbante ma solo e semplicemente quello che si possedeva e come funzionava. Dediti a raccogliere informazioni utili per i nostri Alti Comandi ci buttammo alla ricerca di quello che poteva sorprenderci. Raccogliemmo numeri, date, pesi, stivaggio massimo, classi d'appartenenza, dislocamento a pieno carico, capacità di fuoco, gittata, autonomia, ripetizioni, manutenzioni, varo, prospettive per il futuro, nuovi costruzioni, materiali innovativi, sperimentazioni, il tutto col sorriso sulle labbra e barattando qualche informazione sulla nostro Battello, venduta a peso d'oro, che altro non erano che quelle scritte sul sito Ufficiale della Marina o su riviste specialistiche.

Partimmo certi di aver ben rappresentato Il Sommergibile e la Nazione, prova ne furono le innumerevoli visite a bordo da parte di Delegazioni civili e Militari e del Capo di Stato Maggiore della Marina Italiana.

Volgemmo lo sguardo verso il Qatar, nella città di Doha, dopo un breve periodo di navigazione arrivammo. Mai nessun Sommergibile aveva toccato quello Stato, la conferma ci venne dalla presenza di visite a bordo da parte della comunità Italiana del posto e delle principali cariche Militari. La sosta fu breve ma riuscì comunque a regalarci un'immagine intensa come ricordo, quel posto sentito solo alla radio o alla televisione per via delle grandi sfide sulle due ruote ci ospitò per pochi giorni e ci sembrò non molto diverso da casa nostra, complice il fatto che il benessere ed i divertimenti erano tutti tipicamente Occidentali.

Ripartimmo alla volta del Barhein, Nazione che seppur dalle piccole dimensioni, aveva una città che sembrava volesse comunicare indipendenza e forza di carattere Al Manamah. La presenza massiccia di cittadini Americani, Inglesi e di altre nazionalità la rendeva cosmopolita e le donava un aria Occidentale. Sbalorditivo fu la "città nella città", infatti la base Americana all'interno della città creava una sorta di scatola cinese, al suo interno vi era tutto il necessario per vivere dal supermercato al negozio d'abbigliamento passando per il fast food; il pensiero volò a quanto sarebbe magnifico avere le stesse cose nelle nostre basi in Italia.

Un'inaspettata tempesta di sabbia fece durare la sosta un giorno di più del previsto, il panorama quasi oscurato completamente dalla sabbia sembrava onirico, lo stupore era la sensazione che più echeggiava in noi.

Lasciammo alle nostre spalle anche questa città, diretti ormai sempre più decisi, verso casa. A qualche giorno di mare ci fermammo in Oman, nessuno prima di allora sapeva dove si trovasse un siffatto Stato ma devo riconoscere che aveva dell'incantato; montagne che si aprivano all'orizzonte ed un mare che ne risaltava la maestosità. Il suo Sultano aveva di sicuro compreso l'importanza del turismo, infatti negli alberghi e nelle zone commerciali si poteva trovare tutto quello che c'è da noi in Italia.

Come dei turisti un po' distratti ci facemmo scorrere anche questa sosta e ricaricate le batterie l'equipaggio incominciava a vedere la strada del ritorno, malgrado ci separassero ancora diversi giorni di mare ed una sosta nelle terre Egizie. I giorni si susseguivano scanditi dai racconti, dall'esperienze comuni e non, dalle avventure accadute e dalle diversità viste. Consapevoli che malgrado la lontananza, il clima diverso, la religione differente, queste popolazioni hanno voglia di vivere e di farsi conoscere per poter essere meglio comprese.

Ripartimmo, la sosta che ci aspettava era tutt'altro che attesa, infatti ancora una volta ci fermammo a Djibouti per rifornirci di carburante, l'ingente quantitativo era il preludio del viaggio verso casa. Dopo una giornata di fatica riprendemmo il mare ma ad attenderci c'era la cerimonia di Commemorazione dei Sommergibilisti Caduti per la Patria.

Con estremo orgoglio celebrammo la ricorrenza il giorno 18 Marzo, a distanza di ben 66 anni, il Sommergibile Salvatore Pelosi ha fatto la sua apparizione nel Mar Rosso dopo che il Sommergibile Torricelli, comandato dall'allora Capitano di Corvetta Salvatore Pelosi, oppose una strenua resistenza di fronte a predominanti forze nemiche. Era il Giugno dell'40 e l'Italia malgrado le ristrettezze di materie prime e munizioni decise che come prima offensiva servivano proprio i Sommergibili, allora dislocati nella lontana base di Massaua.

In condizioni sfavorevoli e con il Canale di Suez impraticabile fu presto catturato il Sommergibile Galilei che il nemico utilizzo per rintracciare la posizione del Sommergibile Galvani e del Sommergibile Torricelli. Quest'ultimo ingaggiato in combattimento da Unità Inglesi superiori in numero quanto in potenza di fuoco, dopo essere stato costretto ad emergere, continuò il combattimento in superficie recando gravi danni alla Cannoniera Shoreham ed affondando il Caccia Kartoum. Con il battello danneggiato il Comandante Pelosi riuscì a mettere in salvo il suo equipaggio e se stesso dando prova di eccezionale coraggio e sprezzo del pericolo conquistandosi la Medaglia d'oro al Valor Militare.

Fu finalmente la volta dell'ultima sosta prima del ricongiungimento con la nostra Patria. La comunità italiana presente in Egitto fu orgogliosa di accoglierci e ospitarci al Consolato Italiano offrendoci un momento di svago con concittadini d'oltre mare. Riuscimmo anche a vedere i tesori di questa civiltà che prima fra tutte studiò l'astronomia e getto le basi, seppur rudimentali, per la navigazione fluviale e costiera con l'ausilio della cartografia. Le piramidi disegnavano un paesaggio che ci si aprì d'innanzi agli occhi generando meraviglia, curiosità, mistero per una siffatta costruzione così imponente anche per i giorni nostri. La stanchezza lasciò spazio allo stupore, i riti religiosi in onore dei defunti ci fecero riflettere, pensare che più di 3000 anni fa in quei posti, così lontani, la morte era ritenuta solo una tappa della vita, un passaggio ad un condizione privilegiata.

Carichi come non mai di aneddoti da raccontare dirigemmo con la prora per 300 con la speranza che i restanti cinque giorni di mare passassero velocemente.

Il morale era differente dall'andata, come un guerriero snervato dalla battaglia appena conclusa e consapevole per aver scritto un pezzo di storia ci incamminavamo carichi di storie leggendarie da raccontare ma con tanta fatica accumulata. Ed infine giunse il fatidico 5 Aprile, una data così lontana ma tanto attesa, la notte prima come consuetudine festeggiammo rivangando a quei luoghi ed a quelle persone tanto lontane come usi, costumi, religione, ma poi tutto sommato non molto dissimili da noi per volontà, desideri ed ambizioni.

Compito nostro sarà quello di messaggeri di popoli lontani che più che dimenticati non sono mai stati scoperti ed apprezzati nel loro modo di esprimersi.

Il Direttore di Macchine

T.V.(GN) Stefano MARCHIONE

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