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Presidenza della Commissione Difesa del Senato: la Cdl vota per De Gregorio PDF Stampa E-mail

ROMA - Blitz della Cdl in Commissione Difesa del Senato. Ieri sembrava scontata la vittoria di Lidia Menapace, ottantaduenne candidata del Prc alla presidenza. Invece oggi è stato eletto il senatore dell'Italia dei Valori Sergio De Gregorio, con 13 voti, contro gli 11 ottenuti senatrice di Rifondazione. La votazione si è conclusa al terzo giro, preceduta dalle due "fumate nere" di ieri. Ed è subito esplosa la polemica: i senatori del centrodestra esultano e assicurano che De Gregorio "è ormai uno dei nostri". Dall'altra parte arrivano pesanti accuse di "mercimonio" e richieste di dimissioni immediate. De Gregorio chiama in causa il suo leader Di Pietro: "Sapeva tutto". Il ministro delle infrastrutture smentisce: "Non è vero. Deve dimettersi subito". Ma riguardo all'ipotesi di rinunciare all'incarico, dal neoeletto presidente De Gregorio arriva un secco "non se ne parla proprio".

La vicenda. La Menapace, ex-partigiana e da sempre pacifista convinta, era sotto accusa per le dichiarazioni sulle Frecce Tricolori, definite da lei "inutili, uno spreco". Il portavoce nazionale dell'Udc, Michele Vietti, le aveva risposto prima della votazione: "L'Udc condanna le dichiarazioni fortemente lesive della dignità e del prestigio delle nostre forze armate e della loro insostituibile funzione di pace". Un appello chiaro affinché "la presidenza della commissione Difesa di Palazzo Madama venisse affidata a una figura diversa dalla senatrice Menapace, capace di interpretare il suo ruolo in maniera istituzionale e non faziosa".

Poi, questa mattina, il voto. Non c'erano state avvisaglie e gli undici senatori del centrosinistra (De Gregorio escluso) hanno votato Menapace che, data l'età (82 anni) era data per sicura nel caso prevedibile di pareggio (12 a 12). Ma i dodici senatori della Cdl, ai quali si è aggiunto De Gregorio, hanno riversato i loro voti sull'uomo dell'Idv e l'hanno eletto alla presidenza. Subito è esplosa la polemica con scambi di accuse pesantissimi.

Parla la Menapace. La senatrice di Rifondazione è apparsa serena subito dopo il voto (era stata eletta segretario della stessa commissione), ma non per questo meno battagliera: "Continuo a fare parte delle commissione Difesa, da qui non mi toglie nessuno, proseguirò comunque le mie lotte in questa commissione". E ha aggiunto: "Mi aspettavo l'inghippo".

La telefonata nella notte. Esultanza, si diceva nella Cdl e, insieme, l'affermazione di un ruolo decisivo nell'esito del voto accompagnato da alcune rivelazioni. Ecco il capogruppo di Forza Italia Renato Schifani: "FI e la Cdl sono state più che mai compatte nell'impedire l'elezione della Menapace, che sarebbe stato un vero e proprio affronto alle Forze Armate". E stanotte sarebbe stato proprio Schifani a telefonare a De Gregorio per chiedergli se fosse disponibile a diventare il "loro" candidato in commissione Difesa. Lo racconta il senatore forzista Paolo Guzzanti, vecchio amico di De Gregorio che descrive come "un eccellente cronista napoletano che ha fatto un percorso politico prima in Forza Italia, dalla quale è uscito per dissapori personali, e successivamente nella Dc. Per approdare, infine, all' Italia dei Valori, ma senza crederci troppo...".

Lo scontro nel centrosinistra. E nel centrosinistra partono le inevitabili quanto dure polemiche contro De Gregorio e l'Idv. Il quale, a sorpresa, coinvolge il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro: "Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro era stato informato di questa operazione che ha portato me alla presidenza della Commissione Difesa, per non lasciarla a una persona come Lidia Menapace, che non ha i nostri stessi valori".

A stretto giro la smentita, durissima, di Di Pietro. Il ministro definisce "stupefacenti" le parole di De Gregorio e lo invita a dimettersi immediatamente, visto che altrimenti risulterebbe come presidente eletto dal centrodestra. Per il leader dell'Idv "la decisione di De Gregorio di farsi votare dal centrodestra appartiene unicamente alla sua personale responsabilità politica, non essendo stato concordato alcun passaggio". "Anzi, per lui l'Idv aveva previsto la presidenza di un'altra commissione" - precisano Di Pietro e Nello Formisano (capogruppo dell'Idv al Senato), che poi prendono ancora di più le distanze da De Gregorio affermando: "Così facendo il candidato si colloca fuori dalla linea politica del nostro partito e dell'Unione".

In dubbio la lealtà di De Gregorio. Ad insinuarlo è Anna Finocchiaro, capogruppo dell'Unione al Senato, per la quale si tratterebbe di "una questione politica, dato che la Menapace, nelle sue dichiarazioni sulle Forze Armate, non ha detto niente di nuovo rispetto alla sua storia politica e personale". La Finocchiaro si scaglia contro De Gregorio accusandolo di scarsa fedeltà e riportando alla luce vecchi dissapori: "Il suo atteggiamento non solo viene meno ai patti, ma anche al dovere di lealtà nei confronti dell'Idv". Mentre, riguardo all'ipotesi prospettata da De Gregorio agli esordi del governo Prodi, di non concedergli la fiducia, la Finocchiaro è lapidaria: "Questa non è altro che la controprova del suo livello di affidabilità nei confronti del suo gruppo politico e dell'Unione intera".

La protesta del Prc. "Che cosa è successo? Che le destre hanno votato un senatore del centrosinistra che si è prestato a questa operazione messa in piedi per tempo...". Il capogruppo del Prc al Senato Giovanni Russo Spena commenta così con durezza la vicenda. Per Spena si è trattato di "un volgare mercimonio, un vero colpo di mano. Una candidata come Lidia Menapace, con la sua storia e le sue convinzioni, non ha avuto il gradimento di questo componente del centrosinistra". Non si sbilancia ed evita di prendere parte alle polemiche il presidente della Camera Fausto Bertinotti: "Ho tanto da fare a pensare al mio ruolo e a come esercitarlo in questo equilibrio - tra uomo di parte e rappresentante delle istituzioni - che è bene che mi concentri solo su questo".

Dall'altra parte Gianfranco Fini che si dichiara "compiaciuto perchè il Senato ha reso impossibile l'elezione di una esponente della sinistra più radicale ed estremista. Evidentemente - ha proseguito - anche una parte del centrosinistra si è accorto che le posizioni radicali e la logica antimilitaristica, espresse dalla Menapace, confliggono con il sentimento della maggioranza del Paese e di Palazzo Madama". E riguardo al comportamento di De Gregorio il presidente di An dimostra indulgenza:"Non lo conosco, ma posso dire che mentre un franco tiratore è sempre un vile, chi invece ha il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, merita sempre rispetto". Di posizione opposta Manuela Palermi, presidente del gruppo "insieme con l'Unione, Verdi-Pdci" e capogruppo nella Commissione Difesa, si schiera al fianco della candidata di Rifondazione chiedendo ad alta voce le dimissioni di De Gregorio:"Quello che è accaduto oggi è un atto di gravità inaudita. Chiederò nelle sedi opportune, che il senatore De Gregorio sia invitato a dimettersi da presidente della Commissione Difesa - e conclude - E' necessario ed urgente un chiarimento all'interno del centrosinistra, e soprattutto con l'Italia dei Valori". Chiarimento che, subito dopo, è arrivato per bocca di Di Pietro.

La risposta di De Gregorio. "Dimissioni? Non se ne parla nemmeno". Questa la risposta del senatore dell'Idv a chi gli chiede di rinunciare alla carica ottenuta con i voti della Cdl. Ma poi aggiunge:"Aspetto di incontrarmi con Di Pietro". A questo punto in molti hanno dato per probabile il suo passaggio allo schieramento del centrodestra, ipotesi subito smentite dallo stesso De Gregorio.

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Difesa al Senato, De Gregorio eletto con i voti della Cdl

Con un colpo di mano e con i voti del centrodestra, Sergio De Gregorio dell'Italia dei Valori è stato eletto presidente della commissione Difesa del Senato. Dopo le due fumate nere di martedì, al terzo tentativo il senatore ha ottenuto 13 voti contro gli 11 raccolti da di Lidia Menapace, candidata di Rifondazione. «Io continuo a fare parte della commissione Difesa, da lì non mi cava nessuno, farò le mie lotte in commissione Difesa», ha commentato la Menapace, ex-partigiana e da sempre pacifista convinta, considerata da tutti la presidente in pectore della Commissione. Cosa è successo in commissione Difesa? «Mi pare che un problema politico sia di qualche evidenza - ha aggiunto Menapace -. Forse a qualcuno sto antipatica, ma io non sono una persona che se la prende: questa situazione non colpisce né la mia fama né la mia onorabilità né la mia salute, né la mia presenza in commissione Difesa». «Quanto è successo è di una gravità inaudita», dice il senatore del Prc Claudio Grassi.

Qualcosa di politico è successo davvero, perché contro la Menapace già da martedì si erano scatenate le critiche da parte di molti esponenti della Cdl. La candidata di Rifondazione comunista sarebbe stata eletta se le cose fossero andate come da copione grazie alla sua anagrafe, 82 anni. Infatti il pareggio di 12 a 12 con il candidato del Polo, il senatore di An Luigi Ramponi, nelle prime due votazioni, l'avrebbe fatta sedere sulla poltrona più alta della commissione.

A spiegare cosa è successo giunge il presidente dei senatori di Rifondazione comunista, Giovanni Russo Spena, che dice: «È stato un colpo di mano, un mercimonio». «Le destre non hanno votato il loro candidato e un membro dell'Unione - ha spiegato Spena - si è prestato al gioco di farsi votare presidente dalla destre anche grazie al proprio voto». Quindi, Sergio De Gregorio, napoletano, 46 anni, già ex di Forza Italia, si è messo d´accordo con la Casa delle Libertà, che non ha votato più Ramponi. Il senatore dell’Italia dei Valori, per superare la Menapace ha dovuto votarsi anche da solo, ottenendo i 13 voti necessari. Un inciucio, insomma.

«Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, era stato informato di questa operazione – cerca di giustificarsi De Gregorio - che ha portato alla mia presidenza della Commissione Difesa per non lasciarla ad una persona, come Lidia Menapace, che non ha i nostri stessi valori». «Ieri con il capogruppo al Senato, Nello Formisano, avevamo tentato - prosegue il senatore - una mediazione per convincere la maggioranza a non lasciare la presidenza a Lidia Menapace ma non ci hanno voluto ascoltare». Ma tutti gli esponenti dell’Italia dei Valori smentiscono questa versione, a partire da Antonio Di Pietro che intima: «De Gregorio si dimetta dalla presidenza». Se non lo fa, «De Gregorio fuori dal gruppo dell’Italia dei Valori», gli risponde Formisano.

Gli stessi membri della Cdl confermano l´inciucio, ammettendo di aver preferito votare De Gregorio, invece del loro candidato iniziale, Ramponi, per non rischiare che la partita fosse vinta dal candidato della sinistra radicale. «Abbiamo scongiurato un vero e proprio affronto alle Forze Armate», dice il capogruppo di Fi Renato Schifani. E c´è anche chi reclama i trenta denari. «Ora De Gregorio è dalla nostra parte. Lo abbiamo votato e ora è con noi», dice lo stesso ex candidato Ramponi. «È ipotizzabile un cambiamento, cioè che Sergio De Gregorio lasci il suo gruppo», ha detto orgogliosamente il senatore di An Gustavo Selva. «Di certo avrà più contrasti con il centrosinistra che con altri...», conclude. De Gregorio derubrica il suo passaggio alla CdL come un «problema non di oggi».

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Senato:De Gregorio, ne discuteremo

Non credo che Di Pietro si adirerà per quanto accaduto (ANSA)-ROMA, 7 GIU-

"Non credo che Antonio Di Pietro si adirerà per quanto accaduto", dice il neopresidente della commissione Difesa del Senato Sergio De Gregorio. "C'e' un atto di responsabilità di un suo senatore -aggiunge-. Prenderemo in considerazione gli effetti politici della vicenda, discuteremo com'è giusto che sia. Ne discuteremo come è giusto che si faccia in democrazia... C'e' un problema politico ammette De Gregorio-, adesso lo valuteremo".

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COMUNICATO STAMPA

 

Le associazioni AMID, ASSODIPRO, FICIESSE ed il Nuovo Giornale dei Militari, che annoverano iscritti e lettori operanti nel comparto Difesa e Sicurezza, con il presente comunicato intendono stigmatizzare quanto avvenuto in Senato per l’elezione del Presidente della Commissione Difesa che contribuisce ad incrementare la confusione politica ed istituzionale in atto.

 

Inoltre rinnovano la propria stima alla senatrice Lidia MENAPACE e le esprimono tutta la loro solidarietà per la deprecabile evoluzione parlamentare della sua candidatura.

Non si condividono, infatti, i “timori” espressi da talune forze politiche, rispetto all’assolvimento del ruolo istituzionale cui la sen. Menapace era stata candidata; si condividono, invece, le sue aperture verso un riconoscimento del diritto di autotutela dei cittadini militari e ritengono che il ruolo e la dignità dei cittadini militari, non debbano essere strumentalizzati per fini e strategie politiche, che nulla hanno a che vedere con le concrete aspettative della categoria.

 

Apprezzano, altresì, la volontà della senatrice di voler perseverare il suo impegno politico nella Commissione Difesa e dichiarano sin da ora di essere disponibili a fornirle tutta la collaborazione che riterrà utile e necessaria per l’espletamento del suo mandato parlamentare.

 

 

Associazione per i Militari Democratici                 Pres. Vincenzo Frallicciardi

 

Associazione Solidarietà Diritto e Progresso         Segr. Gen. Emilio Ammiraglia

 

Associazione Finanzieri Cittadini e Società            Segr. Gen. Carlo Germi

 

Nuovo Giornale dei Militari                                   Dir. Antonella Manotti

 
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