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L a CGIL Emilia Romagna scende in campo per i diritti dei militari. (da www.ficiesse.it) PDF Stampa E-mail

CONCLUSO IL IX CONGRESSO DELLA CGIL EMILIA-ROMAGNA. VOTATO UN IMPORTANTE ORDINE DEL GIORNO PER LA DEMOCRATIZZAZIONE DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE E PER LA LIBERTA' DI ASSOCIAZIONE DEI CITTADINI MILITARI

Si è concluso il IX Congresso della CGIL Emilia-Romagna, al quale hanno partecipato circa 800 delegati e numerose autorità politiche, oltre a Guglielmo Epifani.

Il Congresso ha riconfermato, al termine dei lavori, quale Segretario generale, Danilo Barbi.

Barbi è nato a Bologna nel 1955, è iscritto alla Cgil bolognese dal 1981 ed è segretario generale della CGIL regionale dal 2002. Sotto la sua guida la confederazione ha aumentato il numero degli iscritti, arrivati nel 2005 a quota 815.283. Una realtà importantissima, quindi, la più rilevante a livello nazionale, che porterà al Congresso regionale ben 104 delegati.

Ebbene, gli organizzatori di questo importante Congresso hanno avuto la sensibilitĂ  di dedicare un ampio spazio ai problemi delle associazioni che si rivolgono al personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a struttura militare, i cui esponenti sono intervenuti nella prima giornata di lavori.

Per Ficiesse è intervenuto il presidente del direttivo nazionale, Giuseppe Fortuna.

Al termine, il Congresso ha votato l’ordine del giorno che di seguito riportiamo con il quale sono state fortemente sollecitate le riforme per la democratizzazione della rappresentanza militare e il riconoscimento del diritto di associazione in favore dei cittadini con le stellette.

Ringraziamo di cuore Danilo Barbi, Roberto Battaglia e tutta la CGIL emiliana per il grande sostegno in favore della nostra battaglia di civiltĂ .

ORDINE DEL GIORNO

DEL CONGRESSO DELLA CGIL EMILIA-ROMAGNA

PER LA RIFORMA DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE

E IL DIRITTO ALL’ASSOCIAZIONISMO.

Il IX Congresso regionale della CGIL Emilia Romagna esprime pieno sostegno alle iniziative intraprese dalla maggioranza dei sindacati di Polizia di stato, della Polizia Penitenziaria, del Corpo Forestale e dei Cocer Carabinieri, della Guardia di Finanza, Esercito, Aviazione e Marina, contro l’azione inconcludente del governo sulla sicurezza e contro il progetto di riordino delle carriere palesemente contrario alle legittime aspirazioni di migliaia di poliziotti, carabinieri, finanzieri, militari.

Il governo nell’ultima finanziaria non ha saputo trovare nemmeno fondi necessari per il rinnovo del contratto e ha ridotto drasticamente le risorse destinate a concrete politiche della sicurezza.

Inoltre a fine legislatura il governo ha imposto l’approvazione di provvedimenti legislativi che sono un vero colpo alla legalità e sicurezza del paese quali la legge ex-Cirielli che abbrevia le prescrizioni e che cancella i processi per reati gravi e la legge sulla legittima difesa che scarica sui cittadini la responsabilità dello Stato e il suo primo dovere, quello cioè di garantire la sicurezza per tutte le persone.

Il Congresso regionale della CGIL Emilia Romagna esprime inoltre il convinto sostegno all’azione delle diverse associazioni dei militari per la democratizzazione della loro rappresentanza, della contrattazione, e per il pieno diritto di costituire associazioni superando i vincoli della oramai anacronistica legge 382 del 1978 che nega la rappresentanza reale e la libera associazione tra i militari.

Infine il congresso invita le proprie strutture territoriali di attivare il confronto e il rapporto di collaborazione con le associazioni dei militari e con i Cobar – Coir – Cocer per allargare sempre più il sostegno a questa battaglia di sensibilizzazione democratica.

Bologna 1 febbraio 2006

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL DIRETTIVO DI FICIESSE AL CONGRESSO DI CGIL EMILIA-ROMAGNA: "ORGANIZZAZIONI MILITARI, SICUREZZA ED EQUITA' FISCALE, LE RIFORME CHE SERVONO AL PAESE" (di Giuseppe Fortuna)

Pubblichiamo di seguito una sintesi dell'intervento del presidente del direttivo nazionale dell'associazione Finanzieri Cittadini e SolidarietĂ , Giuseppe Fortuna, al Congresso della CGIL Emilia-Romagna tenutosi nei giorni scorsi a Rimini.

Sono il presidente del Direttivo nazionale dell’associazione Finanzieri Cittadini e Solidarietà e porto al Congresso della CGIL Emilia-Romagna il saluto di tutti gli iscritti all’associazione.

Le associazioni che si rivolgono al mondo militare sono nate negli anni Novanta e hanno avuto una vita molto difficile. Ce l’hanno tuttora, una vita difficile. Cercano di integrarsi e di sostenere gli organismi della rappresentanza militare (nati a loro volta quasi trent’anni fa, nel 1978) che, come noto, sono degli organismi “a democrazia limitata”; basti dire che i presidenti sono i più elevati in grado e che i delegati non hanno competenza a parlare degli argomenti che interessano realmente il personale.

Stiamo portando avanti un grande progetto, con il forte sostegno della CGIL nazionale (e devo ringraziare Guglielmo Epifani, Paolo Nerozzi e Marcello Tocco) e della CGIL Emilia-Romagna, dove abbiamo molte sezioni e molti iscritti (e ringrazio Danilo Barbi e Roberto Battaglia che con tanta passione ci assistono).

Negli ultimi tempi c’è stata una forte recrudescenza dei comportamenti volti a scoraggiare i militari che cercano di esprimere il proprio pensiero e le proprie opinioni in pubblico. Ogni volta costoro devono affermare che parlano a titolo personale e si sono verificati casi di procedimenti disciplinari per aver rilasciato interviste e addirittura casi di denuncie alla magistratura militare per documenti diffusi in internet. Il clima, quindi, è pesante. Ma siamo fiduciosi che le esigenze di riforma possano essere finalmente accolte. Abbiamo, infatti, avuto recentemente un segnale molto confortante dai D.S. che hanno inserito nel loro programma il riconoscimento della libertà di associazione professionale, la previsione di meccanismi democratici all’interno delle strutture militari e una serie di garanzie per i delegati; novità che consentiranno un’evoluzione positiva di queste istituzioni, nell’interesse dei cittadini e dei lavoratori.

Perché, vedete, qui c’è un’anomalia tutta italiana. Abbiamo organismi fondamentali, importantissimi per il procedere ordinato della vita dei cittadini, che solo da noi sono strutturati in forma militare. Mentre all’estero, negli altri grandi paesi democratici le organizzazioni militari svolgono, in genere, esclusivamente attività di difesa, in Italia alle organizzazioni militari sono attribuiti anche altri delicatissimi compiti. A cominciare dalle funzioni di sicurezza pubblica e di polizia giudiziaria (la prevenzione e la repressione dei reati), per finire addirittura alle funzioni di polizia tributaria, economica e finanziaria proprie della Guardia di finanza.

Ebbene, organismi con competenze così ampie non hanno presidi effettivi di controllo democratico interno. Si tratta di strutture che gestiscono, inevitabilmente, una massa enorme di informazioni e poteri di rilievo eccezionale, che però al loro interno non presentano reali contrappesi di controllo democratico, funzione, questa, che gli organismi della rappresentanza non sono assolutamente in grado di assicurare così come oggi sono strutturati.

E’ un problema serio. Grosso. Importante per il nostro Paese.

Ficiesse, ad esempio, non può essere un’associazione professionale perché la legge non consente ai militari di costituire o aderire ad associazioni professionali. Siamo associazioni che mettono in contatto, al loro interno, una componente civile con una componente militare. Io stesso sono un civile, anche se fino al 2000 ho fatto parte della Guardia di finanza, mentre il segretario generale, Carlo Germi, è un colonnello in servizio del medesimo Corpo. Due componenti che dialogano tra loro per cercare di superare una caratteristica secondo noi “arcaica”, è questa la parola giusta, di organismi militari che una vecchia cultura cerca pervicacemente di mantenere separati dal resto della società civile.

Leggevo sul giornale di oggi che Prodi ha detto: “riforme radicali, oppure non governo”.

Ecco, noi proponiamo due riforme radicali, che stanno scritte nel nostro atto costitutivo, nel nostro DNA.

La prima riforma è quella di decidersi a portare finalmente in Europa le istituzioni militari del nostro Paese. Noi, in questo momento, siamo retroguardia in Europa. Specialmente adesso che con l'abolizione dell’esercito di leva è venuto meno il controllo di popolo che dalla leva derivava. Noi chiediamo una seria riforma democratica della rappresentanza militare. Chiediamo che coloro che sono chiamati, per primi, a difendere la democrazia non rimangano esclusi, proprio loro, dalle regole della democrazia. I militari devono vivere, devono respirare democrazia nei loro organi di rappresentanza ed è assurdo che siano loro ancora impediti, nel terzo millennio, diritti elementari quali la piena libertà di manifestazione del pensiero e la libertà di associazione.

Questo è il primo risultato che bisogna assicurare nella legislatura.

La seconda riforma radicale che proponiamo è quella di consentire alle forze vive della società civile (sindacati, imprese, cittadini e loro associazioni, regioni ed enti locali) di contare molto di più nelle decisioni riguardanti la sicurezza pubblica e l’equità fiscale. Funzioni che sono oggi gestite in modo troppo rigido, completamente centralizzato e senza alcuna partecipazione da parte delle realtà locali.

Due esempi concreti.

Il primo. La Guardia di finanza ogni anno fa sapere di aver scoperto un gran numero di evasori totali. Cifre sempre molto significative, migliaia e migliaia di soggetti: quasi 7000 lo scorso anno. Però la Guardia di finanza non fornisce mai dati disaggregati per ambiti territoriali e per categorie economiche. Ad esempio, quanti sono stati gli evasori totali scoperti lo scorso anno qui a Rimini? E in che settori svolgevano (e speriamo che svolgano ancora, ma lecitamente) le loro attività gli evasori totali di Rimini? Di quali categorie stiamo parlando e quante basi imponibili hanno sottratto costoro alla tassazione?

Ecco il punto: è interesse o no dei cittadini di Rimini avere questo genere di informazioni dalla Guardia di finanza?

Noi siamo assolutamente convinti di sì. E crediamo anche che le associazioni di cittadini, i comuni, i sindacati, le imprese di Rimini, di Treviso piuttosto che di Reggio Calabria siano fortemente interessati a sapere anche come il fenomeno si sta evolvendo e che cosa intenda fare la Guardia di finanza per far riemergere l'economia nera. E bisogna dar loro anche la possibilità di avere un ruolo nel momento della definizione degli obiettivi da raggiungere, di proporre, di aiutare gli organi dello Stato a fare meglio il loro lavoro e a ottenere più ambiziosi risultati.

Qui si inserisce un nostro vecchio cavallo di battaglia. Sono anni che cerchiamo di far capire che le Fiamme Gialle non possono limitarsi a fare soltanto attività di repressione. Una parte delle risorse del Corpo va necessariamente impiegata per la prevenzione degli illeciti tributari. Non è una stranezza la nostra. E’ quanto impone l’ordinamento alle Fiamme Gialle già dal 1959 e ribadito dal decreto legislativo sui compiti del 2001: “Prevenire, e non solo ricercare e denunciare, le violazioni finanziarie”.

Adoperarsi per indurre i contribuenti ad adempiere spontaneamente il loro dovere di contribuzione, perciò, non è un “optional”, non è disfattismo, ma è un preciso dovere giuridico per il Corpo.

Gli attuali modi di misurazione delle performance, infatti, rischiano di incoraggiare le unità operative ad aspettare che il danno sia compiuto, che i buoi abbiano lasciato i recinti. Perché, paradossalmente, è soltanto dopo che l’illecito si è perfezionato che si registra il "risultato", che le statistiche salgono, che le carriere procedono. Insomma, la logica della mera repressione.

Basta guardare i contenuti delle relazioni annuali della Guardia di finanza. Ebbene, sono considerati come "risultati" solo gli esiti di attività repressive: verifiche concluse, controlli eseguiti, sequestri effettuati, denunce alle autorità, sanzioni irrogate. Una visione che non è più idonea per una forza di polizia moderna, che deve stare al fianco dei cittadini. E che è frutto, secondo noi, della mentalità militare tradizionale: qui non si tratta di ammazzare nemici, distruggerli, spargere sale sulle rovine. Qui si tratta di cercare di riconvertire alla legalità una parte rilevante dell'economia italiana, senza ammazzarla. Di portare nell’area della contribuzione una massa di gente che comunque lavora e crea ricchezza.

Attenzione, non stiamo assolutamente dicendo che si debbano abbandonare i presìdi della repressione. Diciamo che alle attività di repressione, che devono rimanere e anzi essere potenziate, bisogna affiancare, in modo armonico ed equilibrato, moduli operativi finalizzati alla prevenzione, cioè ad anticipare l’intervento dell’amministrazione finanziaria in un momento antecedente alla commissione degli illeciti per stimolare l'adempimento spontaneo dei contribuenti.

Per questo ci stupiamo quando la Guardia di finanza annuncia quale obiettivo strategico per il 2006 un aumento del 25% delle risorse umane destinate al contrasto all’evasione. PerchĂ© è chiaro che sarĂ  sufficiente, ad esempio, aggiungere un solo finanziere ad una pattuglia da tre per raggiungere il risultato del 25% in piĂą. Noi riteniamo che la professionalitĂ  della Guardia di finanza possa assumersi ben altre sfide. Gli obiettivi vanno posti in termini di risultati finali (e non di maggiori costi di produzione) e  bisognerĂ  guardare alla riduzione effettiva della differenza esistente tra gettito potenziale delle imposte (dato economico) e gettito effettivo (dato fisico). Vanno fissati valorizzando le esigenze dei livelli locali, non calandoli esclusivamente dall’alto. E in qualche misura vanno coinvolti, nella loro determinazione gli enti locali e sentite le imprese, i sindacati, le associazioni di cittadini.

Ed ecco che siamo arrivati al secondo esempio. Che riguarda appunto il diritto dei cittadini ad essere informati su come vengono gestite le pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento a quelle deputate a garantire le funzioni della sicurezza, della repressione dei reati e della perequazione tributaria.  In un  paese democratico le informazioni sull’andamento dei fenomeni socio-economici da contrastare non possono non essere di pubblico dominio. Come altrettanto noti dovrebbero essere i dati sulle modalitĂ  con cui le pubbliche amministrazioni si strutturano e sui risultati che portano a casa.

Ebbene, anche qui c’è parecchia strada da fare.

Riferisco, a mo' di esempio, una notizia di qualche giorno fa. Interrogazione parlamentare n. 505132 a risposta immediata presentata dagli onorevoli Lucidi e Leoni, dei Democratici di sinistra. Viene chiesto al Ministro dell’interno di conoscere, per semestre, quanti delitti di  furto e rapina siano stati denunciati all’autoritĂ  giudiziaria dalle forze di polizia. Risposta del Governo: i dati ve li diamo soltanto aggregati per quadriennio. PerchĂ©? PerchĂ©, si risponde, gli "addetti ai lavori preferiscono basare l’analisi dei fenomeni criminali su dati riferiti a periodi pluriennali".

Noi crediamo, invece, che i cittadini debbano sapere cosa hanno fatto gli "addetti ai lavori" e come abbiano tradotto in concreto gli indirizzi ricevuti dalle autorità politiche. Sapere è un diritto degli elettori e le amministrazioni devono essere obbligate dalla legge a fornire informazioni puntuali ed esaustive sull’andamento dei fenomeni e sui risultati conseguiti e redigere e rendere di pubblico dominio bilanci analitici su come hanno gestito, nell'interesse della collettività, le risorse umane, materiali e finanziarie loro affidate.

E’ strano che mentre si può giustamente pretendere da migliaia e migliaia di società private la presentazione pubblica di scritture contabili e bilanci veridici, non ci sia modo per pretendere altrettanto dalle organizzazioni pubbliche. Che sono completamente di proprietà dei cittadini.

Ecco un'altra riforma radicale da fare con urgenza.

Grazie

GIUSEPPE FORTUNA

 
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