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dal programma di governo dei DS: La riforma della Rappresentanza Militare PDF Stampa E-mail
Stralcio dal programma dei DS sulla Rappresentanza Militare ***********************************************************

La rappresentanza militare . Il tema dei diritti comporta la necessità di  affrontare con decisione una  riforma democratica  della rappresentanza militare superando le resistenze che si sono manifestate in questi anni  per garantire agli organismi elettivi del personale militare il ruolo di parte sociale e un effettivo potere di contrattazione. Mentre agli Stati Maggiori deve essere riservato il ruolo  di parte pubblica cosi da consentire lo  svolgimento del procedimento di concertazione con la necessaria autonomia di entrambi i soggetti coinvolti  e la sua conclusione con un vero e proprio accordo contrattuale.

Il diritto di informazione e di associazione garantito dalla costituzione  deve poter essere esercitato anche dai cittadini militari nel rispetto della legge e non può essere artificiosamente limitato  da disposizioni ministeriali ambigue o discriminatorie.

Agli organismi di rappresentanza deve essere data la possibilità  di eleggere un presidente o una figura ad essa equivalente e che comunque ne svolga la funzione.

Deve inoltre essere garantita la presenza delle donne negli organismi intermedi e soprattutto a livello centrale. A tutti e delegati deve essere consentito ad ogni livello un rapporto di consultazione e di informazione con le organizzazioni sindacali operanti sul territorio.  Il passaggio alle Regioni di competenze su molte materie quali l'edilizia convenzionata e sovvenzionata, la sicurezza sul lavoro, la formazione, la sanità , tolgono significato ad una concertazione che esaurisce le sue capacità soltanto nel rapporto con il Governo. E' quindi opportuno prevedere, sulle materie della competenza delle regioni  momenti di concertazione con gli organi di rappresentanza intermedi.

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Il programma integrale su: Una politica per la sicurezza e la difesa. **********************************************************

Dal programma di  governo dei Democratici di Sinistra

29 Novembre 2005
Una politica per la sicurezza e la difesa



Sintesi generale

In questi anni di governo del centro destra le politiche adottate in materia di sicurezza hanno avuto un carattere meramente propagandistico, mentre sono state di fatto inefficaci dal punto di vista dei risultati e hanno condizionato in maniera seriamente negativa l'operatività dei corpi di polizia la cui attività è stata messa in crisi dalla definizione di priorità sbagliate, dalla mancanza di risorse adeguate e dai tagli di bilancio operati in settori fondamentali come quello dei consumi intermedi e degli investimenti per l'ammodernamento e lo sviluppo. Gli attentati sanguinosi di Madrid e di Londra hanno portato l'attacco terroristico di matrice fondamentalista islamica nel cuore dell'Europa dimostrando come anche il nostro paese sia a rischio. Hanno anche dimostrato che abbiamo di fronte un terrorismo sempre più mondializzato capace di colpire con efferata precisione in qualunque parte del mondo con una sanguinosa ed elevata efficienza  operativa.  La risposta  non può non avere lo stesso carattere superando la dimensione nazionale per assumere una dimensione strategica e operativa globalizzata . Il primo terreno su cui esercitare questo tipo di risposta è per noi  quello dell'Europa. In materia di sicurezza  la prossima legislatura dovrà avere quindi un carattere costituente assumendo come direttrice principale i mutamenti con cui  lo scenario geopolitico e la situazione interna ed internazionale ci costringono a misurarci.

Senza investimenti in tecnologia, logistica e formazione delle forze dell'ordine non vi è difesa adeguata dall'attacco terroristico, né contrasto efficace al crimine. E' necessario quindi investire di più avendo ben presente che :
 

  • l'organizzazione, le attività, le competenze delle forze di polizia dovranno essere valorizzate  nel quadro di un più  efficace coordinamento  da sviluppare sia nei rapporti istituzionali sia nell'attività di controllo del territorio;
     

  • la riforma dell'intelligence è ormai divenuta un passaggio cruciale non più rinviabile. L'indecisione del governo ha fatto perdere tempo prezioso e ha lasciato gli organismi di sicurezza in una condizione incerta e inadeguata alle sfide di oggi.
     

Le politiche per la sicurezza sono ormai fortemente intrecciate con quelle della difesa essendo venuta meno la distinzione tra sicurezza interna e sicurezza internazionale.

le Forze Armate italiane stanno affrontando una prova difficilissima  e  problemi di grandissimo rilievo:
 

la costruzione di quella che viene definita come “identità di difesa europea” direttamente collegata con il processo unificazione dell'Unione;

una riorganizzazione funzionale dovuta al mutamento degli scenari geo-politici    e alla sospensione del servizio obbligatorio di leva;

una serie di impegni internazionali che per l'entità  delle forze impiegate e la complessità degli scenari in cui esse operano ha raggiunto il punto limite della capacità operativa del nostro strumento militare.
 

A questo straordinario impegno richiesto agli uomini e alle donne delle nostre forze armate non è  corrisposta da parte del Governo  una adeguata attenzione ed anzi si è proceduto ad  una sensibile diminuzione delle risorse assegnate alla funzione difesa e ad una serie di scelte che hanno acuito le difficoltà finanziarie.

Le risorse assegnate quest' anno, come risulta dal bilancio di previsione del 2005 hanno raggiunto per la funzione Difesa il valore dello 0,96 per cento rispetto al Pil . Il minimo  assoluto nella storia della Repubblica.

Anche per la Difesa  quindi nella prossima legislatura si  dovrà intervenire  con norme di sistema che corrispondano alle esigenze delle Forze armate tenendo conto  degli effetti che il passaggio  dalla leva obbligatoria al professionale comporta dal punto di vista ordinativo e funzionale  sull'organizzazione interna e in rapporto alla collocazione  territoriale di enti e reparti.

La dimensione quantitativa e qualitativa del modello di difesa italiano   deve essere riconsiderata nell'ottica di una più decisa integrazione europea per  razionalizzarne i costi, valorizzando  le peculiarità dello strumento militare italiano, nel quadro delle nostre compatibilità economiche.

E' essenziale che su queste materie si possa procedere a livello europeo anche attraverso cooperazioni rafforzate.

Nell'insieme, Sicurezza e Difesa sono state trascurate dal governo di centrodestra che è venuto clamorosamente meno alle suggestive promesse fatte in campagna elettorale. La delusione che oggi si manifesta  in questi ambienti è pari o addirittura superiore al consenso e alla fiducia che avevano ottenuto all'inizio della legislatura.

Riteniamo sia un dovere  per chi si propone come forza di governo affrontare con decisione e trasparenza questi temi. Per ciascuno di essi indichiamo nel dettaglio le nostre proposte.

Le politiche per la  sicurezza

Tra i principali elementi di crisi del governo di centrodestra c'è, senza dubbio, quello di non essere stato capace di affrontare positivamente il tema della sicurezza dei cittadini.

Il fallimento del Governo sul piano economico e finanziario è stato talmente clamoroso da attirare su di sé la gran parte dell'attenzione dell'opinione pubblica, e tuttavia vi sono altri problemi che, durante gli ultimi quattro anni, hanno registrato un serio aggravamento, tra questi il tema della minor sicurezza dei cittadini.

“Città più sicure”, così al secondo punto del famoso “contratto con gli italiani” sottoscritto dal Presidente del Consiglio.

Gli anni del governo della CdL hanno fatto registrare, nella realtà, una incredibile escalation criminale, altro che città più sicure !

La criminalità organizzata ha ripreso a dominare vaste aree del Mezzogiorno ed ha rafforzato la sua presenza anche nel Nord del Paese; in alcune realtà, pensiamo alla Calabria, si presenta come soggetto che condiziona l'economia ed insidia apertamente l' operato delle Autonomie Locali, in altre, la Campania, in specie l'hinterland napoletano, opera in forme inedite e gode di un sostegno “sociale” impensabile che suscita gravissima preoccupazione.

Il terrorismo : sul fronte interno nonostante i colpi subiti resta una seria minaccia ma è soprattutto il terrorismo internazionale che rappresenta il pericolo più insidioso e più difficile da contrastare.

La criminalità diffusa , contro la quale si è registrato un completo fallimento . L'equazione “ più immigrati più criminalità”, secondo cui il Governo ha impostato gran parte della sua attività si è rilevata errata e ha fatto registrare un doppio fallimento sia verso le politiche di controllo dell'immigrazione sia nel contrasto alla criminalità. Prova ne sia l'aumento dei reati con particolare riguardo a quelli contro la persona e il patrimonio che destano anche maggiore allarme sociale.

Il centrosinistra deve fare i conti con questo grande problema: con serietà, con il rigore che richiede la complessità della materia, presentandosi con un pacchetto di iniziative articolato ed ambizioso.

Indirizzi strategici:
 

  1. pluralità di piani d'intervento;
     

  2. la sicurezza deve essere una priorità altrimenti si rompe la coesione civile, si indebolisce la competitività del paese, si da forza alla fuga dalle responsabilità e dal rischio, vengono meno le certezze;
     

  3. la sicurezza non è a costo zero, ma l'insicurezza costa molto di più.
     

  4. la sicurezza o è globale o non è: non ci può essere, ad esempio, sicurezza solo per gli anziani o solo per i bambini o solo per i commercianti e così via, questo perché la criminalità sceglie i terreni che sono più redditizi ed è in grado di spostarsi con grande flessibilità e velocità da un settore all'altro; se un settore di intervento criminale non è più conveniente si sposta su un altro;
     

  5. la sicurezza globale è frutto di una serie di fattori:
     

    • il controllo del territorio;
       

    • il rapporto costi-benefici del delitto laddove devono prevalere i costi suoi benefici, riducendo al minimo l'eventualità dell'impunità o di conseguenze “convenienti” per l'autore del reato;
       

    • la collaborazione del cittadino, che deve essere aiutato e favorito nella propria protezione (aiuti fiscali a chi si dota di efficaci strumenti), deve essere protetto quando denuncia, deve essere sostenuto anche dalle associazioni di categoria;
       

    • la riduzione delle occasioni di trarre utilità (moneta elettronica);
       

    • l'attenzione alle vittime del reato.
       

Alcune proposte concrete

I fattori soprarichiamati richiedono le seguenti misure:

1. A livello istituzionale, un passaggio decisivo deve essere rappresentato dalla istituzione di una apposita Commissione Parlamentare permanente “Affari Interni” con specifiche competenze in materia di sicurezza e ordine pubblico.

2. Integrazione e sinergia degli interventi tra ps e cc e quindi: sale operative comuni, un unico numero telefonico per le emergenze, dislocazione adeguata dei presidi al fine di evitare o duplicazioni o vuoti di presenze; integrare, per il poliziotto di quartiere le iniziative di ps , cc e vvuu ;

3. Ripensare alcune utilizzazioni delle forze di polizia (ad esempio è proprio necessario che la sicurezza degli stadi sia affidata alla polizia di Stato quando quella degli aeroporti è in gran parte affidata a polizie private?) puntando con decisione al modello di polizia di prossimità (poliziotto di quartiere e non solo) da attuare non in chiave propagandistica, ma come nuova filosofia operativa che riguardi tutti i servizi di polizia che si relazionano con i cittadini;
 

  1. rivedere il meccanismo delle scarcerazioni; occorre garantire i diritti dell'imputato e del detenuto, ma anche garantire i diritti della vittima del reato e della collettività a veder realmente sanzionati i comportamenti criminali;
     

  2. vittime del reato: occorre una legge nazionale per il soccorso e il sostegno alle vittime dei reati, in adempimento della Decisione Quadro del Consiglio UE 15 marzo 2001;
     

  3. durata dei processi ed organizzazione degli uffici giudiziari: eliminare i “tempi morti”, non abbiamo bisogno di più giudici, abbiamo bisogno di più addetti di supporto e di un processo di modernizzazione della macchina giudiziaria; abbiamo bisogno di fare una rassegna degli adempimenti amministrativi ripetitivi e con un costo superiore al vantaggio (utilizzazione delle aule nella mattina e nel pomeriggio, pagamento degli straordinari al personale….); tra le altre misure da adottare in ambito giudiziario pare prioritaria l'istituzione di una sezione della Direzione Nazionale Antimafia, adeguatamente potenziata, specializzata nel coordinamento della lotta al terrorismo;
     

  4. confisca dei beni di origine criminale: far funzionare i meccanismi di confisca dei beni di origine criminale e quelli dei quali i condannati per reati contro il patrimonio non riescano a documentare il legittimo possesso; promuovere inoltre l'adozione di nuove norme sull'uso sociale dei beni confiscati;
     

  5. intervenire sull'economia illegale e sull'evasione fiscale totale: impegno per individuare gli  evasori fiscali totali (in questa categoria si nascondono molti che si dedicano professionalmente ad attività criminali) e realizzazione di una mappa dei movimenti della proprietà e dell'economia che favorisca la piena efficacia della legge n .310 /1993 (legge Mancino);
     

  6. facilitazioni per l'uso della moneta elettronica;
     

  7. capire perché non hanno funzionato le misure adottate a favore dei commercianti che ricorrano a strumenti di protezione o di dissuasione (LF 1998 e 2001) e riproporle con le eventuali correzioni;
     

  8. istituire una sede di consultazione sulla sicurezza dei cittadini della quale facciano parte Min Int e Min Giust , ANCI, UPI, Conferenza presidenti Regioni, Associazioni di Categoria di tutti gli operatori economici, promuovere quindi una concezione moderna di sicurezza partecipata che riesca a coinvolgere una pluralità di soggetti interessati;
     

  9. politiche di disincentivazione dell'illecito e di primato della legalità; formazione alla legalità nelle scuole.
     

  10. risorse e operatori: occorre invertire la rotta seguita in questi ultimi anni dal governo di centrodestra e quindi ricominciare ad investire finanziariamente sulla sicurezza, ponendo fine ai tagli in Finanziaria; non meno importante è il capitolo che riguarda gli operatori di polizia: riparametrazione degli stipendi del personale, completamento del riordino delle carriere, sostegno alla dirigenza, incremento degli organici, sono solo le principali questioni si cui è giunto il tempo di intervenire e che con un impegno serio, di legislatura, debbono essere risolti definitivamente; infine occorre prestare la dovuta attenzione alla necessità di riformare le polizie locali, in accordo con le regioni e le autonomie locali, e di promuovere l'approvazione di norme che disciplinino organicamente le attività di vigilanza privata.  
     

La riforma dell'intelligence

Tra le priorità che il Parlamento ed il Governo saranno chiamati a fronteggiare nell'avvio della prossima legislatura vi è senza dubbio quella di una organica ridefinizione del sistema italiano di intelligence.

E' persino superfluo sottolineare come l'insieme delle minacce alla sicurezza (pensiamo al crimine organizzato o al terrorismo interno di matrice ideologica ) ed il quadro geopolitico internazionale impongano al nuovo Parlamento ed al nuovo Governo di affrontare il più rapidamente possibile, in una visione di scenario complessivo, capace di pensare organicamente a tutti gli apparati di sicurezza del Paese, il tema di una nuova cornice normativa ed organizzativa del nostro sistema di informazione e sicurezza.

Su questa ormai annosa questione si sono persi molti, troppi anni.

La legge che disciplina questa materia, la legge 801, risale ormai al lontano 1977, ad un mondo che non c'è più, ad un'epoca superata sotto tutti i punti di vista: istituzionale, politico, strategico, militare.

Il Paese, la sua sicurezza, ha bisogno di un intervento del potere legislativo tale da consentire ai propri apparati si sicurezza di operare entro un quadro normativo che stia al passo con le sfide che il mondo di oggi, del dopo 11 settembre, impone; superando un'impostazione figlia del mondo diviso in blocchi, del Muro di Berlino, della guerra fredda.

Il centrodestra, nella legislatura che sta finendo, non ha saputo affrontare e sciogliere questo nodo; è stato colto di sorpresa dal mutato scenario prodottosi con l'attentato delle Torri Gemelle limitandosi ad una risposta ideologica, ad una acritica scelta di campo in favore dell'alleato americano; sono passati ormai 4 anni da quella tragica data, da quel tragico attentato che ha oggettivamente cambiato l'agenda politica del mondo e non un provvedimento di riforma o di semplice riorganizzazione ha interessato né le Forze Armate (se non l'attuazione della riforma del centrosinistra), né le forze di Polizia, né le rappresentanze diplomatiche, né, per tornare al punto che qui più interessa, i servizi informativi.

L'unico intervento tentato, che ha riguardato una piccola e molto parziale revisione di alcuni articoli della legge 801, si è rapidamente impantanato in Parlamento: sia per i limiti oggettivi di contenuto, che per il coinvolgimento parziale e tardivo delle forze d'opposizione.

Quando noi trattiamo del tema dell'informazione e della sicurezza trattiamo non secondariamente del rapporto tra libertà e sicurezza: fino a che punto è lecito intervenire sui principi di libertà per garantire sicurezza ? è possibile operare uno scambio, sia pur parziale, tra libertà e sicurezza ? Noi pensiamo di no ! Pensiamo che l'impegno dell'Unione, dell'Ulivo e dei DS debba tendere alla faticosa ricerca di un punto di incontro tra queste due primarie esigenze del Paese.

Non sembri questa una posizione di comodo, né si creda che tutto ciò sia scontato, su questo tema è in corso un grande dibattito (specialmente negli USA, si pensi alla discussione sul Patriot Act e sulle sue più recenti modifiche) nella quasi totalità dei grandi paesi democratici. Noi ci collochiamo convintamente con quanti pensano che una democrazia costretta a scambiare pezzi di libertà con quote di sicurezza sia sull'orlo del collasso.

Dobbiamo quindi concepire servizi che siano efficienti e di sicura affidabilità democratica definendo nel merito le principali linee di riforma da seguire. In appendice a questa scheda è delineato nel dettaglio uno schema di progetto di riforma dei servizi.

Le politiche per la Difesa

L'attività industriale

Anche i piani di  ricerca, ammodernamento e sviluppo in materia di beni e servizi  prodotti dall'industria della Difesa debbono misurarsi con profondi mutamenti di scenario. Dopo l'11 Settembre il confine fra sicurezza e difesa è diventato più labile, anche in termini geografici. La linea di frattura fra l'area strategicamente stabile e quella ancora instabile corre fra l'emisfero settentrionale e quello meridionale con alcuni cunei ( Balcani verso Nord e India verso Sud). E' oggi più difficile distinguere fra la dimensione della sicurezza e quella della difesa e altrettanto difficile delimitare la dimensione nazionale, quella europea e quella internazionale. La stessa diffusione delle tecnologie duali sta favorendo la nascita di un nuovo settore industriale che comprende aerospazio , sicurezza e difesa, caratterizzato dal forte contenuto di tecnologie avanzate.

In questo contesto il programma di governo deve evidenziare la necessità di rafforzare le aree di eccellenza tecnologica e produttiva all'interno di questo settore che, in prima analisi, possono essere identificati con l' elicotteristica , i velivoli da addestramento, i velivoli da trasporto, i velivoli, senza pilota, le comunicazioni, la sensoristica , i sistemi di comando e controllo, i veicoli blindati ruotati, le unità navali di superficie, i sistemi e i servizi satellitari.

Il perseguimento di questo obiettivo richiederà uno stretto coordinamento degli strumenti di politica industriale di una moderna economia industriale nel campo della ricerca, della formazione, delle acquisizioni e delle esportazioni. L'azione di governo dovrà basarsi sull'identificazione degli interessi nazionali nel quadro del potenziamento della EDITB-European Defence Industrial and Technology Base e del mantenimento della collaborazione transatlantica.

I problemi delle Forze Armate

Non vi è dubbio che il fattore che più di ogni altro rende chiara la rilevanza  degli impegni richiesti alle nostre Forze Armate è nel numero dei militari impegnati nelle missioni internazionali che hanno superato le 10.000 unità.  Non tutte queste missioni hanno avuto il nostro consenso. E' noto che non avremmo deciso per l'invio di truppe nel teatro irakeno e  restiamo tuttora convinti della validità di quella nostra posizione. Ma è del tutto evidente che ciò non inficia affatto il nostro giudizio sui nostri soldati né fa venir meno il nostro sostegno nei loro confronti. Il tema di oggi è però quello di assumere decisioni che definiscano la via d'uscita dalla missione irakena  in tempi certi e rapidi.

Al forte impegno chiesto alle Forze armate è però corrisposta una progressiva e costante diminuzione delle risorse finanziarie, che ha portato la situazione ad un punto insostenibile.

E' la stessa Amministrazione della Difesa ad ammetterlo ,   nella relazione contenuta nella Nota preliminare allo Stato di Previsione della Difesa per l'anno 2004, laddove si afferma che "…..si acuisce la decisa battuta di arresto nell'andamento delle risorse da destinare ai sistemi vitali e qualificanti della difesa, rendendo ulteriormente problematico, se non mettendolo a rischio, l'intero processo di riforme”.

La situazione appare ancora più compromessa se analizzata nei principali parametri fondamentali. Da questa stessa analisi scaturisce il quadro delle misure da prendere.

Risorse finanziarie. Gli impegni inizialmente assunti dal governo di destinare alla funzione difesa risorse finanziarie in grado di avvicinarne gradualmente l'entità all' 1,5 per cento del Pil non solo non sono  state mantenute ma  addirittura si è registrato un trend decrescente:

1, 086 % nel 2002

1, 061%  nel 2003

1,045% nel   2004

0,96 %  nel   2005

Anche la composizione della spesa risulta  ulteriormente squilibrata. Registrando una diminuzione dei fondi per gli investimenti  ( 19,1 per cento in meno nel 2004 rispetto all' anno precedente) e quasi il 20 per cento in meno per i consumi intermedi.

Negli ultimi anni dunque per la Difesa si è speso poco e alla Difesa si è chiesto molto.

In conclusione confrontando gli stanziamenti dell'ultimo triennio può rilevarsi come al netto dell'inflazione reale registrata nel 2002 ,   nel 2003 e nel 2004, le risorse assegnate per il 2005 alla Difesa  valgano il 12 per cento in meno per l'esercizio e il 9,2 per cento in meno per gli investimenti rispetto al Bilancio dell'anno 2001 .

Il fattore umano. L'uomo è l'elemento centrale di ogni strumento militare e merita la massima  attenzione. Ridare slancio ad un progetto riformatore significa affrontare   il tema della riorganizzazione dei Corpi dello Stato, dei loro poteri, della loro efficienza  a partire dal tema dei diritti della persona e  degli spazi democratici da garantire a quanti, al loro interno ,   operano in divisa  al servizio del paese.

Il passaggio al sistema professionale, non comporta soltanto maggiori oneri per stipendi e indennità, ma soprattutto l'obbligo di  investire anche " .. nella formazione, nell'addestramento, nel miglioramento della qualità della vita" in modo da dare al cittadino - volontario-soldato la certezza e il ruolo di un professionista inserito in una organizzazione efficiente e moderna e aperta al rapporto con la società civile.

L'esercito professionale potrà funzionare se saranno  messe in campo misure di grande attenzione sociale alla tutela della salute, agli istituti  di protezione assicurativa e previdenziale, alle politiche per la casa di abitazione e per gli alloggi di servizio,  alle condizioni materiali di lavoro e di vita di tutto il personale.

Più in generale, a tutto il personale militare deve essere consentita e agevolata la possibilità di conciliare le esigenze di servizio con quelle della vita privata e della propria famiglia.

 Da ultimo merita una riflessione critica il massiccio ricorso che è stato fatto di rapporti di lavoro a tempo determinato, vale a dire le ferme prefissate di varia durata,  e la condizione di precarietà che viene a determinarsi quando la possibilità di transitare in servizio permanente e cioè in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato riguarda percentuali troppo esigue. Occorrerà individuare adeguati correttivi per ridurre al minimo e possibilmente eliminare rapporti di precariato, soprattutto laddove hanno un alto costo di formazione che non viene recuperato da un troppo breve periodo di impiego.

La rappresentanza militare . Il tema dei diritti comporta la necessità di  affrontare con decisione una  riforma democratica  della rappresentanza militare superando le resistenze che si sono manifestate in questi anni  per garantire agli organismi elettivi del personale militare il ruolo di parte sociale e un effettivo potere di contrattazione. Mentre agli Stati Maggiori deve essere riservato il ruolo  di parte pubblica cosi da consentire lo  svolgimento del procedimento di concertazione con la necessaria autonomia di entrambi i soggetti coinvolti  e la sua conclusione con un vero e proprio accordo contrattuale.

Il diritto di informazione e di associazione garantito dalla costituzione  deve poter essere esercitato anche dai cittadini militari nel rispetto della legge e non può essere artificiosamente limitato  da disposizioni ministeriali ambigue o discriminatorie.

Agli organismi di rappresentanza deve essere data la possibilità  di eleggere un presidente o una figura ad essa equivalente e che comunque ne svolga la funzione.

Deve inoltre essere garantita la presenza delle donne negli organismi intermedi e soprattutto a livello centrale. A tutti e delegati deve essere consentito ad ogni livello un rapporto di consultazione e di informazione con le organizzazioni sindacali operanti sul territorio.  Il passaggio alle Regioni di competenze su molte materie quali l'edilizia convenzionata e sovvenzionata, la sicurezza sul lavoro, la formazione, la sanità , tolgono significato ad una concertazione che esaurisce le sue capacità soltanto nel rapporto con il Governo. E' quindi opportuno prevedere, sulle materie della competenza delle regioni  momenti di concertazione con gli organi di rappresentanza intermedi.


Riorganizzazione funzionale .   La riorganizzazione interessa le Forze armate a tutti i livelli e riguarda sia l'area tecnico – operativa   che quella logistico – amministrativa. Si tratta di un fattore decisivo per dare stabilità ed efficienza al nostro strumento militare e rendere operativo il nuovo modello di difesa. E' tuttavia su una questione così importante si è proceduto  in modo niente affatto lineare con ripetute proroghe dei termini di delega che erano stati originariamente previsti e non pochi ripensamenti.

Un quadro confuso entro cui, però una cosa appare chiara e preoccupante. Il disegno strategico generale non tiene adeguato conto delle esigenze derivanti dal mutato scenario geo - politico e della realtà territoriale e sociale del nostro paese entro cui collocarle.

In sostanza il Sud e le isole – non solo non vengono considerate una risorsa su cui investire nei nuovi assetti organizzativi delle Forze armate ma vengono chiamati in causa quasi esclusivamente per programmare cancellazioni di enti e strutture già esistenti.

Nella definizione dei nuovi assetti organizzativi dell'amministrazione militare si deve rispondere a due questioni fondamentali:

la prima: Il fianco sud del Mediterraneo è,  nel contesto dei nuovi scenari geo –politici,  un baricentro decisamente significativo; 

la seconda: Calabria, Campania, Puglia e  le due isole maggiori, forniscono il 90 per cento dei volontari che prendono il posto dei soldati di leva.

I dati del Ministero della Difesa entrati a far parte di una apposita “indagine conoscitiva sulla condizione dei volontari” condotta dalla commissione Difesa del Senato ci dicono che oltre l'80 per cento di questi volontari sono assegnati a reparti collocati nelle regioni del centro –nord, in vecchie caserme con camerate a più letti.

Siamo di fronte a un vero e proprio flusso di emigrazione interna che danneggia il sud e la sua economia e costringe i soldati ad una vita difficile dominata dal desiderio di poter rientrare nel luogo di origine. E'  una  questione che riguarda  un legittimo diritto collettivo  espressione di  un sentimento di attaccamento alla propria terra e ai propri destini ed è di per se degna di essere difesa  e  rappresentata politicamente.

Ma siamo  soprattutto di fronte alla questione di come garantire una organizzazione razionale al nuovo esercito professionale che avrà bisogno di dislocare nelle regioni del Sud, un consistente numero di reparti operativi affiancati da altrettante infrastrutture con compiti amministrativi e logistici.

Il personale civile della Difesa.   L'attenzione riservata dal centrodestra alla componente di  personale civile che organicamente opera all'interno della amministrazione sia negli enti centrali che in quelli periferici è stata del tutto inadeguata. Le relazioni sindacali sono state definite da tutte le organizzazioni assolutamente infruttuose ed sui temi principali del tutto inconsistenti.

Il primo punto è quello di stabilire relazioni sindacali positive in grado di entrare nel merito dei problemi e individuare soluzioni condivise.

Deve essere completato il programma di riqualificazione del personale civile che, vale la pena ricordarlo, si rende necessario in relazione alla ristrutturazione del nostro strumento militare, per adeguarne la collocazione funzionale alle nuove esigenze della Difesa, finanziando sia i contratti integrativi sia i corsi concorso. 

Conclusioni

Il tema della sicurezza segnerà per un lungo periodo l'agenda politica  di molti Stati. Sia perché in grado di influenzare gli orientamenti politici delle popolazioni sia per quanto riguarda la credibilità dei governi.  Quello della sicurezza non è un tema della destra. Al contrario è proprio il centrosinistra per la sua capacità  di costruire una risposta che si muova su più piani,  che può costituire una chance in più per affrontare questa sfida cruciale.

Appendice

La riforma dell'intelligence

Occorre intervenire su quattro temi principali: l'unicità della responsabilità politica, il rafforzamento del potere di controllo parlamentare, le garanzie funzionali per gli operatori, una diversa distinzione dei compiti delle tre agenzie.

La responsabilità politica

Occorre definire puntualmente e rafforzare il potere di direzione e responsabilità del Presidente del Consiglio, ovvero della autorità politica preposta a determinare gli obiettivi strategici dell'azione delle nostre agenzie di intelligence.

L'attuale disciplina, nel determinare una dipendenza dei servizi da tre distinte autorità politiche (Presidente del Consiglio per il Cesis , Ministro dell'Interno per il Sisde e Ministro della Difesa per il Sismi ), contribuisce a non rendere chiara, forte e quindi correttamente valutabile la responsabilità del Governo su questa delicatissima materia.

Questa tripartizione, inoltre, non giova né all'efficacia dell'azione di intelligence, né tantomeno alla sua indispensabile riservatezza.

Quindi occorre riconoscere al Presidente del Consiglio l'alta direzione e la responsabilità generale della politica informativa, attribuirgli il potere di nomina dei vertici di tutti gli organismi informativi e riservargli le competenze in materia di segreto di Stato (è possibile istituire la figura dell'Autorità delegata, ad esempio un ministro senza portafoglio che eserciti in via ordinaria alcune delle funzioni spettanti al Presidente del Consiglio).

I poteri di indirizzo, regolazione e controllo dell'attività degli organismi debbono poi essere esercitati da un nuovo Comitato Interministeriale (CIS) dotato di poteri più incisivi – sulle linee di azione degli apparati e sui rapporti di questi con le Forze di polizia, così come in materia ordinamentale e regolamentare - e più ristretto nella composizione rispetto all'attuale (presieduto dal Presidente del Consiglio ne dovrebbero far parte solo i ministri: degli Esteri, dell'Economia,  degli Interni e della Difesa, nonché, se incaricata, l'Autorità delegata).

Pare infine indispensabile, in questo nuovo quadro, dotare delle necessarie competenze l'organismo di coordinamento dell'attività di intelligence (attuale CESIS) che dovrebbe diventare un vero e proprio Dipartimento governativo, braccio operativo indispensabile a rendere effettivi i poteri del Presidente del Consiglio e del CIS.

Il Controllo Parlamentare

Nel momento in cui si propone di rafforzare il potere di direzione ed indirizzo del Governo occorre contestualmente, per una normale esigenza di bilanciamento tra i poteri dello Stato, proporre di rafforzare il potere di controllo del Parlamento; c'è bisogno quindi di un nuovo Comitato parlamentare di controllo che sia: più forte, più snello, più impermeabile.

Il Copaco deve fornire le stesse garanzie di riservatezza che forniscono il Governo e le Agenzie di intelligence.

Il Copaco dovrà svolgere il suo ruolo di controllo mediante la formulazione di quesiti, l'avanzamento di proposte, la sollevazione di rilievi; la legge deve vincolare di più il Governo a rendere conto al Comitato parlamentare, limitando fortemente la possibilità dell'esecutivo di celare le informazioni richiestegli dal Copaco ai casi in cui sussistano effettive e possibilmente comprovate esigenze di tutela della segretezza.

Il Comitato di controllo deve infine poter controllare efficacemente l'organizzazione ed il funzionamento degli organismi informativi.

Le garanzie funzionali

Il legislatore deve definire un quadro di regole certe entro cui gli operatori dell'intelligence possano agire in maniera efficiente, in un ambito di legittimità e senza che lacune normative possano preludere a qualsivoglia forma di arbitrio.

La previsione di garanzie funzionali deve rendere possibile, per gli operatori dei servizi, porre in essere condotte che possano, ove strettamente necessario, anche costituire reati, purchè di non grave entità, una volta definito il necessario procedimento di autorizzazione da parte dell'autorità politica ( il Presidente del Consiglio, supportato in questo da un organismo, ad esempio un Comitato di garanti , che verifichi la corrispondenza tra le condotte alle quali si riferisce il procedimento di autorizzazione e la previsione normativa ).

Compito primario di una riforma della legge in questo ambito deve essere quello di definire con precisione quali debbano essere i reati esclusi da ogni possibilità di violazione, quali sono cioè i beni che non possono essere in nessun modo lesi ( i beni di rango costituzionale e quelli di valore più elevato debbono essere espressamente esclusi ), per gli altri, quelli “violabili” deve valere una speciale causa di giustificazione che tuteli l'operatore che agisce nell'esercizio di compiti istituzionali.

Le competenze  delle Agenzie

Occorre operare una distinzione delle competenze tra i due servizi di intelligence (oggi individuate nella sicurezza militare per il SISMI e nella sicurezza democratica per il SISDE) molto più chiara e moderna rispetto all'attuale.

Tale riforma legislativa deve rispondere all'esigenza di evitare duplicazioni e sovrapposizioni di compiti e funzioni nonché di delineare in modo chiaro ed inequivocabile gli obiettivi di ciascuno dei due servizi.

Per raggiungere tali obiettivi si delineano due possibile strade: la prima, preferibile, porta ad una suddivisone per competenza territoriale (un'agenzia potrebbe operare all'estero per difendere l'indipendenza e l'integrità dello Stato da ogni minaccia proveniente dall'esterno, l'altra opererebbe sul territorio nazionale fronteggiando le minacce provenienti dall'interno); la seconda possibilità è quella di procedere ad una distinzione per temi , per materie di competenza (ad es. spionaggio e controspionaggio).

Pare, come detto, preferibile la prima ipotesi, senza escludere su questo un dibattito ed una ulteriore riflessione, stante il fortissimo intreccio esistente nelle materie trattate dagli apparati di intelligence, che risultano, per molti versi, spesso coincidenti.

In ogni caso, qualunque delle due ipotesi si voglia perseguire, è indispensabile fornire l'organo di coordinamento dell'attività delle due agenzie (attuale CESIS) delle necessarie competenze sul piano legislativo e regolamentare e dei necessari strumenti sul piano delle risorse.

Quella di un più efficace coordinamento è una delle questioni chiave del futuro dell'intelligence; in un contesto nel quale le informazioni abbondano e si moltiplicano freneticamente, dobbiamo puntare sulla capacità degli apparati di coordinare e selezionare al meglio la raccolta delle informazioni; molte, troppe informazioni spesso equivalgono a nessuna informazione.

 
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