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Informare è sempre più pericoloso, giornalisti abbiate coraggio! Contro il terrorismo l'arma migliore è la democrazia. PDF Stampa E-mail

Informare è sempre più pericoloso abbiate coraggio!

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Segr gen. Informazione Senza Frontiere

Scatta l’allarme terrorismo anche in Italia. Si appresta un’esercitazione nella metro di Roma, si stringono i ranghi dell’ intelligence, si sbattono a casa i soliti clandestini delle periferie e si cominciano a invocare le leggi speciali. Dopo l’attentato di Londra c’è già chi si è precipitato a indicarci l’esempio anglosassone della cronaca senza immagini e senza notizie come un modello da seguire per combattere la battaglia contro il terrorismo.

Giornalisti arruolati con l’elmetto. E’ un refrain che ci ronza nelle orecchie da quel tragico 11 settembre e ci ha accompagnato sul fronte irakeno sulla scena della guerra più oscurata e meno testimoniata che la storia dei media abbia conosciuto.

Prendete in mano il libro dell’amico Roberto Reale “Ultime Notizie†dedicato alle vicende dei media statunitensi e inglesi in questi anni di Guerra al Terrorismo. E lì capirete, come a colpi di Patriocts Acts, polpette avvelenate e violente minacce , l’Amministrazione Bush e tutto il potente apparato neocon sia riuscito ad arruolare testate prestigiose come New York Times, Cbs, Washington Post ed a umiliare e licenziare decine di Biagi e Santoro , vincitori di premi Pulitzer , mentre Blair atterrava la mitica BBC. Tutti colpevoli di aver preteso di continuare a fare il proprio mestiere denunciando le bugie sulle armi di distruzione di massa e le motivazioni dell' “Enduring Freedomâ€.

Ora, negli USA, la credibilità dei media è ridotta al lumicino. Personaggi di riferimento del campo liberal come Bruce Springsteen e Robert Redford, accusando giornali e giornalisti di aver tradito i cittadini. Vietato vedere le bare dei marines che tornano a casa, vietato parlare con vedove e genitori, vietato raccontare dei giovani che, come ai tempi del Vietnam, si rifugiano in Canada per evitare di essere rimandati al fronte.

Termini come censura e autocensura tornano ad essere accettabili e accettati nelle redazioni.

In Italia , dove per merito di un fronte editoriale più articolato (anche per involontario merito del monopolista - presidente) , di un’opposizione sociale e politica più compatta e forse anche di una Chiesa che sul tema della guerra non fa sconti a nessuno, la situazione finora , è stata meno pesante.

Tentativi e pesanti attacchi, lo sappiamo, ci sono stati. Le epurazioni di massa alla Rai, certo, il bombardamento ideologico dei nostri neocon , le bugie, le omissioni, il ritiro, quello sì, dei nostri inviati dal fronte irakeno.

Eppoi la battaglia sui codici militari, per il momento bloccata in parlamento, con il tentativo di arruolare davvero gli inviati sottoponendoli alle leggi di guerra come le nostre truppe speciali.

Ma l’attacco finale parte adesso. Vola sulle ali della paura innescata dalle bombe di Londra e anche dalle inconfessabili tentazioni dei nostri governanti che temono la sconfitta.

Quando si parla di leggi speciali , si guarda quasi sempre all’informazione. Che i nostri servizi serrino i ranghi, che si facciano le esercitazioni nei metro che noi italiani non abbiamo mai fatto, che lo Stato si prepari a fronteggiare e, speriamo, evitare nuove tragedie con tutti i mezzi che ha a disposizione. Compreso un compatto schieramento della società italiana su un no netto alla violenza e al terrorismo.

Un no, che è anche un no alla cultura che propone lo scontro al posto del dialogo, la paura al posto della fermezza, la dittatura al posto della democrazia.

Si parla tanto, proprio in queste settimane, della necessità di ricondurci ai valori fondanti della nostra civiltà. A me hanno insegnato che al centro di questo sistema di valori sta la persona umana, che deve essere libera di esprimersi . Con gli anni ho imparato che per essere liberi davvero, bisogna anche avere a disposizione delle informazioni valide su quello che accade nella società e che la democrazia, per essere effettiva, richiede che i cittadini siano in grado di poter giudicare i governanti. Sono orgoglioso di questi valori e della civiltà occidentale che li ha elaborati e trasferiti nei secoli in leggi e comportamenti.

Ora dovremmo cancellare tutto, cadendo nella trappola di Bin Laden ?

L’ONU è a pezzi, la Convenzione di Ginevra è calpestata ogni giorno assieme alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Non sono questi i Libri Sacri della nostra civiltà ?

Non crediamo che giustificare o nascondere carceri speciali e torture sia la via per combattere una battaglia di civiltà. Così, ci pare, vince il terrore.

Scriveva , ai primi del 1800 il presidente americano Jefferson: “ Se mi domandassero di decidere se è meglio avere un governo senza giornali o dei giornali senza un governo , io preferirei senza un attimo di esitazione la seconda ipotesiâ€.

Mi chiedo quale politico nel mondo sottoscriverebbe una dichiarazione simile, un po’ anche per colpa dei media.

Misuriamo dunque quanti passi indietro abbia già fatto la cultura liberale nelle nostre società e ci chiediamo quanti altri ancora rischi di farne.

Noi giornalisti siamo in prima linea in questa battaglia per la difesa dei principi liberali, schiacciati fra neoautoritarismi e terrorismo.

Saltando dopo quarant’anni di carriera dagli schermi della CBS, Dan Rather, uno dei più autorevoli epurati americani, ha lasciato un’eredità ai colleghi giornalisti di tutto il mondo : "Informare è sempre più pericoloso – ha detto – abbiate coraggio ".

Quell'appello mi mette ancora i brividi lungo la schiena.

Non cederemo, Dan, non metteremo quell'elmetto.

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

Contro il terrorismo l'arma è la democrazia


da Pagine di Difesa di Massimo Chiais

Voi, impiegati che andate nello stacco di pranzo a mangiare un kebab da Ahmed all'angolo, che con tre euro scegliete se mettere o no il piccante e la cipolla; voi, mangiatori di couscous, che quando vengono per cena gli amici, accendete le candele e organizzate qualcosa di diverso dalla solita spaghettata; voi, donne occidentali, che al mercato comperate dal sudanese della bancarella la collana con le conchigliette, che a guardarla bene sta un incanto con la gonna marrone e la camicetta etnica da mettere per uscire questa sera; e infine voi, tutti voi, che se vi capita, tamburellate con le dita o battete il tempo quando ascoltate un cd di Kaleb o di Ali Farca Toure: voi tutti, ascoltate! Siete dei vili, dei traditori, degli incoscienti o, nel migliore dei casi, degli illusi.

Perché voi, tutti voi, poveri sciocchi, credete di mangiare il kebab o il couscous, credete di dare un tocco esotico al vostro abbigliamento, credete di ascoltare della bella musica. E quante altre cose fate, senza consapevolezza, e intanto aprite le porte al nemico, al feroce Saladino che, astuto e malvagio, vi adesca per poter sferrare un attacco alle vostre tradizioni, al vostro vivere civile e alla vostra libertà, per portare la barbarie e distruggere una cultura di cui ha paura e trasferire qui, nel paradiso, l'oppressione e il buio della ragione di una civiltà non diversa ma "inferiore".

Non si tratta delle farneticazioni di un pazzo, e neppure di un sermone ispirato da Savonarola. No. E' quanto emerge dalle pagine di alcuni autorevoli testate italiane, all'indomani della strage di Londra, dalle colonne delle quali eminenti giornalisti e uomini politici distribuiscono veleno nel nome di una generalizzazione senza senso, auspicando un autoritarismo pericoloso e anacronistico, buono per introdurre nuove regole antilibertarie e per issare la bandiera di una crociata improntata solo a un odio senza confini e senza logica. E qui sta il pericolo, perché in una società che si picca di essere l'erede dell'illuminismo e di quel bel pensiero kantiano secondo cui per essere veramente liberi occorre "uscire dallo stato di minorità" e scrollarsi di dosso i legacci della superstizione e dell'imposizione coatta, buone solo a produrre una società di idioti, accettare simili affermazioni significa proprio distruggere le basi di quel sistema che questi personaggi dicono di voler difendere.

Un sistema che, si badi bene, non è solo quello democratico, né quello capitalistico o della "ricerca della felicità". Qui si parla di un modo di vivere che va ben oltre l'apparenza di un modo di essere, ma che, al contrario, si identifica con la sostanza del nostro modo di pensare, di vivere, di "essere" occidentali, democratici, liberi. Perché se da un lato è ovvia la condanna di un crimine come quello di Londra, ingiustificabile se non nella mente di un gruppo di pazzi che, come tali, vanno ricercati, scovati, perseguiti, ovvio non è esortare alla "reazione militare" come fa dalle pagine dell'Avanti un politico come Gianni De Michelis, che peraltro pochi giorni prima aveva considerato "giusto" il rapimento da parte della Cia del pur non adamantino Abu Omar, legittimando di fatto la violazione della sovranità nazionale e la pratica successiva della tortura in un carcere egiziano.

Ma ciò che veramente ha in sé qualcosa di gravissimo, pericoloso, drammatico, ai limiti dell'apologia di reato, è l'editoriale di Vittorio Feltri su Libero del 8 luglio, che più di una libera espressione del proprio pensiero, suona come un'esortazione alla guerra contro gli "infedeli". Dove non serve, legittimamente, colpire gli autori e i mandanti di una strage, ma tutti coloro i quali non vengono "da Lugano" ma appartengono a quei "popoli da cui provengono i terroristi", che appartengono "a una civiltà inferiore" e ai quali "apriamo le nostre scuole" cercando "di conquistarci la simpatia degli assassini nella speranza che ci uccidano per ultimi".

Qui non si tratta più di essere o non essere antiamericani, di sposare la causa di qualcuno o di qualcun altro, ma di scegliere tra l'arroganza di guerrafondai da poltrona e la tradizione di una civiltà che - con i suoi pregi e difetti - si è data il Diritto uguale per tutti come fondamento per costruire una società veramente libera, l'equità come base del vivere civile, il dialogo e la diplomazia come strategia per costruire e non solo per distruggere. Costi quel che costi, per un'idea si deve rischiare e qualche volta anche saper perdere. A meno che questa idea, che da decenni ci dicono essere imprescindibile, non sia altro che il comodo paravento dietro al quale nascondere interessi di potere e di supremazia.

Qualcuno ha detto che "una società, che per salvaguardare la sua sicurezza è disposta a rinunciare alla sua libertà nel breve periodo, non merita né la libertà né la sicurezza". E questo non era un vile o un delinquente per amore di Allah, ma niente meno che Benjamin Franklin, uno dei padri della rivoluzione americana, tra gli estensori e i firmatari della Dichiarazione d'indipendenza, definito da Carlyle "il padre di tutti gli Yankee". Suona allora minacciosa l'affermazione di Feltri quando sostiene che "questo spettacolo continuerà finché rifiuteremo di accettare di affrontare il nemico con forza. E finché non accetteremo che più sicurezza significa meno libertà". Meno libertà? Meno libertà non significa andare a fare la spesa tranquilli il sabato pomeriggio nel supermercato sotto casa o salire sulla metropolitana sperando che non esploda.

Meno libertà significa essere trattenuti in galera per accertamenti senza poter avvertire neppure la propria famiglia per 86 ore, come è accaduto alla ventunenne siciliana colpevole di essere andata in Gran Bretagna a manifestare contro il G8; significa sapere che se anche arriveranno tredici malviventi a rapirci sotto casa convinti di aver scovato un "potenziale terrorista" e ci porteranno in Egitto, i politici che dovrebbero rappresentarci inalbereranno la loro spocchia tra un congresso e un party, fregandosene degli elettrodi che ci vengono sistemati ad arte nelle parti più sensibili del corpo; significa non poter esporre una bandiera che rappresenta un valore che dovrebbe essere condiviso da tutti, come la pace, fuori dagli uffici pubblici; significa dover accettare con la forza una legislazione che limita i diritti nel nome dei doveri, lasciando carta bianca a giannizzeri invasati e in odor di supereroismo hollywoodiano, pronti a eseguire ordini che vanno dalla multa per sosta vietata ai voli della morte sull'Oceano. Significa, infine, piegare la testa al potere del più forte, sia questa una iperpotenza oppure un kapò in vena di autoritarismi di bottega, legittimando con il silenzio - o peggio nella convinzione di agire nel nome della sicurezza - la strada verso il totalitarismo.

La nostra strada non è questa, o almeno non è questa la direzione che da secoli ci viene indicata. Nel 1949 - in un'epoca quindi non sospetta - un grande storico come Arnold Toynbee metteva in guardia l'Occidente contro se stesso e la sua mania di occidentalizzazione coatta. "Il Pan-Islamismo dorme - diceva Toynbee nel suo Civiltà al paragone - e tuttavia noi dobbiamo tener conto della possibilità che il dormiente possa svegliarsi, nel caso che il proletariato cosmopolita di un mondo occidentalizzato si ribelli contro la dominazione occidentale e invochi una guida anti-occidentale. Questa invocazione potrebbe avere effetti di incalcolabile valore psicologico, risvegliando lo spirito militante dell'Islam […] perché con esso potrebbe risvegliarsi la eco di un'età eroica". E in modo assai lungimirante aggiungeva: "E' in corso una controffensiva, ma tale movimento contrario non è ancora riconosciuto per quello che è, perché si svolge su un piano diverso. L'offensiva è stata militare, politica ed economica; la controffensiva è religiosa".

Così sono andate a finire le cose, e certamente in questa "età eroica" si riconoscono gli estremisti del fondamentalismo islamico, ostentando, di fronte a un Occidente che orientava i suoi eserciti nella direzione dell'intervento umanitario, un ethos guerriero che trova la sua massima espressione in quello che per noi è un odioso esempio di barbarie e fanatismo, ma viene vissuto altrove come atto eroico: il fenomeno dei kamikaze. Ma attenzione a scagliarsi indiscriminatamente contro tutto e contro tutti. Attenzione ad accettare le provocazioni di una Fallaci o di un Feltri, che la vorrebbe senatrice a vita, quando definiscono "inferiore" la cultura di una società come quella araba, sostenendo che questa ci ha lasciato solo il grido "Mamma li Turchi!", dimostrando una conoscenza storica in odore in analfabetismo.

Questo significa solo banalizzare un problema fingendosi provocatori, convincendosi di rappresentare la vera voce di una società che invece ha saputo e voluto aprirsi a un dialogo costruttivo, aprire la via a un futuro unidirezionale e terribile. Significa non aver capito che la maggioranza di quelli che queste persone considerano nemici, nella realtà vuole vivere in pace come tutti noi e spingerli sempre più nelle braccia di un fondamentalismo e di una esasperazione che diventano, anche se suona terribile il dirlo, giustificabili in una reazione egualmente irrazionale e fanatica.

 
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