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Ancora un intervento sul malessere della categoria Sottufficiali PDF Stampa E-mail

SPIRITO DI CORPO O INDENNITA’ DI CORPO QUESTO E’ IL PROBLEMA

Piano piano, passo passo, giorno dopo giorno si sta sgretolando quel “comune sentire” militare. Sempre più, sembra solo un lavoro come un altro dove l’orgoglio dell’appartenenza verso questo mestiere diventa un optional. Oramai i circoli sono frequentati da pochi, le occasioni d’incontro extralavorative quasi nulle e lo Spirito di Corpo sembra una cosa vuota. Non ci si sente uniti e solidali all’interno di un gruppo di cui si è fieri di appartenere. Contro questa tendenza, all’interno dei vari Reparti, sono nati miriadi Fondi Sociali e Calotte, che già solo la loro proliferazione non possono che confermare la frammentazione tra militari. Questi Fondi, oltre a mandare il telegramma per disgrazie e nascite di figli, a mantenere un sistema di regalie, quando va bene organizzano la cena di fine anno. La partecipazione, forse anche per i vari distinguo, è esigua e debole.

Quella strana idea, di un gruppo che vive una condizione particolare, dove i doveri s’incastrano con le goliardie e l’atteggiamento gioviale che ci rendevano atipici e peculiari, si sta perdendo. Persino la leva, con tutte le riserve di un anno di lavoro perso, non mancava di ricordare positivo il rapporto umano che aveva incontrato all’interno delle caserme. Eppure, per tante ragioni si stava peggio sia economicamente sia per i diritti. Forse era proprio quel “mal comune e mezzo gaudio” che ci legava e ci dava la ragione di ciò che era. Ancora oggi, nelle varie manifestazioni vedere quegli anziani ex Ufficiali e Sottufficiali che portano i labari fanno tenerezza e merito per un’appartenenza profonda al loro essere stati.

A parte, la trasformazione della società la quale si dimostra sempre più estranea a rapporti interpersonali reali a favore di quelli virtuali e di facciata. A parte, la riduzione dei fondi assegnati per il benessere del personale, in quest’occasione mi vorrei soffermare su quel di più che ha contribuito l’amministrazione. La cosiddetta ciliegina sulla torta. Innanzi tutto, con l’inseguimento d’omogenizzazioni, prima parziali e poi totali, dei nostri ufficiali a quelli di polizia e del PI è stato fatto un abile colpo di mano poiché sono riusciti a parificarsi lo stipendio ai colleghi poliziotti tralasciando che loro sono, per lo più, laureati mentre i nostri no, i primi sono inseriti in una piramide a punta, con una piccola percentuale d’ufficiali, mentre per i nostri è arrotondata e in percentuale sono ben più numerosi. Quanti di noi conoscono un Capitano, un Colonnello del CC, chi li ha mai visti, sono rarità come le mosche bianche e quanti ne sono invece nelle FF.AA.? Si aggiunga che per il personale non direttivo, nonostante due riordini delle carriere, tuttora rimane discriminato nei confronti degli omologhi carabinieri e poliziotti. Come mai questo principio d’equiparazione non è stato applicato a tutti? Il gap economico creatosi tra ufficiali e sottufficiali si è notevolmente allargato. E’ inutile precisare che ciò ha acuito una sorta di rottura tra le due categorie. Rottura che non è solo dovuta ad un senso naturale di invidia ma più precisamente ad un modo diverso di percepire la realtà. Non si tratta di poca cosa poiché quando andiamo a fare la spesa, non tanto per noi quanto per i nostri figli, la differenza si fa sentire. La cosa alquanto strana, che puzza di privilegio bello e buono, che una carriera apicale, pseudo-manageriale, usufruisca del principio d’omologazione/equiparazione stipendiale che li garantisce dal non perdere nulla. In effetti, comunque vada, per loro, sarà un successo. In ogni modo, il trascorrere solo degli anni basterà ad appaiare le cose, o si è bravi o si è ciucci tutti avranno la garanzia della stessa carriera amministrativa, senza perdere neanche un “cent”. Come dire “basta la parola”, una volta “benedetti”, con l’imprimatur di dirigente, non c’è bisogno d’altro, se non si avranno i gradi i soldi non si perderanno. Esattamente l’opposto di quello che avviene nel settore privato e lentamente anche in quello pubblico. Lì, il dirigente rischia minuto per minuto, non solo la funzione di capo ma il posto di lavoro stesso. Così se non porta a casa i risultati il Consiglio d’Amministrazione gli dà il ben servito senza tanti problemi. Altro che omogenizzazione!

Il flusso del personale giovane che dava linfa alla vita operativa, si è esaurito da circa dieci anni. Ciò ha provocato l’apatia per un lavoro che non si eleva mai e diventa ripetitivo: la famosa “sindrome dell’ultimo dello statino”, mentre l’allungamento dell’età pensionabile fa sentire il peso di una svolta lontana e indubbia a venire. La Forza Armata non alimentandosi di giovani si trova a gestire una stagnazione nei luoghi di lavoro. Si aggiunga a ciò il riordino delle carriere che ha appiattito le anzianità e le differenze tra un militare e l’altro si giocano sul filo del rasoio. L’Amministrazione come ha pensato di motivare, incentivare questa sensazione profonda d’abbandono? Semplice, con incentivi personalizzati! Differenziando a chi dare o non dare lo Straordinario, l’Alta Valenza Operativa, la Supercampagna, l’incarico, la casa o il trasferimento. Per non parlare delle recenti disponibili trimestrali missioni all’estero dove alcuni per la terza volta si apprestano a partire ed altri restano in lista d’attesa. Non è che prima non esistessero tali bonus ma sono stati svuotati e si tende a svuotarli sempre di più di quella trasparenza e ragionevolezza di essere. Oggi, purtroppo, sempre più mal si comprende perché Tizio invece di Caio e perché Sempronio si becca sempre tutto.  Un po’ come avviene nel settore privato dove gli incentivi, impulsi, compensi, premi e agevolazioni “ad personam” giocano sulla gestione e motivazione del personale.  Nel nostro piccolo anche noi avevamo ed abbiamo un sistema, forse anche bizantino, di premiazioni e punizioni che tendono a correggere o incentivare comportamenti. Note caratteristiche, avanzamenti, punizioni, Ricompense e distinzioni onorifiche militari hanno avuto sino ad oggi la loro logicità. Elogi, Encomi e Medaglie sono delle forme di riconoscimento che mirano ad affermare una convinzione interiore e profonda. Pur con tutti i difetti, questi incentivi e correttivi vanno a toccare la parte intima sia di chi li riceve sia di chi non li ottiene. Ma, quando andiamo a monetizzare quell’incentivo fino a che punto in noi militari non provoca uno sconvolgimento di quel sentire comune d’appartenenza?

L’ultima in ordine di arrivo di queste incentivazioni “ad hoc” è quella relativa all’Indennità di Capo Nucleo e Capo Sezione (altro regalino per Uff. poiché la maggior parte sono loro). Sembra poco ma differenziare di 100 Euro, per stipendi come i nostri, gli effetti collaterali non sono da sottovalutare. Si tenga conto ad esempio che laddove il nucleo è composto di 2, 3, 4 persone il lavoro, sino ad oggi, è stato suddiviso in modo naturale, tanto il Capo quanto gli addetti hanno cercato di portare avanti l’attività con il buon senso e quella peculiarità tutta militare. Così, all’interno d’ogni Nucleo, mentre gli “addetti” portavano avanti anche i lavori più umili fuori delle mansioni proprie, il “Capo” aveva le sue prerogative, era titolare di alloggio ASI, si pagava lo straordinario, sceglieva il periodo di ferie, ed era esonerato da servizi e incombenze interne. Fino ad oggi è sembrato che le ragioni tra il dare e l’avere si equilibrassero con naturale predisposizione. Tanto è vero che in mancanza del Capo Nucleo (per ferie, malattie, Aspettative) il lavoro è sempre andato avanti egregiamente in eguale misura.  Se il Nucleo era ben più numeroso (10-20 persone) la funzione di Capo assorbiva quasi esclusivamente quelle incombenze burocratiche amministrative come l’aggiornamento tecnico cartaceo, le note caratteristiche, la gestione del personale di permessi e licenze che lo esoneravano dal lavoro proprio di cui si occupavano gli addetti. Anche in questi Nuclei, più sostanziosi, al mancare del Capo l’attività né calava, né è stata qualitativamente inferiore. D’altra parte il lavoro in forza armata, com’è giusto che sia, è perfettamente schedulato ed ognuno conosce la propria attività lavorativa a prescindere da tutto il resto. L’attività deve andare avanti in ogni condizione e tempo. Il principio d’anzianità in qualche modo è stato quella valvola di sicurezza che in mancanza del responsabile, qualcun altro, in qualunque momento è stato in grado di prendere le medesime decisioni. Vi è sempre stato un continuo coinvolgimento tra il più anziano e quello più giovane. Un po’ come siamo abituati a vedere nei film dove le pattuglie di pronto d’intervento al perire del Capo, il più anziano prende il suo posto. Colui che va avanti e dirige i movimenti ha sempre assicurato le spalle da qualcun altro che sta dietro e viceversa. Va inoltre detto che alla funzione di Capo Nucleo corrispondeva, nella stragrande maggioranza dei casi, al grado più anziano nell’ambito di quel gruppo e quindi in qualche modo era comunque pagato maggiormente.  Per quale motivo da oggi in avanti bisogna prendersi briga e salvare le spalle a chi sta in prima fila ed in un certo qual modo è pagato proprio per quella funzione? Già i primi ritornelli, ancor prima che l’emolumento sia erogato realmente, serpeggiano tra il personale “..da oggi farò semplicemente l’addetto..” e d’altra parte “..ed io faro il Capo..”. E’ in quest’anteprima di un rapportarsi l’uno all’altro, dove ognuno si trova a difendere un ruolo, che la frattura è intrinseca. Ma cosa significano questi modi di dire? Di certo non si riferiscono al lavoro in se stesso, questo non sarà toccato ed ognuno continuerà a fare la sua parte, ma a qualcosa di più profondo ed interiore, qualcosa che insidia l’armonia di sentirsi nella stessa barca, “l’idem sentire” che ai politici piace tanto richiamarsi quando si riferiscono alle proprie truppe.

Molto probabilmente, prima si poteva moralmente accettare che chi si trovasse in condizioni economiche più sfavorevoli usufruisse d’alloggio, prima si poteva accettare che il diritto ad essere trasferito vicino a casa aspettasse, nell’ambito di una valutazione più ampia, comunque al collega più anziano, al Capo Nucleo in virtù di una sua anzianità si poteva riconoscere i suoi privilegi quotidiani, mentre prima si era uomini d’arma usi al lagno ma in fondo fratelli oggi questi sentimenti sono destinati a sparire. S’innesteranno nuove affettività, più pratiche, più individuali, meno solidali che si riferiscono a se stessi e non al gruppo di appartenenza.

A volte si ha la sensazione che, mentre prima avevamo una mimetica uguale per tutti ed i gradi differenziavano mansioni, responsabilità e competenze oggi, c’è chi ha una mimetica impermeabile ai colpi e con aria condizionata e chi quella sintetica, leggera d’inverno e pesante d’estate. In questa percezione va da sé che lo spirito unitario, quel “mal comune mezzo gaudio” sparisce e va a farsi benedire. Non solo si perde questa “fratellanza” ma al suo posto s’inserisce e pervade quel senso umano d’invidia e competizione quasi mai corretta. In effetti, come si può intimamente accettare una differenziazione economica così corposa, per un lavoro che si differenzia più nella formalità che nella sostanza? Si ha la sensazione dell’adagio “armiamoci e partite”. Quella figura romantica del comandante, che mangiando con la truppa ripeteva “ottimo e abbondante”, rimane solo un ricordo degli ex colleghi che inneggiano i Labari oppure di qualche film di propaganda militare. Non solo perché nessuno si degnerebbe di farlo ma nell’eventualità che qualcuno lo facesse sarebbe un’azione sentita come il massimo dell’ipocrisia. Molto probabilmente sparirà anche quel modo di dire tutto militare “siamo nella stessa barca” perché non ci sarà un’unica barca ma tante scialuppe.

Non solo sarà più facile “guardarsi in cagnesco” in queste condizioni, dove assommati tutti questi benefit, omogenizzazioni, casa, straordinari, Indennità supercampagna, trasferimenti, missioni all’estero e quest’ultima Indennità di Capo Nucleo, ci porterà a pensare che addirittura non si faccia lo stesso lavoro. Ho l’impressione che in qualche modo si stia cercando di scimmiottare, per alcuni versi, il settore privato dimenticando alcuni valori fondanti tra militari come lo Spirito di Corpo. In effetti, come è possibile affidarsi la vita l’un l’altro con queste premesse? Se nella ditta le spaccature tra il personale sono gioco forza affinché nella competizione individuale, la produttività aumenti non so se aumenterà la nostra ma lo Spirito di Corpo quello diminuirà!!

 

Kronos il lupo della Sila

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

N. d. R. :
Probabilmente la situazione rappresentata non è esaustiva e non tiene conto di tutti i punti di vista in materia, ma sicuramente è un valido spunto per poter avviare un franco e sereno dibattito sulla questione al fine di poter individuare e prospettare possibili soluzioni.

 
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