Pensioni e stato sociale di Betty Leone Segretaria Generale dello SPI Sindacato pensionati CGIL
La sostenibilità del sistema previdenziale non può essere
affrontata solo dal punto di vista contabile, ma necessita di un insieme di
politiche capaci di affrontare in maniera organica i problemi posti
dall'invecchiamento della popolazione. Se non si vuole subire passivamente
l'idea che l'aumento degli anziani produce una maggiore richiesta di prestazioni
sociali e sanitarie, che rende insostenibile la spesa per il welfare
universalistico, è necessario affrontare la questione da un altro punto di
vista.
Da 15 anni il sistema pensionistico italiano viene sottoposto
a continui rimaneggiamenti ed ogni volta si parla con grande enfasi di "riforma
delle pensioni". In realtà se si esclude la così detta "riforma Dini", che ha
cambiato le regole di calcolo per i trattamenti pensionistici ed ha tentato di
armonizzare diversi sistemi previdenziali pubblici e privati, non sempre con
successo, si è sempre trattato semplicemente di ridurre la spesa pensionistica.
Le istituzioni economiche internazionali considerano infatti
la riduzione della spesa pubblica elemento fondamentale per mantenere la
competitività e conseguentemente la crescita. Spingono perciò verso il
superamento del welfare state, così come lo abbiamo conosciuto in Europa. In
questo clima culturale, che negli ultimi anni ha condizionato le scelte
politiche di destra e di sinistra, perdono senso anche domande semplici come
queste: se l'attesa di vita aumenta e la popolazione anziana cresce, diminuire
la spesa pensionistica non porterà ad un impoverimento progressivo di una larga
fascia di popolazione? In che modo questo fenomeno inciderà sulla domanda
interna e sull'economia in generale?
La sostenibilità economica dei sistemi previdenziali non può
essere un problema astratto, separato dalle possibili conseguenze sociali. E'
altissimo il rischio che anche il "tavolo" di concertazione di gennaio, che
dovrebbe occuparsi di ristabilire l'equità nel sistema previdenziale, sia
fortemente condizionato dall'obiettivo di ridurre la spesa pensionistica.
Proprio per questo timore il sindacato, giustamente, ha chiesto che non si
discutesse di previdenza nella legge finanziaria e si rinviasse a gennaio un
confronto sull'insieme del sistema in modo da affrontare non solo la riduzione
del così detto scalone, ma anche il rafforzamento della tutela previdenziale
pubblica per le giovani generazioni, il ripristino di una flessibilità in uscita
dal mercato del lavoro, come previsto dalla legge Dini, la rivalutazione delle
pensioni che da 14 anni subiscono una continua erosione.
E' evidente che la concitazione, o piuttosto la confusione,
che ha caratterizzato il cammino della legge finanziaria, non avrebbe potuto
garantire una discussione seria su una materia così complessa e ricca di
implicazioni sociali. La sottoscrizione del "memorandum" è stato perciò un
onesto modo per rinviare il problema ad un tempo più favorevole. Ora però questo
tempo è arrivato e non è affatto scontato che sarà favorevole se si tiene conto
delle differenti opinioni presenti nella coalizione di governo e dell'insistenza
della banca Europea sulla necessità di ridurre la spesa pensionistica.
Su tutti i giornali, in particolare sul "Il Sole 24 ore", si
pubblicano previsioni disastrose sul futuro degli Enti previdenziali e si
indicano due misure inevitabili: l'aumento dell'età pensionabile e la riduzione
dei coefficienti di calcolo delle pensioni. In realtà l'aumento dell'etÃ
pensionabile a 60 anni per uomini e donne è stato già deciso dal precedente
Governo e sarà in vigore dal 2008 se non si interviene con una nuova normativa.
Del resto a fronte di un'attesa di vita aumentata può sembrare del tutto
ragionevole proporre un allungamento della vita lavorativa se non fosse che in
tutta Europa , e anche in Italia, si assiste all'incremento dell'espulsione
precoce (50/55 anni) dal mercato del lavoro.
Persino gli Enti pubblici considerano i cinquantenni soggetti
sui quali non è utile investire per la formazione o per gli avanzamenti di
carriera. Lo stesso avviene nelle imprese private, dove il mito del "giovane
intraprendente" è stato alimentato anche dal minor costo dell'occupazione
giovanile dovuto sia alle possibilità di applicare i contratti atipici con
minori costi contributivi, sia alla politica di incentivazione che ha favorito
la sostituzione della manodopera più anziana.
In questa situazione è evidente che l'innalzamento legale
dell'età pensionabile produrrebbe solo un aumento di soggetti privi di reddito,
non più lavoratori e non ancora pensionati, senza intervenire affatto sui
fenomeni che impediscono una più lunga permanenza nel mercato del lavoro. La
sostenibilità del sistema previdenziale non può essere affrontata solo dal punto
di vista contabile, ma necessita di un insieme di politiche capaci di affrontare
in maniera organica i problemi posti dall'invecchiamento della popolazione.
Se non si vuole subire passivamente l'idea che l'aumento
degli anziani produce una maggiore richiesta di prestazioni sociali e sanitarie,
che rende insostenibile la spesa per il welfare universalistico, è necessario
affrontare la questione da un altro punto di vista. L'aumento dell'attesa di
vita è un fenomeno strutturale delle società avanzate prodotto dall'aumento
della ricchezza complessiva ma anche dalla possibilità per tutti di accedere
alla forme di protezione sociale (assistenza sanitaria - previdenziale -
istruzione ecc.).
Questo spiega perché l'attesa di vita sia maggiore in Europa
che negli Stati Uniti dove c'è maggiore ricchezza ma minore protezione sociale.
Sarebbe paradossale proporre come soluzione al problema proprio la riduzione di
quel welfare state che ha prodotto maggior benessere e quindi allungamento del
tempo di vita. Bisogna invece accettare che l'invecchiamento della popolazione
richiede una diversa politica sociale ed economica, una diversa redistribuzione
della ricchezza, un diverso modello di sviluppo in cui la competizione avvenga
più sulla qualità sociale che sulla quantità di beni prodotti.
In questo quadro sarebbe possibile affrontare un'uscita
flessibile e graduale dal mercato del lavoro che intrecci lavoro e impegno in
attività di coesione sociale, attraverso forme di part-time durante il quale sia
possibile usufruire di una quota della pensione maturata in modo che il sistema
previdenziale abbia meno costi e il lavoratore mantenga un reddito adeguato. Si
potrebbero in tal modo risparmiare risorse pubbliche da utilizzare per il
sostegno alla previdenza dei giovani e dei lavoratori discontinui, e nello
stesso tempo valorizzare il significato economico di tutte le attività di cura
delle persone, dell'ambiente, della memoria che già gli anziani fanno e che
potrebbero essere incentivate. Bisogna insomma costruire un nuovo patto
intergenerazionale che dia ai giovani più sicurezza e più possibilità di
esercitare la propria intelligenza e la propria creatività e agli anziani la
possibilità di partecipare attivamente alla costruzione del benessere.
Per gli uni e per gli altri è necessaria innanzitutto la
garanzia di un reddito dignitoso. Per tutte le questioni esposte fin qui, io
considero fuorviante un dibattito sulle pensioni tutto incentrato sull'aumento
legale dell'età pensionabile e sulla diminuzione dei coefficienti di calcolo.
Nel primo caso, infatti, si risponde all'estrema flessibilità dei percorsi
lavorativi, con una rigidità del sistema pensionistico che non corrisponde
affatto alle modificazioni del mercato del lavoro. Ritengo peraltro che sia
inadeguato anche il ricorso al correttivo operato in base all'usura provocata
dal lavoro svolto, che è un criterio importante, (è indiscutibile che non tutti
i lavori sono uguali e non tutti sopportabili per molti anni) ma insufficiente
ad affrontare le questioni poste dall'andamento demografico.
Nel secondo caso l'abbassamento dei coefficienti di calcolo
peggiora ulteriormente le prospettive previdenziali delle giovani generazioni
che già ora non sono brillanti: le vere questioni lasciate aperte dalla riforma
Dini sono infatti due. La prima è che nel sistema contributivo in cui
l'aumentare della pensione è strettamente correlato con la quantità di
contributi cumulati, tutti i lavoratori discontinui e a bassa retribuzione , e
in particolar modo le lavoratrici che sono concentrate in queste tipologie di
lavoro, rischiano di avere una pensione pubblica inferiore all'assegno sociale.
La seconda, è che le pensioni, dal '92 quando si eliminò l'aggancio automatico
alla dinamica salariale, non hanno più avuto sistemi efficaci di salvaguardia
del loro potere d'acquisto, perdendo dal 10 al 30% del loro valore. E' evidente
che questo problema è particolarmente serio dal momento che, fortunatamente,
l'attesa di vita continua a crescere.
Non ha senso, dunque, pensare che sia possibile stornare
risorse dal sistema previdenziale al finanziamento degli ammortizzatori sociali,
come auspicano alcuni economisti e anche qualche politico. Se la
riorganizzazione della spesa previdenziale permettesse risparmi questi
andrebbero necessariamente reinvestiti nella soluzione dei problemi sopra
esposti.
Se le considerazioni che ho fatto fin qui sono vere, la
trattativa di gennaio dovrà assumere come linee guida l'uscita flessibile dal
mercato del lavoro, con incentivi per un prolungamento volontario della
permanenza al lavoro, e politiche di invecchiamento attivo per includere gli
anziani in un progetto di sviluppo sostenibile. La vera domanda, infatti, non è
se potremo assicurare sostenibilità economica al sistema previdenziale, ma se
sapremo assicurare sviluppo, benessere, speranze per i giovani anche in una
società che invecchia.
Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.
**********************************************************
clicca quì per visualizzare l'articolo del Messaggero del 17 gennaio 2007 ***********************************************************
clicca quì per visualizzare il comunicato del Cocer AM sulla prospettiva di riforma delle pensioni per il settore pubblico *********************************************************** |