Il Parlamento dice NO alla riforma del codice penale militare di guerra |
Governo battuto. No alla riforma del codice penale militare di Red (rassegna da l'Unità on line)
Governo battuto, in Commissione difesa alla Camera, sul disegno di legge di riforma dei codici militari. Un emendamento di Elettra Deiana, di Rifondazione comunista, è stato approvato per diciotto voti contro diciassette e, come Martin che per un punto perse la cappa, anche la controriforma dei codici ha perso la testa. L'emendamento sopprime solo sette parole dello sterminato provvedimento: «e del codice penale militare di guerra». Tanto basta per togliere al governo la delega a riformare, oltre al codice penale militare di pace, anche quello di guerra. Una vera e propria controriforma, che postulava una sorta di tempo di guerra permanente cancellando la norma costituzionale che affida al Parlamento le decisioni sulla guerra e sulla pace. «È stata un' importante prova di condivisione da parte dell'Unione che ha votato compattamente contro un provvedimento che tocca questioni fondamentali come quelle dei diritti e della libertà di stampa» commenta Elettra Deiana il risultato del voto sul suo emendamento (firmato anche da molti parlamentari del centro sinistra). «È un provvedimento molto importante - aggiunge - che rischiava di passare inosservato. Si tratta di una delega che veniva data al governo per riformare i codici penali militari sia dia guerra, sia di pace. Con l'emendamento che porta la mia firma è stata ridotta questa delega al solo codice militare di pace. Di quello in tempo di guerra non se ne potrà più occupare». «Per oltre un anno - racconta ancora Elettra Deiana - io e Silvana Pisa dei Ds abbiamo condotto una battaglia contro questo testo. Oggi alla fine siamo riusciti a mandare sotto la maggioranza. Eravamo infatti 18 a 17. Con il via libera all'emendamento l'intera delega ha perso la sua ratio...» Un'opinione, quest'ultima, condivisa sia pure con motivazioni opposte, dal presidente della commissione, Luigi Ramponi, di Alleanza nazionale, già direttore del Sismi e comandante della Guardia di finanza. «È passato un primo emendamento non rilevante ai fini dell'impianto della legge - precisa Ramponi - il secondo invece è molto rilevante perchè abroga l'articolo 4 che in sostanza delega il Governo a rivedere il codice penale militare di guerra». Dopo il voto Ramponi ha sospeso la seduta: «mi è stato chiesto di sospendere la seduta per una rivisitazione del testo che ovviamente viene sconvolto». Ovviamente l'opposizione esulta per questo voto, molto importante perché la maggioranza al senato aveva blindato il testo e alla Camera aveva tentato di farlo passare in fretta e in sordina. Contro il nuovo codice si erano espressi molto durante sia i Cocer delle Forze armate, sia la Federazione della stampa e molte Ong, che protestavano perché nel testo sono contenute norme che sottopongono alla legge penale militare giornalisti e cooperanti quando si trovano in zona di operazioni. Per giovedì pomeriggio, la Federazione della stampa ha organizzato un dibattito proprio su questi temi, dibattito che adesso potrà cominciare con una buona notizia. «Sulla riforma del codice militare penale è stata sconfitta la protervia e l'arroganza del governo». È il commento di Giuseppe Molinari, capogruppo della Margherita in commissione Difesa alla Camera sul voto che ha cancellato la delega al governo in materia. «L'approvazione in avvio del dibattito in commissione dei nostri primi due emendamenti muta completamente il profilo giuridico nonchè tutto l'impianto normativo della delega rispetto alla impostazione data dal governo. È la inevitabile conseguenza - aggiunge Molinari - del rifiuto della richiesta di dialogo e di confronto di merito sui problemi del provvedimento sollevati anche nel corso delle audizioni». «Noi non mettiamo in discussione la necessità di una riforma - conclude l'esponente dielle - ma non è certo la riforma immaginata dal governo quella che serve al nostro ordinamento». «Appena si è cominciato a votare sul nuovo codice penale militare la maggioranza è andata sotto. Dopo l'approvazione dei primi due emendamenti dell'opposizione la seduta è stata sospesa». Lo sottolinea Marco Minniti responsabile Ds per i problemi dello Stato. «L'impostazione del governo - commenta - sulla quale si è manifestata una larga contrarietà da parte dei Cocer, di tantissime organizzazioni non governative, della Federazione Nazionale della Stampa e finanche di alcuni settori della magistratura militare e sulla quale il centrosinistra ha presentato numerosi emendamenti dando corpo alla proposta di un progetto alternativo, non ha retto neppure ai primi passi in sede di commissione. Con il voto di oggi di fatto viene colpito al cuore il disegno di legge che il governo intendeva approvare alla Camera senza modifiche così come era passato, con i soli voti di maggioranza, al Senato». «Un disegno di legge - aggiunge - sbagliato e pericoloso che colloca l'Italia in una posizione eccentrica rispetto agli altri Paesi europei. Si tratta di norme che intervengono su materie che decidono sui diritti fondamentali dei cittadini, sul concetto stesso di pace e di guerra e incidono profondamente sulla vita del personale militare. Il governo e la maggioranza riflettano sul fatto che su provvedimenti così importanti non si può procedere nè in fretta nè a colpi di maggioranza. Riflettano e operino una significativa correzione di rotta». «Una vittoria contro la prepotenza della destra». Lo dice Paolo Cento, coordinatore dei Verdi, esprime soddisfazione per il voto sulla delega al governo per la riforma del codice militare di guerra. Un voto che Cento definisce «un goal dell'opposizione, che ha recepito la preoccupazione della società civile, in particolare della Fnsi, per una norma fortemente lesiva della libertà di informazione, rispedita così al mittente. La maggioranza ora faccia autocritica per questo tentato blitz». I pericoli della guerra
infinita Cerchiamo di capire meglio novità e pericoli. È una legge che tocca i militari (ed il Cocer, il “sindacato†delle forze armate è stato durissimo durante l’audizione alla Camera della scorsa settimana), ma che incrocia pesantemente anche chiunque abbia a che fare con le forze armate. I giornalisti, ad esempio, che seguono le operazioni in Iraq. Anche loro sono sottoposti alla giurisdizione militare e se danno notizie non autorizzate dai comandi possono essere processati. O i dipendenti civili della difesa, che ne sono soggetti se sono addetti ad attività connesse con eventuali operazioni militari all’estero. Ad esempio gli operai di un’officina dove si riparano gli elicotteri destinati all’Iraq. O ancora le guardie giurate, quelle che adesso fanno la guardia ai depositi e alle caserme al posto dei marmittoni di leva che non ci sono più. La guerra infinita La legge non è uguale per tutti Libertà vo’ cercando Adesso anche questo sarà archiviato. È reato militare, dice l’articolo 3, «la raccolta o la partecipazione in forma pubblica a sottoscrizioni per rimostranze o protesta in cose di servizio militare o attinenti alla disciplina». Pena, una bazzecola: «reclusione militare non inferiore nel minimo a tre anni e non superiore nel massimo a sette anni». Codice Militare: stampa e ONG "arruolate" per leggedi Cinzia Cislaghi (Social Press) L'Italia si sta rapidamente adeguando ai nuovi scenari internazionali. A novembre 2004 il Senato ha approvato la legge delega al Governo per la revisione delle leggi penali militari di pace e di guerra, nonché per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare. Il testo, dopo essere stato in parte modificato dalle commissioni difesa e giustizia della Camera, è ora pronto per essere esaminato in aula, dove la discussione inizierà il 21 febbraio. Tale provvedimento introduce un disegno di riforma ambizioso che mira alla quasi completa riscrittura dei Codici penali militari di pace e di guerra ed introduce incisive modifiche nell'ordinamento giudiziario militare. Due sono le linee guida che orientano l'intero progetto: la prima è l'esigenza di ridurre l'area di controllo di legalità affidata alla giurisdizione ordinaria, incrementando la competenza della giurisdizione militare, attraverso la "militarizzazione" dei reati comuni commessi da militari; la seconda è l'esigenza di abbassare la soglia fra pace e guerra, riesumando le leggi di guerra ed estendendone l'applicazione, resa, in certi contesti, automatica. All'interno di queste due esigenze si colloca l'orientamento di confermare, se non addirittura di ripristinare le norme più dure in tema di disciplina militare. All'art.3, nei principi direttivi che dovranno guidare la revisione del codice militare di pace, sono annoverati tra i reati da "riordinare" tutti quei comportamenti che afferiscono alla: " disobbedienza individuale e collettiva" ossia tutte le forme di sciopero e le attività ad esso connesse (di promozione, organizzazione e direzione); oltre alla raccolta o la partecipazione in forma pubblica a sottoscrizioni per rimostranze o protesta in cose di servizio militare o attinenti alla disciplina; con pene che possono arrivare fino a 7 anni per gli organizzatori. Il testo uscito dall'esame in Senato conteneva
un passaggio così palesemente incostituzionale, che la stessa maggioranza
proponente, in sede di riesame in commissione alla Camera, ha dovuto fare un
passo indietro. Si prospetta un ampliamento enorme dei reati
militari e della potestà di intervento della magistratura militare e della
militarizzazione estrema di tutta quanta la materia giuridica. Quanto alla libertà di stampa e al diritto di informazione, lo scopo della delega sembra proprio quello di ridurli drasticamente , anche là dove vi siano operazioni militari in situazioni di guerra non finalizzate alla difesa del territorio nazionale del nostro paese. Ma che sono finalizzate a tutte quelle operazioni relative alle nuove forme di guerra permanente a cui stiamo assistendo e alle quali l'Italia partecipa!. Per effetto delle nuove norme diventano "operativi", cioè pienamente in vigore anche gli articoli 72 e 73 del codice penale militare italiano là dove la legge recita che viene punita "l'illecita raccolta, pubblicazione e diffusione di notizie militari". Viene punito con la reclusione militare, viene cioè affidato ad un carcere militare, chiunque "procura notizie concernenti la forza, la preparazione o la difesa militare, la dislocazione o i movimenti delle forze armate, il loro stato sanitario, la disciplina e le operazioni militari e, ogni altra notizia che, essendo stata negata, ha tuttavia carattere riservato". Chi verrà accusato di questi "reati" potrà essere condannato ad una pena variante tra i 2 e i 10 anni di carcere militare. Se poi queste notizie verranno "divulgate" la pena potrà essere raddoppiata e arrivare fino a 20 anni di carcere! mercoledì 16 febbraio 2005 ********************************************************
Giovedì 17 febbraio 2005 alle ore 17 presso la Sala Walter Tobagi della Federazione Nazionale della Stampa in C.so Vittorio Emanuele 349, Roma si terrà un incontro sul tema L’iter legislativo della legge delega al governo per la riforma dei codici militari di guerra e di pace e le sue conseguenze. Intervengono: Paolo Serventi Longhi, (segretario generale FNSI), Gabriele Polo (direttore « il manifesto »), Fabio Alberti (presidente « Un Ponte Per.. »), Maria Cuffaro (giornalista RAI), Claudio De Fiores (costituzionalista), On. Elettra Deiana (PRC), On.Silvana Pisa (DS) e ad altri parlamentari, esponenti del Cocer, dell’associazionismo e giornalisti. Il rapimento della giornalista italiana Giuliana Sgrena ha reso chiaro a tutti quanto sia importante la libertà di stampa, quella del « non scrivo se non vedo », quella delle piccole grandi vicende che annegano sempre nella Grande Storia scritta dai cosiddetti « vincitori ». Proprio in questi giorni la Camera dei Deputati si accinge a discutere una ipotesi di legge delega che , se approvata in via definitiva dopo aver già passato l’esame al Senato, negherà ai giornalisti (e non solo) la possibilità di informare in modo completo e diretto dalle zone di guerra, applicando attraverso la riforma del codice militare di guerra (e di pace) una censura preventiva. Giornalisti, membri di ONG e chiunque decida di diffondere « verità scomode » si troverebbe, pertanto, nella condizione di dover non vedere, non sentire e non parlare. Per impedire questo riteniamo fondamentale chiamare alla mobilitazione generale . Adesioni: Campagna contro la riforma dei codici militari di guerra e di pace Per adesioni e informazioni :
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www.ostinatiperlapace.org Comunicato: Bloccata temporaneamente l'iter della legge sui codici militarivenerdì 18 febbraio 2005. Carissime, carissimi In commissione difesa e giustizia è passato un emendamento che ha bloccato -temporaneamente- la calendarizzazione in aula della legge delega sui codici militari, precedentemente prevista per il 21 febbraio. Sarebbe molto importante riuscire ad avere, fin dall'inizio della prossima settimana, degli ordini dei giorno degli enti locali (municipi, comuni, province e regioni) contro le legge delega sulla revisione dei codici di guerra e di pace (e contro tutto quello che significa: ordinarietà della guerra, limitazioni della libertà d'informazione della stampa e dei diritti dei cittadini militari, ecc.) sulla falsariga dell'odg del Comune di Roma. Bisognerebbe poi far pervenire (via fax o email) gli odg almeno a: Presidente della Camera Presidente Commissione Difesa Presidente Commissione Giustizia E pensiamo sia altrettanto importante l'espressione di contrarietà a questa legge manifestata dalle associazioni. Grazie fin da ora per l'attenzione Buon lavoro e a presto Elettra Deiana e Silvana Pisa Documento Comune di Roma IL CONSIGLIO COMUNALE DI ROMA Premesso che il Comune di Roma, al comma 2 dell'art.1 del suo Statuto, si impegna a "promuovere il dialogo, la cooperazione e la pacifica convivenza tra i popoli"; che l'art.2 della legge 26 febbraio 1987 n.49 prevede espressamente che Regioni, Province autonome ed Enti Locali possano svolgere attività di cooperazione con Paesi in via di sviluppo; che il successivo art. 12, comma 1, dello Statuto prevede la valorizzazione di associazioni e organizzazioni del volontariato; che negli ultimi anni il Comune di Roma ha spesso collaborato con le suddette associazioni, sia appoggiandone progetti e campagne sia coinvolgendole in proprie iniziative su tematiche di solidarietà internazionale e cooperazione (si ricordano in particolare i cinque Forum sul Debito Internazionale in Campidoglio, i due Summit dei Premi Nobel per la Pace, la Campagna contro la pena di morte e quella contro le povertà del mondo); che con Deliberazione Consiliare n° 144 del 17 ottobre 2002 il Comune di Roma ha previsto l'"Istituzione del Comitato Cittadino per la cooperazione decentrata"; che il Comitato per la cooperazione decentrata ha attivato, come da art. 9 del suo regolamento, quattro tavoli di lavoro tra i quali il tavolo "Pace come elemento caratterizzante le attività di solidarietà internazionale"; CONSIDERATO CHE Il Tavolo "Pace come elemento caratterizzante le attività di solidarietà internazionale", nel corso degli incontri periodici con i rappresentanti dell'Amministrazione Comunale, ha espresso preoccupazione per quanto previsto dalla proposta di "Legge delega al Governo per la revisione delle leggi penali militari di pace e di guerra, nonché per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare" prevista in discussione alla Camera il prossimo 21 febbraio (n. 5433), in particolare in riferimento ai potenziali effetti distorsivi che quanto in essa previsto potrebbe avere sugli interventi di solidarietà internazionale realizzati dalle associazioni non governative, nonché sull'accesso e la diffusione di informazioni ad essi attinenti; che anche la Federazione Nazionale della Stampa ha espresso la preoccupazione per le conseguenti potenziali limitazioni alla libertà di informazione che ne potrebbero conseguire; che l'art. 3, c.1, lettera a), punto 3 di detta Legge prevede che "agli effetti della legge penale militare per luogo militare si intendano le caserme, le navi e gli aeromobili militari, gli stabilimenti militari e qualunque altro luogo dove i militari si trovano, anche se momentaneamente, per ragioni di servizio;" e delle difficoltà che tale generica definizione potrebbe generare nello svolgimento delle funzioni del Comune e di altri Enti locali in merito alla gestione del territorio; IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA A seguire con la massima attenzione l'evoluzione legislativa di detta proposta e a porre in essere le azioni necessarie per rendere partecipi di tali preoccupazioni tutti i parlamentari e le parlamentari impegnati nell'esame di tale provvedimento. Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici. |