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L associazione Ficiesse alla 2^ Assemblea Congressuale Straordinaria *** La relazione del Presidente del Direttivo Nazionale PDF Stampa E-mail

Associazione Finanzieri Cittadini e Solidarietà - Ficiesse

 

COMUNICATO STAMPA

 

L ASSOCIAZIONE DEI FINANZIERI E  RIPARTITA,

IL COLONNELLO GERMI RITORNA SEGRETARIO GENERALE

 

 

Si è tenuta oggi, a Bologna, la 2^ Assemblera Congressuale straordinaria dell Associazione Finanzieri Cittadini e Solidarietà – Ficiesse- che ha proceduto allelezione del nuovo Direttivo e della Segreteria nazionale.

Sono stati eletti Segretario Generale il colonnello Carlo Germi e Presidente del Direttivo Giuseppe Fortuna.

Ficiesse ha ripreso le attività dopo un periodo di rallentamento dovuto all esigenza di conformare il proprio statuto alle indicazioni pervenute dal Consiglio di Stato che aveva avvertito che, in caso contrario, l Associazione avrebbe potuto essere considerata di natura sindacale.

Ora, con le modifiche apportate, non sussistono più dubbi e sono potuti rientrare tutti i componenti finanzieri, compreso il colonnello Germi, e sono state riattivate le 26 sezioni provinciali presenti sul territorio nazionale.

Nella mattinata c è stato un vivace dibattito sul tema -Con i diritti, le riforme-, al quale hanno partecipato, insieme a Ficiesse, anche le associazioni AMID, Assodipro, Unarma e Pastrengo.

Nel prosieguo, hanno preso la parola gli onorevoli Alfiero GRANDI (DS), già Sottosegretario di Stato alle Finanze nella precedente legislatura, Enzo RAISI (AN), della X Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, e Giuseppe LUMIA, già presidente della Commissione parlamentare antimafia; quindi hanno parlato Maurizio DORI e Salvatore RULLO, delegati per la categoria ispettori, rispettivamente, dei Cocer della Guardia di Finanza e dell Aeronautica militare.

Il dibattito è stato aperto dal presidente di Ficiesse, Fortuna, che ha affrontato, in particolare, il tema della riforma della normativa sulla rappresentanza militare e ha evidenziato l urgenza di un nuovo sistema che riconosca l autonomia dalla gerarchia dei rappresentanti del personale e reali tutele collettive e individuali su tutto il territorio, come avviene nei più evoluti paesi dell Unione europea.

L intervento conclusivo è stato affidato a Roberto BATTAGLIA della CGIL regionale che ha ribadito il sostegno della Confederazione, sottolineando come la battaglia per il riconoscimento dei diritti nel mondo militare sia una questione di civiltà e di democrazia ed ha auspicato che la sintonia registrata oggi tra numerose associazioni che si rivolgono al mondo dei lavoratori con le stellette possa essere sviluppata e tradotta in proposta.

In chiusura è stata espressa la solidarietà al maresciallo Giuseppe Pesciaoli, già delegato del Cocer Esercito, che è stato denunciato per aver pubblicato in internet una lettera di critica al funzionamento della legge sulla rappresentanza militare.

 

 

Bologna, 22 marzo 2003

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

Associazione Finanzieri Cittadini e Solidarietà – Ficiesse

2^ ASSEMBLEA CONGRESSUALE STRAORDINARIA

 

Bologna, 22 marzo 2003

 

RELAZIONE

DEL PRESIDENTE DEL DIRETTIVO NAZIONALE

COL. t. ST (R) GIUSEPPE FORTUNA

 

Autorità, Delegati, gentili Ospiti,

benvenuti alla 2^ Assemblea Congressuale straordinaria dell Associazione  Finanzieri Cittadini e Solidarietà , che si tiene ancora una volta a Bologna, città di antica cultura e di grande sensibilità verso il nuovo, che desidero ringraziare nella persona del Presidente della Provincia, professor Vittorio Prodi, per l ospitalità e per la simpatia che sempre ci dimostra.

Questa Assemblea è stata convocata per procedere all elezione del nuovo Direttivo nazionale dopo le modifiche allo statuto apportate per ottemperare alle indicazioni del Consiglio di Stato.

Si tratta di precisazioni che chiariscono, in modo definitivo, che Ficiesse non ha alcuna natura sindacale e che quindi qualunque cittadino italiano ed europeo, militare e non, può liberamente aderirvi come socio e liberamente partecipare alle attività sociali.

L Associazione oggi riprende ufficialmente le iniziative e riattiva gli organismi nazionali e le sezioni provinciali costituite sul territorio.

Un risultato importante, che è stato reso possibile grazie al sostegno della CGIL, che ringraziamo di cuore per tutto quello che ha fatto e sta facendo per noi, e alla mobilitazione dei tanti parlamentari che si sono iscritti in segno di solidarietà e che hanno anche presentato interpellanze e interrogazioni.

Desidero nominarli tutti: senatore Maria Teresa Acciarini, onorevole Salvatore Adduce, onorevole Ciro Alfano, senatore Massimo Bonavita, senatore Paolo Brutti, onorevole Mauro Bulgarelli, onorevole Giuseppe Camo, onorevole Roberto Damiani, senatore Leopoldo Di Girolamo, onorevole Antonio Di Pietro (parlamentare europeo), senatore Pietro Di Siena, onorevole Olga Di Serio D Antona, senatore Angelo Flammia, onorevole Sergio Gambini, onorevole Piero Gasperoni, onorevole Luigi Giacco, onorevole Alfiero Grandi, onorevole Riccardo Illy, senatore Antonio Iovene, senatore Aleandro Longhi, onorevole Giuseppe Lumia, senatore Luigi Malabarba, senatore Luigi Marino, onorevole Marco Minniti, onorevole Carmen Motta, senatore Gianfranco Pagliarulo, onorevole Roberta Pinotti, onorevole Giuliano Pisapia, senatore Antonio Pizzinato, onorevole Aldo Preda, onorevole Erminio Quartiani, senatore Antonio Rotondo, onorevole Giovanni Russo Spena, senatore Cesare Salvi, onorevole Italo Sandi, onorevole Vincenzo Siniscalchi, senatore Tommaso Sodano, onorevole Marco Susini, onorevole Pietro Squeglia, senatore Livio Togni, senatore Antonio Vicini.

A loro va il nostro sentito, riconoscente ringraziamento.

L appuntamento di oggi cade in un momento drammatico, a causa della guerra appena scoppiata in Iraq.

Noi auspichiamo che il conflitto, che riteniamo sbagliato perché non autorizzato dalle Nazioni Unite, possa trovare un immediata positiva soluzione e siamo vicini ai nostri Alpini che, poco più a est, in Afghanistan, sono impegnati in una delicatissima missione, sotto l egida dell Onu, per il mantenimento della pace in quelle terre martoriate.

E noi, qui, oggi, parleremo proprio dei  cittadini militari , della loro condizione, della loro aspirazione ad entrare in un rapporto sempre più simbiotico, sempre più integrato con la società civile, per servire le istituzioni democratiche in modo maturo e consapevole.

Uomini e donne che chiedono, a gran voce, di non rimanere esclusi dai grandi processi di trasformazione in corso nella società civile, di non esserne emarginati. Chiedono siano riconosciuti anche a loro, in concreto, e non a parole, alcuni diritti fondamentali come quelli di aderire ad associazioni culturali e di manifestare liberamente il loro pensiero su questioni che non siano riservate, nè di servizio.

Questo è il motivo per cui sono presenti qui, oggi, con noi di Ficiesse, anche altre importanti associazioni:

-                 AMID, Associazione per i militari democratici;

-                 Assodipro, Associazione Solidarietà Diritto e Progresso;

-                 Centro Italiano per la Promozione dell Assistenza Consulenza e Tutela Legale;

-                 Unarma, l Associazione che si rivolge al personale dei Carabinieri,

sodalizi i cui dirigenti nazionali prenderanno la parola subito dopo questa relazione.

E salutiamo anche la partecipazione a questa iniziativa delle riviste Finanzieri e Cittadini, Il Nuovo Giornale dei Militari, L Informatore, Il Giornale dei Carabinieri e 3D - Difesa Diritti e Democrazia, che daranno ampia diffusione di quanto oggi, noi e i nostri Ospiti, diremo.

Ma qual è esattamente la missione delle associazioni come Ficiesse? Quali sono i loro scopi?

Finanzieri Cittadini e Solidarietà è un associazione culturale, senza fini di lucro, che si basa esclusivamente sul volontariato.

Ha un solo, principale fine: creare un canale di comunicazione e di confronto permanenti tra gli appartenenti alla Guardia di finanza e gli altri cittadini, per facilitare lo scambio di idee e di opinioni tra mondi, che troppo spesso, in passato, hanno avuto difficoltà a comprendersi.

Quello che vogliamo ottenere è favorire la partecipazione dei finanzieri al dibattito culturale del nostro Paese, dando concreta attuazione al diritto di libera manifestazione del pensiero, che, come vedremo, è ancora oggi fortemente ostacolato da una parte della gerarchia militare.

La nascita della nostra Associazione, quindi, si collega ai processi evolutivi spontanei per la democratizzazione delle Forze armate, originati dalla necessità che queste si strutturino, anche culturalmente, in modo coerente con una democrazia moderna ed evoluta qual è quella italiana.

Noi siamo certi che sia importante garantire alle Istituzioni, agli organi della pubblica informazione e ai cittadini l apporto partecipativo degli operatori che vivono sulla propria pelle le trasformazioni dei comparti Difesa e Sicurezza.

Ne siamo sicuri perché è esattamente questa la funzione che la Costituzione Repubblicana assegna al libero associazionismo: funzione di garanzia perché finalizzata anche all individuazione dei malesseri, a farli emergere, a farne comprendere le cause che li generano e a individuarne i possibili rimedi.

In una parola, a dare al disagio una canalizzazione democratica.

Questa impostazione è tanto più vera e attuale se la sia adatta al mondo militare.

Stiamo parlando di una parte significativa del Paese: quattrocentomila addetti, uomini e donne che svolgono funzioni vitali e incredibilmente diversificate, che vanno dalla difesa della Patria,  sacro dovere di ogni cittadino , a numerose altre tipologie di missioni, come la repressione dei reati e il mantenimento dell ordine e della sicurezza pubblica.

Vi è poi la singolarità della Guardia di Finanza, anch essa organismo militare con compiti di polizia economica e finanziaria. Un istituzione che sta cercando, proprio in questi anni, di modernizzare la sua struttura e le sue procedure operative per rispondere alla domanda di maggiore qualità, maggiore trasparenza e maggiore professionalità che sale, forte e chiara, dalla società civile.

Perché, nel passato, anche recente, si sono verificati fatti così gravi ed estesi di corruzione nel Corpo? Come mai le Fiamme gialle continuano a perdere tante professionalità di elevato spessore? Come è possibile integrare l azione della Guardia di finanza con quella delle Agenzie fiscali?

A domande come queste, a domande così difficili ci sono state sempre e soltanto le risposte ufficiali dei vertici dell organizzazione. E questo non è adeguato ad una democrazia matura ed evoluta.

Un esempio per tutti.

Dieci anni fa, in pieno scandalo di  Mani pulite , mentre dilagava, all esterno e all interno del Corpo, lo sgomento, la paura e lo sconcerto per quello che i magistrati della Procura di Milano andavano accertando, i comandi della Guardia di finanza si affannavano a dichiarare che si trattava soltanto di poche mele marce, di casi assolutamente isolati.

Non era vero.

La malattia, come più tardi fu ampiamente dimostrato, era molto più grave, molto più profonda di quello che si voleva ammettere. E per rimuoverla ci sono voluti interventi coraggiosi, drastici e dolorosi.

Interventi che effettivamente ci sono stati, dobbiamo darne atto alla gerarchia del Corpo. Ma che si potevano e si dovevano prevenire.

Noi siamo convinti che quello scandalo, come anche altri che lo hanno preceduto e seguito, si sarebbe potuto evitare se gli uomini non avessero avuto timore di parlare, di denunciare, di opporsi per tempo, se ci fosse stata certezza di regole e di garanzie, certezza di diritti. E se l Istituzione fosse stata più aperta al confronto con i cittadini e con il resto della società civile.

Ficiesse affonda le sue radici in tutte queste esigenze, perché il suo primo obiettivo è difendere la Guardia di finanza, che è un grande patrimonio di tutti noi che stiamo rischiando, se non ci decidiamo a muoverci con determinazione sulla strada dell innovazione, di perdere irrimediabilmente.

Ficiesse nasce per stimolare la Guardia di finanza verso un miglioramento autentico, profondo, che passi attraverso una reale evoluzione delle regole fondamentali e della cultura dell organizzazione.

La trasparenza ha un costo, è vero, anche molto alto, specialmente nelle fasi di transizione epocale.

Ma dobbiamo essere consapevoli che si tratta di un costo di investimento che premia con il successo le istituzioni che hanno il coraggio di sostenerlo.

L esempio fatto per la Guardia di finanza vale, certamente, per tutte le altre Istituzioni militari del nostro Paese: anche per loro, questi, sono anni di cambiamenti profondissimi e impegnativi.

Basti pensare alle donne che sono finalmente entrate nei ranghi dei reparti e sono presenti in ogni categoria di personale; basti vedere come si stanno moltiplicando gli impegni internazionali delle nostre Forze armate per il mantenimento della pace; mentre si sta per compiere il passaggio storico dall esercito di leva a un esercito di professionisti e prende forma la costituzione di una forza di difesa comune europea.

Passaggi epocali che devono essere accompagnati da una altrettanto profonda, simmetrica modernizzazione delle regole di funzionamento e di comportamento interne agli apparati, con particolare riferimento alla definitiva affermazione, anche in ambito militare, della  cultura dei diritti .

Non si può chiedere professionalità elevate a gente alla quale non si vuole riconoscere alcuna effettiva tutela, né individuale, né collettiva, al di là di quella estrema, e a volte distruttiva, del ricorso giudiziario.

Non si può pensare di poter trovare sul mercato del lavoro le professionalità che servono se non si offrono certezze, se non si danno garanzie, se le regole che impattano sulla vita degli operatori e delle loro famiglie sono così aleatorie e così poco condivise.

Un disagio che le nostre associazioni hanno colto, hanno elaborato e stanno interpretando, in modo propositivo, nell interesse di tutti, anche e specialmente delle gerarchie militari.

Il punto centrale è nell annoso dibattito sulla riforma della rappresentanza militare.

Nella scorsa legislatura era stata presentata in Commissione Difesa della Camera una proposta di riforma.

La bozza, esaminata da un comitato ristretto, aveva recepito una serie di suggerimenti dei Cocer di allora, quali la previsione di meccanismi che impedivano le interferenze della gerarchia nel momento delle elezioni e precise garanzie per assicurare ai delegati autonomia e autorevolezza.

La bozza fu sottoposta, però, in seno alla stessa Commissione, a una vera e propria raffica di emendamenti che ne stravolsero l impianto fino a capovolgerne l impostazione. Alla fine, fu licenziato un testo che rappresentava un arretramento perfino rispetto alla legge originaria del 1978.

Tutto si bloccò al Senato, per le proteste dei rappresentanti del personale e non se ne fece più nulla.

Con la nuova legislatura il processo è ripartito.

Inizialmente, sono stati presentati in Commissione cinque disegni di legge che hanno avuto quali primi firmatari gli onorevoli Ramponi, Lavagnini, Ascierto, Deiana e Minniti; mentre un ulteriore progetto è stato presentato, nell altro ramo del Parlamento, dal senatore Meleleo.

Anche in questo caso, le idee che si contrappongono sono sostanzialmente due, ispirate a concezioni culturali che sembrano opposte e inconciliabili e che, per di più, tagliano in modo trasversale gli schieramenti politici.

La prima idea, che noi definiamo  tradizionale , è quella che ispira i testi presentati dagli onorevoli Ramponi e Lavagnini.

La rappresentanza militare è vista come un mero strumento di comando dei vertici, che ne dispongono fin dal momento dell elezione dei delegati. Per questi ultimi non è prevista alcuna garanzia, alcuna vera autonomia, alcun autentico diritto.

Gli argomenti addotti si basano tutti sull assunto per il quale aprire l organizzazione militare alla cultura dei diritti vorrebbe dire minarne la coesione interna.

Ma stavolta c è qualcosa in più, c è un elemento nuovo, suggestivo quanto infondato, sul quale riteniamo indispensabile una breve riflessione.

Nella relazioni ai progetti Ramponi e Lavagnini si afferma che la Corte Costituzionale nella sentenza 449 del 1999 avrebbe  chiarito  come gli organi della rappresentanza militare debbano assolvere un ruolo meramente  propositivo-consultivo  e debbano essere necessariamente collocati  all interno dell ordinamento militare .

Queste affermazioni non rispondono al vero.

La Corte, infatti, ha detto essenzialmente tre cose:

1) che la normativa che omettesse di considerare contemporaneamente l esigenza di coesione e operatività delle Forze armate, da una parte, e l esigenza di tutela degli interessi collettivi del personale, dall altra, sarebbe costituzionalmente illegittima;

2) che il legislatore ordinario può decidere di realizzare tale necessario bilanciamento di interessi sia nella forma attenuata della rappresentanza militare, sia nella forma più incisiva del sindacato;

3) che qualunque sia la scelta operata in concreto, deve comunque trovare attuazione il principio dell art. 52 della Costituzione ( l ordinamento delle Forze armate è informato allo spirito democratico della Repubblica ).

Quindi, la Corte non esclude assolutamente il sindacato per i militari e queste errate suggestioni non fanno un buon servizio alla chiarezza del dibattito.

Il legislatore ordinario è libero, se lo vorrà, e noi auspichiamo fortemente che lo faccia, di prevedere organismi sindacali per le Forze armate, senza timore di violare alcun dettato costituzionale; alla nuova normativa basterebbe, per essere perfettamente conforme alla Carta fondamentale, la negazione del diritto di sciopero, come avviene per la Polizia di Stato.

Ma, attenzione, dietro alla concezione tradizionale c è anche una vecchia cultura per cui i militari sarebbero degli eterni fanciulli, che devono essere sempre seguiti, passo passo da  papà  autorevoli che li guidino, li spronino, li difendano da pericoli che non sono in grado di vedere da soli.

Ma, ora che stiamo per aprire al professionismo, è questo che serve al nostro Paese? E  utile rimanere attaccati a una impostazione tanto datata? Dei professionisti hanno davvero bisogno di guide per badare agli interessi della loro categoria? Può funzionare un organizzazione di professionisti basata su logiche meramente paternaliste?

E poi, questi  papà  ce l hanno la forza per interpretare gli interessi del personale anche contro i rispettivi ministri?

In un passato non troppo lontano, i vertici militari questa forza ce l avevano. Ma oggi, dopo la caduta del muro di Berlino, non è più così, con la conseguenza che capi di stato maggiore e comandanti generali vivono anche loro con il timore dello spoil system, al pari di tutti gli altri dirigenti generali dello Stato.

Se questo è vero, come è vero, chi è quel comandante che, al giorno d oggi, può permettersi di dire  signornò  al ministro per difendere le aspettative dei suoi uomini? Chi lo farebbe sapendo di andare incontro a una sostituzione più o meno rapida, ma comunque certa?

Ecco perché i Cocer hanno perso tanto terreno rispetto ai colleghi sindacalizzati della Polizia di Stato.

Non sono parole nostre, ma di Franco Frattini, pronunciate nel luglio scorso davanti alla Commissione Difesa nella veste di Ministro della funzione pubblica.

Frattini ha detto in sintesi tre cose:

1)       che i sindacati delle polizie civili si sono fortemente evoluti riuscendo a ottenere risultati sempre più significativi per il personale, mentre i Cocer di fatto sono fermi;

2)       che la stasi deriva dalla mancata attuazione del decreto legislativo 195/1995 che prevedeva Cocer autonomi con funzioni di  controparte  del Governo;

3)       che è necessario superare l attuale ambigua posizione dei Comandi generali nelle fasi della contrattazione/concertazione per cui non si riesce mai a capire se essi stiano dalla parte del Governo o da quella del personale.

Ma qui sta il punto: come fa la rappresentanza militare ad avere autonomia e autorevolezza senza alcuna struttura di supporto? Come possono fare i pochi delegati dei Cocer a districarsi su questioni, le più varie ma tutte fortemente tecniche, in materia di personale, amministrazione, operazioni, logistica? Come potrebbero misurarsi alla pari con la parte governativa?

Frattini non ha fornito ricette e ha detto che spetta alla Commissione Difesa trovare le possibili soluzioni.

La risposta c è e la troviamo in Europa. Il suo riferimento giuridico ed etico si trova nella Carta dei diritti fondamentali dell Unione Europea e prima ancora nella Convenzione Europea dei Diritti dell Uomo.

 Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione pacifica e alla libertà di associazione a tutti i livelli, segnatamente in campo politico, sindacale e civico, il che implica il diritto di ogni individuo di fondare sindacati insieme con altri e di aderirvi per la difesa dei propri interessi .

Eccola, la risposta. Sta scritta a lettere cubitali nei fondamenti della civilissima Europa:  DIRITTI .

Le associazioni, quindi, non sono il problema, sono la soluzione del problema.

Dobbiamo costruire un sistema di tutele individuali e collettive serio, credibile e la coesione interna agli apparati migliorerà, come è migliorata in tutti i più evoluti paesi europei.

Io chiedo a tutte le associazioni presenti qui, oggi, di produrre uno sforzo eccezionale in questa direzione.

Un idea, nata nei colloqui tra di noi dei giorni scorsi, potrebbe essere quella di costituire un team di studio incaricato di individuare, partendo dalle esperienze degli altri paesi europei, le soluzioni migliori per la realtà italiana e di predisporre un testo da mettere a disposizione delle forze politiche.

Noi pensiamo che sia possibile, finchè non si creeranno le condizioni per il pieno riconoscimento delle libertà sindacali, adottare un sistema composto da due parti, due facce, diverse ma integrate, di una medesima realtà.

La prima faccia potrebbe essere costituita dagli organi della rappresentanza militare con competenze in tema di contrattazione, di tutela individuale, di controllo in tema di rispetto a ogni livello degli obblighi contrattuali e della legislazione per la sicurezza sul lavoro.

Organismi autonomi, autorevoli, non influenzabili dalla gerarchia, ma che al loro interno potrebbero continuare ad essere improntati ad una logica di tipo gerarchico, con il delegato più elevato in grado come presidente.

La seconda faccia potrebbe essere rappresentata da associazioni professionali, improntate, viceversa, a una logica pienamente democratica; strutture permanenti con due funzioni principali: l elaborazione continua di idee e proposte e la tutela legale a favore degli iscritti.

Luoghi dove potrà essere possibile creare le professionalità adeguate a sostenere i delegati nelle fasi della contrattazione e dai quali gli stessi delegati potranno essere tratti, se incontreranno il favore degli elettori.

Qualcosa del genere c è già in Europa, in Germania e in Olanda, ad esempio, e si tratta di modelli che funzionano da anni senza alcun nocumento alla coesione di quelle forze armate, anzi, aumentandone la condivisione e il prestigio.

Proposte, in questo senso, sono state avanzate in Commissione Difesa della Camera e al Senato dall Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro (UDC) e ad esse stiamo guardando con grande interesse.

Tutto ciò può sembrare oggi ancora molto, troppo lontano.

L ultima notizia è che il maresciallo Giuseppe Pesciaioli, già delegato del Cocer Esercito dell 8° mandato, è stato denunciato per il reato di  istigazione di militari a disobbedire alle leggi  per aver pubblicato in internet una lettera di critica al funzionamento della legge sulla rappresentanza militare.

Abbiamo completa fiducia nell operato della magistratura e nell esprimere a Pino Pescaioli la nostra fraterna solidarietà lo vogliamo rincuorare con la lettura di un altro cardine della Carta di Nizza, l articolo 11:

Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera .

Noi siamo dalla parte giusta.

Grazie.

 
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