Autenticazione



3D Il Giornale

Newsletter

  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Giovedì 31 Luglio 2008
  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Giovedì 24 Luglio 2008
  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Giovedì 17 Luglio 2008
  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Giovedì 10 Luglio 2008
  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Giovedì 19 Giugno 2008
  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Giovedì 05 Giugno 2008
  • Newsletter A.Mi.D. - Newsletter - Mercoledì 28 Maggio 2008

Articoli correlati

Cerca

Rinnovati i vertici dei Servizi Segreti. Breve storia dell'Intelligence italiana. Rifondazione presenta un disegno di legge di riforma che potrebbe apportare cambiamenti significativi all'intelligence italiana. PDF Stampa E-mail

Dal Piano Solo al tentato golpe Borghese e la loggia P2: come sono cambiati i Sevizi in Italia

- 1949 - Con una circolare interna, firmata dall'allora ministro della Difesa Randolfo Pacciardi, repubblicano, il 1° settembre viene costituito ufficialmente il primo servizio segreto dell’Italia democratica: il Sifar (Servizio Informazioni Forze Armate) che nasce dalle ceneri del vecchio Sim, (Servizio d’Informazione Militare) ed è diretto da un generale di brigata, Giovanni Carlo Del Re, che lavora - come i suoi successori - sotto la «tutela» della Cia.

Sono anni difficili, quelli della ricostruzione, e la repubblica è ancora troppo giovane per non correre dei rischi, ma perché i servizi crescano fino a giocare un ruolo tutt’altro che marginale sulla scena politica nazionale bisogna aspettare che in cabina di regia arrivi un generale dei carabinieri, Giovanni De Lorenzo, gradito agli Usa ma, inizialmente, anche alle sinistre per il suo passato di partigiano: siciliano, figlio di un ufficiale di artiglieria, ingegnere navale, De Lorenzo tiene le redini del Sifar dal gennaio del ’56 all’ottobre del ’62 (un «record» tuttora imbattuto), allorché diventa comandante generale dell’Arma, non prima di aver lasciato la poltrona a un suo fedelissimo, Egidio Viggiani.

- 1967 - Gli anni del Generale De Lorenzo al Sifar sono gli anni delle «schedature di massa» degli italiani: secondo la commissione Beolchini, sono oltre 157mila i fascicoli individuali raccolti, parte dei quali falsi e a fini di ricatto, su politici, sindacalisti, imprenditori, manager, intellettuali, religiosi, militari. E quando De Lorenzo trasloca a viale Romania, prende anche corpo, lentamente, il progetto di «enucleazione» (passato alla storia come «Piano Solo») che avrebbe dovuto garantire all’Arma il controllo militare dello Stato, con la deportazione degli avversari più scomodi nella base segreta di Capo Marrargiu, in Sardegna.

Lo scandalo delle schedature illegali e i progetti di golpe vengono scoperti, grazie ad una inchiesta del settimanale L’Espresso, solo nel ’67, quando il Sifar è già sciolto da due anni: scioglimento, peraltro, solo di facciata, visto che uomini e strutture del vecchio Sifar confluiscono nel «nuovo» Sid, il Servizio informazioni difesa. La direzione viene affidata prima all’ammiraglio Eugenio Henke, poi al generale Vito Miceli.

- 1970 - Due mesi dopo il passaggio di consegne, nella notte tra il 7 e l’8 dicembre un gruppo di neofascisti, capeggiati da Junio Valerio Borghese, ex comandante della X Mas, mette in atto un ancor oggi misterioso, fallimentare tentativo di colpo di stato, famoso come «Golpe Borghese».

Quando l’inchiesta giudiziaria sul caso arriva alla strette finale, Miceli ha già lasciato il servizio, travolto da una serie di accuse per altri fatti ancora oscuri, come la creazione della «Rosa dei Venti», altra struttura militare para-golpista.

- 1977 - I tempi sono ormai maturi per una riforma complessiva dell’intelligence: la prima, e fino ad oggi, anche l’ultima. La novità più importante è lo sdoppiamento della struttura, in Sismi, Servizio d’informazioni per la sicurezza militare, e Sisde, Servizio d’informazioni per la sicurezza democratica: nei quadri del primo finisce solo personale in divisa, in quelli del secondo uomini della polizia, che nel frattempo ha dismesso le stellette.

- 1981 - Il primo scandalo in cui incappano i servizi riformati è quello della «Loggia P2»: nella famigerata lista di Licio Gelli, scoperta il 17 marzo dai magistrati milanesi che indagano su Sindona, figurano praticamente tutti i vertici di Sismi, Sisde e anche del Cesis, l’organismo di coordinamento. Il nome di Gelli, così come quello del faccendiere Francesco Pazienza, torna anche nei verbali delle inchieste sulla strage di Bologna: col «maestro venerabile» finiscono condannati per depistaggio alcuni uomini dell’intelligence militare.

- 1991 - Dopo anni di relativa «tregua», altri due scandali si abbattono sui vertici delle due strutture: Fulvio Martini, a capo del Sismi dall’84, viene travolto a febbraio ’91 dalle rivelazioni su «Gladio», l’organizzazione clandestina aderente alla rete «Stay Behind» e sospettata di aver giocato un ruolo importante nella cosiddetta strategia della tensione, mentre Riccardo Malpica, al Sisde dall’87 al ’91, finisce condannato per lo scandalo dei «fondi neri».

Il resto è storia recente: nel dopo 11 settembre, quando la minaccia globale del terrorismo sembra riabilitare anche agli occhi dell’opinione pubblica italiana il ruolo degli 007, di «deviazioni» si torna a insinuare solo in coincidenza del «Nigergate». Almeno fino a quando un’inchiesta della procura di Milano ipotizza il coinvolgimento del Sismi, diretto dal generale Niccolò Pollari, nel sequestro - da parte della Cia - dell’ex Imam della moschea milanese di viale Jenner, Abu Omar.

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

Nominati i nuovi vertici dei Servizi, l’ammiraglio Branciforte al Sismi



Roma - Il Consiglio dei ministri ha nominato i nuovi vertici dei Servizi di informazione e sicurezza. Al Sismi, al posto di Nicolò Pollari è stato nominato Bruno Branciforte; al Sisde, al posto di Mario Mori, Franco Gabrielli; al Cesis, al posto di Emilio Del Mese, Giuseppe Cucchi.

L'ammiraglio Bruno Branciforte, nominato capo del Sismi, è attualmente comandante-in-capo della squadra navale della Marina Militare. Franco Gabrielli, capo del Sisde, già capo della Digos di Roma è attualmente direttore della divisione antiterrorismo della Polizia di prevenzione. Giuseppe Cucchi, nominato capo del Cesis, ha diretto il centro militare di studi strategici ed è attualmente consigliere militare del ministro Parisi.

"Abbiamo scelto persone fuori da cordate e da giochi politici, con grande esperienze nel settore e grandi successi professionali. Credo sia una bella pagina". Così Romano Prodi ha spiegato ai giornalisti la scelta di nuovi vertici del Sismi, Sisde e Cesis. Il presidente del Consiglio, uscendo da palazzo Giustiniani dove si è svolta la giornata per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ha detto che si è trattato di una "naturale rotazione".

L’Ammiraglio Branciforte è nato a Napoli il 6 novembre 1947 e ha frequentato, dal 1965 al 1969, l’Accademia navale di Livorno. E’ laureato in Scienze marittime e navali. I suoi primi incarichi a bordo delle unità navali della Marina dal 1969 al 1976 comprendono: ufficiale di rotta e ufficiale addetto alle operazioni e telecomunicazioni sulle corvette Grosso e Todaro, sul caccia Impavido e sull’incrociatore Duilio, e aiutante di bandiera del comandante della 2^ divisione navale. Nello stesso periodo ha conseguito la specializzazione superiore in telecomunicazioni e frequentato la Scuola di comando navale.

Dal 1976 al 1978 ha comandato la corvetta Aquila, dal 1977 al 1978 è stato aiutante di bandiera del comandante-in-capo della squadra navale e ha frequentato l’Istituto di guerra marittima. Nel 1979 è stato assegnato al 2° reparto ‘Intelligence’ dello stato maggiore della Marina, dove ha ricoperto fino al 1985, l’incarico di direttore del centro operativo intelligence e successivamente di capo del settore ricerca. Nel 1985, tornato a bordo con il grado di capitano di fregata, è stato prima comandante in 2^ dell’incrociatore Vittorio Veneto e successivamente comandante della fregata Aliseo. Nel 1987 è stato assegnato nuovamente allo stato maggiore della Marina come capo dell’ufficio ricerca del 2° reparto ‘Intelligence’, e nel 1989 è stato nominato addetto navale a Washington, Usa, dove è rimasto fino al 1992.

Tornato in Italia, dal settembre 1992 al settembre 1993 è stato comandante della portaeromobili Giuseppe Garibaldi. Dopo il periodo di comando ha frequentato il Centro alti studi della Difesa ed è stato nuovamente imbarcato come comandante della portaeromobili Garibaldi per una dislocazione dell’unità negli Usa, durante la quale la nave ha imbarcato i primi Av-8B Plus dell’Aviazione navale. Promosso contrammiraglio nel 1995, ha ricoperto presso lo stato maggiore della Marina gli incarichi di capo del 2° reparto ‘Intelligence’ dal 1995 al 1998 e contestualmente capo del 3° reparto ‘Piani e operazioni’ dal 1996 al 1998, capo del 3° reparto ‘Pianificazione generale’ dal 1998 al 2000.

Dall’ottobre 2000 al novembre 2001 è stato comandante delle Forze di altura (Cmforal). Dal 15 dicembre 2001 al 12 febbraio 2002 è stato il senior national representative a Tampa (Usa), presso Uscentcom, durante l’operazione “Enduring Freedom”. Dal 2001 al 2004 ha ricoperto l’incarico di capo di stato maggiore del comando in capo della squadra navale. Promosso ammiraglio di squadra nel febbraio 2004, ha assunto l’incarico di comandante in capo della squadra navale dal 22 ottobre 2004.

Fonte: Ansa.it, Marina.difesa.it

**********************************************************

Dal Corriere della Sera del 10 novembre, 2006.

La perdita di credibilità dei nostri 007

SERVIZI, L' ORA DEL RICAMBIO

Non so se il direttore del Sismi abbia commesso gravi errori e preferisco credere che sia un galantuomo, tradito dalle circostanze in cui ha dovuto esercitare le sue funzioni. Ma non credo che possa mantenere l' incarico. Per servire il suo Paese, il capo di un servizio segreto ha bisogno di un capitale intangibile chiamato fiducia. Se il capitale si dissolve, anche per ragioni indipendenti dalla sua volontà, l'interessato non ha altra soluzione fuorché quella di andarsene e, se può, preparare privatamente la sua riabilitazione. Al di là della vicenda personale di Nicolò Pollari esiste tuttavia un problema molto più serio che si trascina dalla metà degli anni Sessanta. Può l' Italia avere servizi segreti che non siano destinati a precipitare, prima o dopo, in nuovi scandali e dar luogo a interminabili diatribe, destinate a concludersi con nuove leggi e nuovi organigrammi? Può il Paese permettersi di avere, soprattutto in un' epoca di gravi minacce internazionali, strumenti che perdono, a causa di queste crisi ricorrenti, la credibilità necessaria per lavorare con le istituzioni di altri Paesi? Non credo che si possa ricorrere ancora una volta alla vecchia formula dei «servizi deviati». Vi sono stati negli ultimi vent' anni uomini di qualità (l' ammiraglio Martini ad esempio) che hanno diretto la loro organizzazione con uno stile migliore, e vi sono stati governi che non hanno chiesto favori inconfessabili. Se i Servizi non funzionano e finiscono per tradire, prima o poi, la fiducia della nazione, la responsabilità non può essere soltanto di questo o quel funzionario. Le cause generali sono almeno tre e vanno, per quanto possibile, rimosse. Vi è anzitutto un certa riluttanza del Paese a permettere che esista una zona d' ombra in cui non tutto può essere detto e non tutto può rispondere ai criteri della più stretta e formale legalità. Per combattere il terrorismo, le insidie di un servizio straniero o gli intrecci fra politica e criminalità organizzata, non bastano i tempi lunghi dei mandati di cattura e degli ordini di comparizione. Occorrono strumenti che debbono essere lasciati, entro certi limiti, alla discrezionalità dei Servizi. Suppongo che certi episodi del passato abbiano mal disposto l' opinione pubblica. Ma nessun servizio può funzionare se è trattato dalla propria società con una sorta di sfiducia permanente. Temo che la seconda causa vada ricercata nel nostro rapporto con gli Stati Uniti. Ogni servizio dipende dalle sue relazioni con le organizzazioni dei Paesi amici e alleati. Ma se è debole, considerato con diffidenza dal proprio Paese e mediocremente informato, i suoi rapporti con i Servizi maggiori diventano quelli del debitore con il creditore. E quando il creditore chiede un favore, non è facile negarlo. Francesi e inglesi hanno con la Cia un rapporto pressoché paritario. Temo che i Servizi italiani non l' abbiano e che di questa dipendenza dagli americani debbano pagare il prezzo. Vi è infine un problema di uomini. Non penso soltanto alla persona scelta dal governo per dirigere l' organizzazione. Penso alla cultura degli agenti, degli analisti, dei collaboratori, degli esperti di lingue e culture straniere. L' Intelligence non è soltanto spionaggio e le «spie» hanno bisogno di avere alle loro spalle una organizzazione colta e preparata. Occorrono concorsi, seminari di aggiornamento, rapporti con le università e molto rigore nella scelta delle persone. Occorre che il Paese abbia qualche buona ragione per essere orgoglioso delle proprie «spie».

Romano Sergio

**********************************************************

Rivoluzione alla testa dei servizi segreti. Sismi, Sisde e Cesis da oggi hanno nuovi capi, e tutte le previsioni delle passate settimane sono stravolte. Intanto, Rifondazione presenta un disegno di legge di riforma che potrebbe apportare cambiamenti significativi all'intelligence italiana
 

Cambiano le teste dei servizi segreti e della loro struttura di coordinamento. Dei nomi fatti finora resta solo quello del generale Giuseppe Cucchi, ma il ruolo è diverso da quello ipotizzato. Va a dirigere il Cesis, il delicato organismo di coordinamento finora retto dal prefetto Emilio Del Mese. Cucchi, andato in pensione dall'Esercito con quattro stelle, ha alle spalle una carriera che ne fa prima di tutto uno stratega di alto livello, assai apprezzato in campo internazionale. Ma il generale ha avuto anche modo di saggiare le sue qualità di politico e diplomatico: consigliere del governo Prodi e D'Alema a Palazzo Chigi,  consigliere di Prodi alla Commissione europea, rappresentante italiano nella Nato, esperienze in Belgio, Francia, Usa, Egitto e Sudan, dal maggio 2006 era consigliere del ministro della Difesa Vincenzo Parisi.

La novità più grossa riguarda il Sisde, il servizio di intelligence del ministero degli Interni. Una vera e propria rivoluzione, un cambio anche generazionale, che dà ancora più spessore ad una scelta che guarda non solo a uomini nuovi, ma anche ad uomini non coinvolti nei vecchi ed ancora oscuri misteri italiani. A dirigere il Sisde va l'ex capo della Digos romana, e attuale responsabile del nucleo Antiterrorismo del Viminale, Franco Gabrielli. Toscano di Viareggio, 46 anni, esperienze nell'antimafia a Palermo, indagini sulla criminalità politica a Firenze, inchieste sulle stragi del '93, responsabile dell'Ufficio protezione pentiti di Cosa nostra, Digos romana e Antiterrorismo. Nel mezzo, le inchieste che hanno portato all'arresto dei responsabili degli attentati a D'Antona e Biagi. Arriva al Sisde Gabrielli, nuova generazione che si presume senza scheletri negli armadi, se ne va il generale dei carabinieri Mario Mori, già vice del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

E anche al Sismi si può parlare di novità, anche se di diverso tipo. Prodi ha fatto la scelta che fece Spadolini quando dovette riformare il servizio segreto militare controllato dalla P2: ha scelto all'interno della Marina, un'Arma con una forte e salda tradizione democratica, e il cui servizio segreto interno (Sios) è sempre stato lontano dai giochi della politica. Nuovo capo del Sismi, al posto del generale Nicolò Pollari, è l'ammiraglio Bruno Branciforte, che ha compiuto 59 anni solo pochi giorni fa. Comandante in capo della Squadra navale italiana, è stato rappresentante italiano a Tampa, negli Stati Uniti, per l'operazione Enduring Freedom in Afghanistan. Ha ottimi rapporti con gli Usa - è stato addetto navale a Washington per tre anni - e una solida esperienza di intelligence, per aver diretto, tra la fine degli anni '70 e gli anni '80, prima il centro operativo poi il settore ricerca del Sios Marina.

Se le ultime vicende del Sismi, che vedono coinvolti ex ufficiali e sottufficiali dei carabinieri, provenienti dal nucleo antiterrorismo diretto messo in piedi dal generale dalla Chiesa negli anni '70,  sembrano aver escluso proprio i carabinieri dal rinnovo dei vertici dell'intelligence, è altrettanto vero che le ultimissime nomine fatte a sorpresa dal generale Pollari nei giorni scorsi, quando già gli era stato annunciato che avrebbe dovuto lasciare il campo, potrebbero creare una serie di problemi all'ammiraglio Branciforte. In pratica Pollari ha nominato i dirigenti di tutti gli uffici "nevralgici" non solo per il controspionaggio, il controterrorismo e la criminalità organizzata e finanziaria, ma anche i dipartimenti analisi e gli uffici di collegamento con Palazzo Chigi. Se di queste nomine il potere politico era avvertito, niente da eccepire, dato che Pollari, fino alla effettiva sostituzione, resta direttore del Sismi. Ma se si tratta di una azione in totale autonomia, decisa per imbracare in una rete di fedelissimi il nuovo direttore, si tratta di una palese scorrettezza, anche se fosse stata orchestrata con organismi sopranazionali. Sarebbe, anzi, ancora più grave. Ed è piuttosto inquietante che spezzoni del Centrodestra, che hanno assistito in silenzio alle manovre dell'ex direttore del Sismi, siano insorti di fronte alle nuove nomine. Naturalmente non toccando il livello personale e professionale dei nomi scelti,  ma accusando il governo di non averli "concordati" con la minoranza. Il tema dell'intelligence, insomma, tocca molti nervi scoperti all'interno del vecchio governo Berlusconi, e si capisce in alcuni il timore che molte delle inchieste giudiziarie in corso, che toccano da vicino uomini dei servizi, possano allargarsi a responsabilità politiche.

Tutto questo non fa altro che mostrare l'inadeguatezza del sistema attuale, e rendere palese la necessità di una riforma che consenta ai nuovi dirigenti nominati dal governo di poter, appunto, "governare" l'intelligence, ma anche che trovi lo spazio per un controllo parlamentare che sia effettivo e non solo di facciata.

Proprio in questo quadro Rifondazione presenta un disegno di legge di riforma dei servizi che, se ripercorre il testo già predisposto dalla Commissione Jucci, apporta alcune modifiche sostanziali. La prima che scompaiono le deleghe ai capi dell'Intelligence: la responsabilità è sempre del presidente del Consiglio che può delegare solo il suo vice-ministro.

Un altro cambiamento riguarda i poteri del Copaco, che dovrebbe dare il parere obbligatorio, anche se non vincolante, sulla nomina dei vertici, costituirsi in  Commissione d'inchiesta parlamentare, con tutti i poteri derivanti, in caso di "deviazioni", poter controllare i bilanci dell'intelligence, eccepire sul segreto sollevando conflitto dinanzi alla Corte costituzionale, e nominare tre membri, ex magistrati di Cassazione, per verificare la legittimità delle azioni "extra legem".

Cambierebbe il segreto di stato, con un limite temporale di 15 anni e una serie di limitazioni, cambierebbe il sistema di reclutamento delle spie, escludendo il nepotismo e prevedendo limiti temporali di permanenza, con distinzione tra "amministrativi" e "operativi". Infine sparirebbero, ed è questa forse la parte più delicata, accanto al segreto di stato, gli accordi internazionali segreti con stati o agenzie estere. Ogni accordo dovrebbe essere soggetto alla totale trasparenza.

di Andrea Santini, da Aprileonline

 
Sostieni anche tu l'informazione del portale A.Mi.D. effettuando una donazione volontaria.