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C.P.M. Rinviata ancora una volta la discussione PDF Stampa E-mail

Alcune associazioni, tra cui AMID, insieme a giornalisti e parlamentari hanno partecipato al sit-in di protesta che si è tenuto martedì pomeriggio in piazza Montecitorio per manifestare contro il proseguimemto della discussione parlamentare del d.d.l. che delega il Governo per revisionare i Codici Penali Militari.

 Ancora una volta c’è stato un rinvio della discussione ma non è il caso di abbassare la guardia perché è necessario mantenere alta l’attenzione affinché si possa contrastare efficacemente l’approvazione del provvedimento in itinere.

 A tal riguardo è indispensabile proseguire la campagna d’informazione sull’argomento affinché sia ben presente nella maggioranza dei cittadini il pericolo che corre l’ordinamento democratico del nostro Paese.

 Con la revisione dei Codici Penali Militari il Governo punta a realizzare la prima delle sue temute riforme in materia di ordinamento Costituzionale della Repubblica, procurando, a nostro avviso, una arretramento del progresso democratico del nostro Paese faticosamente conseguito in sessanta anni di dure battaglie.

 La gente deve comprendere che la questione in discussione non è materia esclusiva per i soli addetti ai lavori, in quanto sono in discussione le libertà fondamentali di tutti, quali la libertà d’informazione e lo stesso ordinamento democratico parlamentare previsto dalla Costituzione.

 Questa riforma reazionaria è stata proposta da quelle forze politiche dell’attuale maggioranza di governo che, più di altre, condividono la visione interventista degli USA per il “mantenimento dell’ordine pubblico internazionaleâ€.

 Per far passare anche nel nostro Paese questa visione della politica estera, era necessario poter contare sull’impiego rapido e senza condizioni delle Forze Armate in missioni internazionali. Per questo era essenziale superare due difficoltà dovute:

  • alla componente di leva dell’Esercito;
  • la necessità dell’approvazione parlamentare per l’impiego di truppe italiane in missioni internazionali.

Con la recente introduzione delle Forze Armate professionali si è ovviato alla prima questione, con la riforma dei Codici Penali Militari si sta tentando di ovviare anche alla seconda introducendo la delega al Governo in materia.

 Per salvaguardare la democrazia nel nostro Paese è necessario fermare questo tentativo di revisione i Codici Penali Militari così come pure la altre riforme che minano l’ordinamento democratico della Repubblica. Per conseguire questo risultato è indispensabile affiancare all’opposizione parlamentare una importante mobilitazione dei cittadini chiamati a costituire presidi democratici a difesa della Costituzione.

 La storia degli italiani da sempre evidenzia il loro carattere pacifico e poco incline ad esercitare ambizioni egemoni in politica estera, pertanto sarebbe auspicabile che essi facciano comprendere, a chi di dovere, di non essere disposti a rinunciare alle proprie libertà democratiche costate il sacrificio e a volte anche la vita dei propri padri.

Le droghe sono cari, è per questo che alcuni pazienti non possono comprare le medicine di cui hanno bisogno. Tutti i farmaci di sconto risparmiare denaro, ma a volte le aziende offrono condizioni migliori rispetto ad altri. Circa il venti per cento degli uomini di età compresa tra 40 e 70 non erano in grado di ottenere l'erezione durante il sesso. Ma non è una parte naturale dell'invecchiamento. Questioni come "Comprare kamagra oral jelly 100mg" o "Kamagra Oral Jelly" sono molto popolari per l'anno scorso. Quasi ogni adulto conosce "kamagra 100mg". Le questioni, come "Comprare kamagra 100mg", si riferiscono a tipi diversi di problemi di salute. In genere, avendo disordine ottenere un'erezione può essere difficile. Prima di prendere il Kamagra, informi il medico se si hanno problemi di sanguinamento. Ci auguriamo che le informazioni qui risponde ad alcune delle vostre domande, ma si prega di contattare il medico se si vuole sapere di più. personale professionale sono esperti, e non saranno scioccati da tutto ciò che dici.

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12.04.2005
Sindacati, militari, giornalisti: tutti contro le leggi di guerra della Destra
di Beatrice Montini

Niente da fare. È nuovamente slittata la discussione alla Camera sulla legge delega per la revisione dei codici penali militari di pace e di guerra. La notizia dell’ennesimo rinvio è giunta con sollievo durante un sit-in di protesta davanti a Montecitorio indetto dall’ampio fronte del no alla legge. Una rete di associazione e movimenti che va dalla Federazione Nazionale della Stampa al Cocer, da Rete Lilliput alla Cgil Funzione pubblica, dall’Arci all’Amid, e che si sta battendo per bloccare l’iter della legge. Per il momento il tentativo sembra aver trovato sponda politica all’interno dell’aula di Montecitorio. Dopo l’approvazione di fine novembre al Senato, avvenuta piuttosto in sordina, sul provvedimento di riforma dei codici sono iniziate infatti a piovere polemiche e contestazioni. Prima dall’opposizione ma progressivamente anche all’interno della maggioranza sono iniziati i malumori. Il testo della legge è stato così modificato nelle scorse settimane con diversi emendamenti approvati in commissione congiunta Giustizia e Difesa di Montecitorio.

Tra cui uno proposto da Elettra Deiana di Rifondazione che ha intanto tolto al governo la delega a riformare il codice penale militare di guerra. Poi sono iniziati gli slittamenti. «Questa legge delega non è più quel fiore all’occhiello che la maggioranza credeva di poter far passare senza problemi – spiega Deiana – L’opposizione è schierata contro la legge in maniera compatta ma anche la maggioranza ha dato evidenti segni di contraddizioni e difficoltà anche per le posizioni negative sulla delega espresse da molti addetti ai lavori, come ad esempio il Cocer». E l'impressione che questa sia una questione spinosa anche per il centrodestra viene confermata dal presidente della Camera Pierferdinando Casini che, evidentemente stizzito dai continui rinvii, a fine giornata dichiara: «È il caso che finisca questa pantomima in base alla quale ogni settimana c'è un problema su almeno un provvedimento: il testo di delega al governo per la revisione delle leggi penali militari di pace sarà il primo punto dell'ordine del giorno della prossima settimana». La prossima settimana dunque l’iter del provvedimento riprenderà ma il centrosinistra, in maniera compatta, si appresta dare battaglia promettendo ostruzionismo ad oltranza. «Questo disegno di legge è un'aggressione totale ai presidi pacifisti della Costituzione, che attribuisce il diritto di decidere il ricorso alle forze militari e al Parlamento – spiega ancora Deiana – La nostra strategia sarà dunque quella di un grande ostruzionismo e mi auguro che alla fine il provvedimento sia insabbiato».
Ma la lotta contro la riforma dei codici militari non si combatte solo in Parlamento. Al sit in davanti a Montecitorio hanno partecipato una cinquantina di persone, non un grandissimo numero ma «molto qualificato», come sottolinea Chiara Cavallai (Artcolo 11 e Comitato scienziati e scienziate contro la guerra): «Il provvedimento in discussione alla Camera è molto complesso, difficile da sintetizzare, ha mobilitato molti ‘addetti ai lavori’». Il risultato è che in piazza sono scesi insieme pacifisti e militari, giornalisti e giuristi. Ognuno pronto a sottolineare un differente aspetto della legge. «Fra i tanti motivi per sostenere questa protesta noi siamo qui per sottolineare il pericolo per la libertà di stampa – spiega il presidente della Fnsi, Paolo Serventi Longhi – La possibilità che ai giornalisti siano comminati anni e anni di carcere se scelgono di portare avanti un’informazione indipendente non subalterna alle veline passate dai militari. Insomma questa riforma si inquadra in un tentativo di impedire ai media italiani di raccontare ciò che accade.».
Proteste e malumori serpeggiano anche tra i militari: «Tutto il personale militare è contrario a questa riforma - dice un ufficiale dell'Esercito aderente all'Associazione per i militari democratici - siamo preoccupati sia per una carenza di informazione, sia perché la vita interna diventerebbe molto più difficile e tutti i reati verrebbero militarizzati». A contestare la legge anche molti dipendenti civili del ministero della Difesa: «Nelle manifestazioni pacifiste noi ci siamo sempre stati - dice Fulvio Consolino aderente alla Cgil-Funzione pubblica – Nonostante le costanti pressioni che dobbiamo subire. Il nostro ruolo è già difficile, spesso ci si imbatte nel segreto militare ora si sta reintroducendo il reato militare, è un ritorno al passato e siamo molto preoccupati anche perché con la riduzione delle forze militari i civili impegnati nelle missioni all’estero saranno sempre più numerosi. «Siamo soddisfatti dell’attenzione sull’argomento che è andata progressivamente crescendo – sottolinea infine Riccardo Troisi di rete Lilliput Pax Christi – Siamo riusciti a far capire il tentativo del governo di trasformare il concetto stesso di pace e renderlo omologabile a quello di guerra. Continueremo a lottare anche in maniera più incisiva, con azioni più dirette perché i sit in non bastano». La battaglia contro la riforma dei codici militari dunque continua: in piazza e in Parlamento.

 
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