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Pensioni, inizia lo scontro PDF Stampa E-mail

Il detonatore lo fa scattare il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa in un'intervista a "Repubblica": "I sindacati devono capirlo: la riforma delle pensioni va fatta, e questa è un'occasione da non perdere.

Anche perché i tempi sono stretti e bisogna fare l'accordo entro giugno. Altrimenti si applica la legislazione vigente". Ovvero la legge Maroni, con lo scatto di tre anni dell'età pensionabile a partire dal gennaio del prossimo anno. "Io capisco le difficoltà dei sindacati, ma stavolta - ha aggiunto il ministro - dobbiamo chiedere a Epifani, Bonanni e Angeletti di essere ambiziosi e coraggiosi".

L'argomentazione è proseguita nell'incontro con le parte sociali: "Non dobbiamo perdere quest'occasione per fare due cose fondamentali per i giovani e per le pensioni basse. Al momento - ha anche osservato Padoa-Schioppa - ci sono 2,5 miliardi di extragettito, e maggiori risorse dovranno derivare da economie e risparmi di spesa. Ogni altro intervento dovrà essere neutrale dal punto di vista finanziario. Il nostro obiettivo è arrivare a un assetto del mercato del lavoro, con tutte le relative tutele, in cui ci sia la piena accettazione della flessibilità, ormai un dato ineludibile, ma anche la fine della precarietà, che invece è dannosa".

Le parole del ministro hanno suscitato l'immediata reazione dei rappresentanti sindacali e di altri ministri del governo. Fra i primi a prendere le distanze Rifondazione comunista e Comunisti italiani: "Quanto dichiarato da Padoa Schioppa - ha detto Pino Sgobio, capogruppo Pdci alla Camera - non è condivisibile per noi e non corrisponde al programma con cui l'Unione ha vinto le elezioni, né con i dodici punti sottoscritti dai partiti al momento della crisi di governo. Tradire quell'accordo è tradire la fiducia di chi ha votato centrosinistra".

Dura anche la presa di posizione di Guglielmo Epifani, leader della Cgil: "Il coraggio dovrebbe averlo il governo per potersi presentare con una proposta unitaria. Solo a quel punto potrà partire la fase finale del confronto. Inoltre voglio dire al ministro Padoa-Schioppa che noi il coraggio ce l'abbiamo; prima di dire al sindacato quello che deve fare, chieda al governo se è in condizione di presentarsi con una sola posizione". Analoga la linea della Uil: "Noi non ci sottraiamo al confronto - ha osservato il leader dell'organizzazione Angeletti - ma dal governo non è ancora arrivata nessuna proposta su cui discutere. Non siamo noi a perdere tempo, considerando anche che il sistema ha bisogno solo di aggiustamenti e non di riforme epocali".

I riferimenti alle spaccature all'interno della maggioranza sul tema della previdenza sembrano tra l'altro trovare conferma anche nelle parole di Gennaro Migliore, presidente dei deputati di Rifondazione Comunista: "Le dichiarazioni di Padoa-Schioppa - ha detto - non rappresentano la posizione dell'Unione, né quella del governo. E non si può cominciare una trattativa con le parti sociali portando una posizione pericolosa per la stessa coesione del governo". Una presa di posizione più possibilista è invece quella di Cesare Damiano, ministro del Lavoro, secondo il quale "è necessario sostituire lo 'scalone' con degli 'scalini' attraverso un percorso graduale. E poi dobbiamo tutelare i più deboli, a partire dai pensionati con redditi più bassi".

Più "programmatico" anche l'intervento del segretario generale aggiunto della Cisl Pier Paolo Baretta, che durante l'incontro con il governo, ha detto di essere disponibile a parlare "di tutti gli argomenti ma non della revisione al ribasso dei coefficienti" di rivalutazione del montante contributivo. "Condividiamo anche il fatto che vada salvaguardato l'equilibrio finanziario del sistema - ha osservato - che però non si può basare sulla legislazione vigente in chiave Ue ma deve tenere conto dell'incremento del Pil e dei flussi migratori". E proprio sui coefficienti lavorerà un tavolo tecnico che il governo, stando a quanto riferito dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta convocherà per verificare i costi degli eventuali interventi.

"Il congelamento dei coefficienti di trasformazione potrebbe essere un'ipotesi - ha osservato il leader della Uil Angeletti sul tema - anche perché applicarli così sarebbe una vera e propria ingiustizia. Se il governo li congela, accoglie una parte della nostra richiesta".

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Al via la riunione a Palazzo Chigi. Scalone e coefficienti i nodi da sciogliere.

(9.5.07) - Inizia oggi il confronto tra governo e parti sociali sulle pensioni. Al tavolo, presieduto dal sottosegretario alla presidenza Enrico Letta, siederanno il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa, quello del Lavoro, Cesare Damiano ed il ministro per l'attuazione del programma Giulio Santagata.

Per i sindacati saranno presenti il segretario generale aggiunto della Cisl, Pier Paolo Baretta, il segretario confederale della Cgil, Morena Piccinini, il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, il segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini mentre Confindustria sarà rappresentata dal direttore generale Maurizio Beretta.

L'apertura della discussione è stata preceduta dalle dichiarazioni di Padoa-Schioppa sull'importanza ed urgenza della riforma delle pensioni, «i sindacati lo devono capire. La riforma delle pensioni va fatta, è un'occasione da non perdere. Dobbiamo puntare - continua Padoa-Schioppa - a un assetto del mercato del lavoro e delle relative tutele in cui si realizzi la piena accettazione della flessibilità, che è un dato ineludibile della tecnologia e del mercato globale, ma anche la fuoriuscita dalla precarietà, che invece è dannosa soprattutto per la generazione con meno di 40 anni».

I nodi da scogliere restano quelli dell'aumento dell'età pensionabile e della revisione dei coefficienti, temi sui quali Gianni Pagliarini, presidente della commissione Lavoro della Camera, commenta: «Mettere sul piatto del confronto la revisione dei coefficienti rischia di produrre un'apertura incontrollata a presunte 'riforme', tutte al ribasso e finalizzate a tagliare drasticamente diritti acquisiti. Questo rischio va scongiurato, tanto più in una fase in cui, grazie alle risorse messe a disposizione dal 'tesoretto', è possibile aumentare le pensioni minime e tutelare più compiutamente il reddito di chi ha lavorato una vita».

Pino Sgobio, capogruppo del Pdci alla Camera, in merito alle dichiarazioni del ministro dell'Economia su Repubblica di oggi, afferma: «Quanto dichiarato da Padoa Schioppa non è da noi condivisibile e non collima con il programma con cui l’Unione ha vinto le elezioni e né con i dodici punti sottoscritti dai partiti al momento della crisi di governo. Tradire quell’accordo è tradire la fiducia di chi ha votato centro-sinistra. Abolizione dello scalone e aumento delle pensioni più basse sono le due uniche missioni che l’Unione ha davanti, d’intesa con le organizzazioni sindacali. La revisione dei coefficienti e l’innalzamento dell’età pensionabile non sono all’ordine del giorno. Se si voleva metter mano a questi due capitoli bisognava dirlo prima agli elettori».

 
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