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L'Ufficio Sicurezza e Legalità della CGIL nazionale chiede al Governo ed al Parlamento un pausa di riflessione per consentire di recepire le proposte di modifica ed integrazione al Codice Antimafia PDF Stampa E-mail
Pubblichiamo il testo di osservazioni al decreto legislativo recante il "Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione e nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia", in attuazione delle deleghe previste dalla Legge 136/10.

La CGIL ha chiesto un'audizione formale, a cui non è stato dato un riscontro positivo, ed ha pertanto depositato una memoria con osservazioni e richieste di integrazioni al testo, presso le competenti commissioni di Camera, Senato e Commissione Bicamenrale Antimafia.

La CGIL ribadisce la necessità di prolungare i tempi di approvazione del decreto "antimafia", "al fine di consentire una consultazione più ampia e delle modifiche sostanziali - come dichiarano Serena Sorrentino, Segretaria Confederale CGIL Nazionale e Luciano Silvestri, Coordinatore del Dipartimento Legalità e Sicurezza della CGIL - senza le quali l'ambizione di arrivare ad una "legge quadro", un 'compendio', sulle norme e le leggi per il contrasto alle mafie, rischia di tradursi in un esercizio improficuo, dannoso e che in alcuni casi potrebbe depotenziare strumenti ed azioni del sistema di giustizia e sicurezza".

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Proposte di modifica ed integrazione al Codice Antimafia.

Con questa nota e con le proposte che di seguito vengono formulate la CGIL Nazionale si propone l'obiettivo di dare un contributo per rendere più efficace la proposta che il Governo ha presentato al Parlamento sotto il titolo "Codice Antimafia".
Riteniamo a tal fine sottolineare che il lavoro prodotto sinora risenta negativamente del mancato processo di consultazione preventiva da parte del Governo con le associazioni e le organizzazioni sindacali impegnate nella lotta contro la corruzione e contro l'azione criminale della mafia e con gli operatori istituzionali impegnati nella azione di contrasto alla criminalità organizzata.
Chiediamo che questo lavoro vada recuperato al fine di evitare disattenzioni, vuoti e contraddizioni che a nostro avviso sono contenuti nel testo che il Governo ha proposto e che creerebbero, se non intervenissero modifiche adeguate, problemi rilevanti nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata.
Per questo chiediamo di prorogare la scadenza dei termini previsti per l'approvazione del "Codice Antimafia" in modo da consentire una riflessione più attenta che, con il contributo di tutti, consenta di definire un nuovo testo.
In secondo luogo la CGIL ritiene che si debba operare in ogni caso e rapidamente alla definizione di un testo unico che riunifichi le numerose norme che nel tempo si sono prodotte su questo tema in modo da operare un processo di razionalizzazione e di omogeneizzazione urgente e necessario per consentire allo Stato e agli operatori di svolgere con maggiore efficacia il loro lavoro.

LE TEMATICHE RELATIVE AL LIBRO 1: "LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI TIPO MAFIOSO".
I dieci articoli del Libro I, La criminalità organizzata di tipo mafioso , a causa dell'assenza nella delega di principi e criteri direttivi in materia penale, si limitano alla riproposizione di alcune norme già vigenti che, estrapolate dal codice o dalla loro legge organica, finiscono per assumere una certa frammentarietà, che rende più difficile la loro interpretazione e applicazione, e che certamente non le fa corrispondere all'intento dichiarato dal Governo di una vera e propria riscrittura di un nuovo, esaustivo e organico codice della normativa antimafia. Mentre l'assenza complessiva, nel decreto legislativo, del cosiddetto "doppio binario", cioè l'insieme delle norme penali sostanziali e processuali più restrittive in presenza della finalità di mafia, contribuisce a rendere più complicata l'individuazione della norma da applicare (emblematico è il caso delle intercettazioni) e quindi riduce fortemente l'utilità di una parte fondamentale di questo presunto "codice" antimafia.
Se alle considerazioni di cui sopra si aggiunge il mancato aggiornamento di alcune figure di reato, che l'esperienza ha dimostrato essere fondamentali per il contrasto della criminalità mafiosa, come il voto di scambio e il concorso esterno, arriviamo alla conclusione che questa parte del "codice" non risponde alle attese di riforma degli operatori impegnati sul versante antimafia in quanto disorganica e lacunosa.

LE TEMATICHE RELATIVE AL LIBRO 4: "LE ATTIVITÀ INFORMATIVE ED INVESTIGATIVE NELLA LOTTA COTRO LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA"
La nostra opinione è che anche sul versante dell'azione di contrasto manchi, nel decreto legislativo, un disegno strategico che abbia come obiettivo il potenziamento degli strumenti investigativi nella lotta alla mafia.
In particolare là dove nel Capo 2 del Titolo1, disposizioni relative al Consiglio Generale per la lotta alla criminalità organizzata e alla Direzione Investigativa Antimafia, sono introdotte solo piccole modifiche formali alla normativa vigente, senza alcuna sostanziale innovazione.
Mentre la Direzione Investigativa Antimafia aspetta da anni nuove disposizioni che favoriscano la valorizzazione di questa struttura d'eccellenza nella lotta alla mafia, nel quadro di un potenziamento complessivo degli strumenti investigativi a disposizione delle strutture centrali e territoriali delle forze di polizia impegnate sul versante del contrasto alla criminalità organizzata.
La CGIL pensa ad esempio che il Consiglio Generale per la lotta alla criminalità organizzata potrebbe svolgere un ruolo più incisivo se le sue direttive potessero essere adottate senza il vincolo del voto all'unanimità, vincolo che in materie di grande attualità, come quella della dislocazione dei presidi di polizia nel territorio, finisce per ingessare ogni possibile innovazione.

LE TEMATICHE LEGATE AL FENOMENO DELLA CORRUZIONE E AGLI APPALTI
Come è ampiamente noto il settore degli appalti pubblici riveste per la criminalità organizzata un interesse particolarmente forte.
Le ragioni di questo interesse sono molteplici e risiedono soprattutto nella quantità economica assai rilevante che caratterizza questo settore il cui valore è pari a circa il 15% del pil. non va neppure sottovalutato il fatto che la criminalità organizzata, attraverso questa attività, riesce a stringere legami fori con le persone alle quali dà lavoro e che dietro una attività, apparentemente legale, realizza rapporti con le pubbliche amministrazioni e il potere politico, dando vita, sempre più spesso, a fenomeni di corruzione che hanno costi elevati (60 miliardi secondo le stime della corte dei conti).
Da tutto ciò deriva la nostra proposta di inserire nel codice antimafia norme più stringenti su alcuni aspetti fondamentali che regolano l'attività degli appalti e che di seguito elenchiamo:
Occorre pertanto:

  • inserire una norma che preveda il licenziamento per i corrotti e l'impossibilità permanente per i corruttori di partecipare a gare pubbliche.
  • introdurre la figura del collaboratore di giustizia per i reati di corruzione,come avviene per quelli di mafia
  • inserire norme per il sequestro e la confisca dei beni e delle ricchezze accumulate dai corrotti, attuando le norme già inserite nella legge finanziaria del 2007, che ne prevedono l'uso sociale come avviene già per quelli sottratti alle mafie.
  • introdurre norme che classifichino come reati, il traffico di influenze illecite (cioè la corruzione realizzata con favori e regali invece che con la classica mazzetta), la corruzione fra privati, l'autoriciclaggio.
  • introdurre l'obbligo della certificazione antimafia anche sotto la soglia prevista attualmente.
  • prevedere sanzioni economiche, garantite da fidejussioni bancarie, in caso di violazioni di norme pattizie o di ritardi nella consegna dei lavori. e l'esclusione dal settore di chi non accetta tali condizioni
  • rendere obbligatorio l'affidamento dei lavori attraverso il criterio della offerta economicamente più vantaggiosa eliminando il criterio del massimo ribasso.
  • Inserire, là dove le pubbliche amministrazioni operano negli affidamenti dei lavori secondo il criterio della preselezione,il vincolo, per le stazioni appaltanti,di scegliere le imprese all'interno della così detta withe list, già prevista nella legge attuale
  • rendere obbligatoria e pubblica la cosi detta blak list delle imprese presso le sedi delle prefetture,in modo da segnalare le imprese che sono sottoposte a provvedimenti giudiziari, con relative informazioni degli assetti societari.
  • inoltre dare attuazione alla banca dati unificata già prevista ma non ancora operativa.

LE TEMATICHE LEGATE AI BENI SEQUESTRATI E CONFISCATI

Nel caso di aziende sequestrate e/o confiscate la parte del I libro ciò attinente, in particolare al titolo terzo, andrebbe integrato con le seguenti modifiche:

  • andrebbe incrementata e garantita l'informativa alle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative quando subentra l'amministratore giudiziario per tutte le procedure a tutela dei lavoratori e in generale di tutte le misure loro riguardanti.
  • come previsto dalla stessa legge 109/96 per l'erogazione degli ammortizzatori sociali allorquando l'amministratore verifichi la necessità , informate le OO.SS. aziendali o territoriali maggiormente rappresentative, deve essere garantito un meccanismo di concessione automatico di accesso alla cassa integrazione.
  • al fine di ottimizzare le opportunità di sussistenza dell'attività produttiva alla relazione dell'amministratore giudiziario dovrebbe essere allegato il verbale di riunione con le OO.SS. e un possibile piano industriale.
  • l'amministratore giudiziario per la durata dl suo incarico può aderire all'associazione datoriale di riferimento applicando i relativi Ccnl.
  • l'agenzia nazionale per i beni confiscati e sequestrati prima di procedere alla destinazione definitiva di un'azienda ne da comunicazione alle parti sociali.
  • occorre costruire una modalità di relazione tra l'Agenzia Nazionale e il Ministero per le Attività Produttive, a cui possono essere affidate le aziende ricollocabili sul mercato utilizzando gli strumenti previsti dalla legislazione vigente (vd Legge Prodi - Legge Marzano).

Quanto non contenuto in termini di rilievi generali nel testo è riferibile alla già ampiamente dichiarata richiesta di procrastinare i tempi di approvazione del decreto in oggetto e di procedere all'acquisizione di tutti i pareri espressi, motivati e depositati, nonché di determinare un processo di condivisione ampio di un testo la cui ambizione ha un'importanza strategica per il nostro Paese.

 
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